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UN ANNO CON IL SACRO CUORE

30° Dicembre

SULLO STESSO SOGGETTO - I SEGNI DATI DAGLI ANGELI PER RICONOSCERE IL SALVATORE 

 

Troverete un bambino avvolto in panni e posto nella mangiatoia (S. Luca, II, 11). 

 

1° Preludio. Gli angeli parlano, e ci indicano come noi troveremo al presepio i segni e i simboli della mortificazione, della penitenza. 

 

2° Preludio. Messaggeri celesti, domandate per me la grazia di ben comprendere queste divine lezioni. 

 

1° PUNTO: Il bambino divino si umilia per nostro amore. Venite adoremus: andiamo e adoriamo l'umile bambino del presepio. La ragione ci dice che un bambino coricato sul fieno in una mangiatoia non ha proprio niente d'adorabile, ma un angelo parla, è una voce del cielo, e la nostra fede deve inchinarsi. L'angelo ci dice che questo bambino è il nostro Salvatore; andiamo con i pastori, adoriamo il nostro sovrano e il nostro Dio; esprimiamo l'amore e la riconoscenza a questo Salvatore nascosto sotto i veli dell'infanzia. Meditiamo i segni dati dall'angelo: «Voi troverete un bambino». Sì, ma questo bambino è un profeta e un dottore che viene ad insegnarvi che l'uomo non è niente, e che non deve innalzarsi, quando Dio che è la stessa grandezza si abbassa per amore all'umile condizione di povero bambino. Avviciniamoci senza timore: le mani dell'adorabile bambino che riposa in questa mangiatoia come sopra un trono d'amore e di grazia, non sono più armati di folgore, ma sono strette dalle fasce, e non escono da questi legami che per accarezzarci. Noi non vedremo in questi occhi infantili alcun segno della grandezza o della collera, ma invece i segni ardenti della bontà e della tenerezza. Le stesse lacrime sono una prova che le nostre miserie lo commuovono, e che non è venuto nello stato di bambino che per prendere sopra di sè tutte queste miserie per liberarcene. Consideriamo il bambino avvolto in fasce: sembra debole come gli altri bambini, eppure è il nostro Dio onnipotente. Sì, egli è debole in questa stalla, ma è perchè ha voluto esserlo, ed ama questa debolezza perchè essa è la prova dell'amore verso di noi e verso tutti gli uomini che egli vuol salvare. Noi siamo più debitori a questa debolezza che alla potenza del Creatore. Per la potenza Dio ci ha tratti dal nulla, ma con la debolezza il bambino divino ci ha riscattati, ci ha tratti dal peccato, dalla morte e dall'inferno. Senza questa debolezza, noi non avremmo alcun diritto alla celeste eredità, alcuna luce, alcun soccorso che ci guidi, nessuna grazia per meritarla. Egli non ha sposato la nostra debolezza che per rivestirci della sua forza divina. 

 

2° PUNTO: Lezioni di distacco e di povertà. — Le fasce del Salvatore ci istruiscono, mentre ci muovono a compassione, poichè condannano l'attaccamento che noi abbiamo alle comodità della vita. Nostro Signore ha voluto farcene un emblema sacro ed un simbolo della povertà, della mortificazione e della penitenza. Ma queste fasce non sono un rimprovero per noi, che amiamo le comodità e che manchiamo tanto frequentemente alla perfezione della povertà? Una stalla, la paglia, il fieno, una mangiatoia: ecco il palazzo di nostro Signore, il palazzo del Re dei re; ecco il letto dolce e comodo su cui riposerà per qualche giorno il corpo delicato del Bambino divino. Ecco i mobili che formeranno tutto lo splendore dei suoi appartamenti: ecco ove questo Bambino potrà, con la Madre, ricevere ad udienza tre re che verranno a nome di tutti i gentili a stipulare alleanza con lui. Questo è ciò che deve confondere la nostra delicatezza. Egli ha voluto soffrire la povertà per darcene l'esempio ed insegnarci che la mortificazione è la sorgente della grazia e della salute. Stiamo ben attenti che la mangiatoia non ci sia un giorno di condanna. 

 

3° PUNTO: Lezione di sacrificio. — Ciò che l'amore di nostro Signore ha fatto per noi venendo al mondo è tutto ciò che poteva fare in un'età così tenera, per provarci tutta la tenerezza del suo Cuore attendendo che fosse venuta l'ora dei grandi lavori, delle sofferenze infinite e della morte crudele della croce, per procurarci la vita della grazia e quella della gloria. Andiamo dunque con rispetto, con amore, con riconoscenza alla mangiatoia: andiamoci con la compassione che meritano le primo sofferenze, le prime lacrime, i primi gemiti di Gesù, preludio delle grandi sofferenze della passione. Nostro Signore ritrova oggi ancora i rigori e le tristezze della mangiatoia in molti tabernacoli abbandonati, in molte chiese mal tenute e deserte, in molti cuori che lo ricevono così freddamente e duramente. Lo stato di certi cuori, che osano riceverlo nell'Eucaristia, gli è più penoso, più ributtante, più crudele delle fasce, del fieno e delle immondizie della stalla di Betlemme. E peggio poi se questi cuori sono qualche volta quelli degli amici, dei sacerdoti, dei religiosi che egli ha colmato di grazie, che ha amato con un amore di preferenza e che non pensano a queste predilezioni, e non hanno riconoscenza alcuna!. 

 

Risoluzioni. — Signore Gesù, io mi unisco agli angeli del vostro presepio per esprimere le mie lodi all'eterno Padre e a voi: Gloria in excelsis Deo! Voglio corrispondere al vostro amore con amore e riconoscenza. Comprendo la lezione di distacco, di povertà, di mortificazione che voi mi date, e voglio riformare nella vita molti mancamenti che commetto ancora contro queste virtù. 

 

FIORETTO: Tre atti di contrizione; Gesù mio, misericordia.

 

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