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UN ANNO CON SAN GIUSEPPE

13° Gennaio

S. Giuseppe se ne va a Nazaret con la sua Sposa. 

 

S. Giuseppe non si trattenne lungamente a Gerusalemme dopo le cerimonie nuziali. I due santi Sposi lasciarono la città santa per recarsi a Nazaret nella modesta casa che Maria aveva avuto in eredità dai suoi genitori. La casa della Vergine si componeva di due camere principali, di cui l'una serviva di laboratorio per Giuseppe, e altra per Maria. La bottega, dove lavorava Giuseppe,. consisteva in una camera bassa di dieci e dodici piedi di larghezza, sopra altrettanti di lunghezza. Vi si vedevano distribuiti con ordine gli strumenti necessari alla sua professione. Quanto al legname, di cui Egli aveva bisogno, una parte rimaneva nel laboratorio, e l'altra fuori, permettendo il clima al santo operaio di lavorare all' aperto una gran parte dell'anno. Sul davanti della casa si trovava, giusto l'uso d'oriente, una panca in pietra, ombreggiata da stuoie di palma, dove il viaggiatore poteva riposare le sue stanche membra, e ripararsi dai raggi cocenti del sole. O povera casa, avventurata officina, ove si vide regnare la povertà contenta, la semplicità patriarcale, la benevolenza celeste, la pace inalterabile, la santità perfetta! Tu, nel rurale tuo recinto, accogliesti tutti i tesori del cielo, e tutte le speranze della terra. Gli angeli mira vano attoniti a quel santuario di virtù, d'onde Maria e Giuseppe innalzavano di continuo al cielo il grato profumo della loro santità e delle loro preghiere, mentre tacitamente preparavano al mondo un modello perfettissimo delle famiglie cristiane. Ai nostri giorni quante famiglie si vedono prive di questi beni ! Spesso si vedono dorate le sale, ameni i giardini, sontuose le mense, ricchi gli addobbi ; ma quella casa che parrebbe un paradiso, somiglia invece all'inferno, perché vi regna il peccato, e vi manca la pace, la concordia, la benedizione del cielo. Vogliamo che le nostre case siano veri templi, e le famiglie veri santuari ? Modelliamole all'esempio della casetta di Nazaret, all' esempio di Maria e di Giuseppe. Uniamo al lavoro la preghiera, alla preghiera il lavoro : col lavoro miglioreremo la nostra sorte, con la preghiera ci renderemo facili e soavi le privazioni e le miserie di questa vita, e ci guadagneremo il paradiso ! 

 

PROPOSITO. 

Tutto ciò che mi capiterà nel giorno, sia lieto, sia triste, tutto offrirò a Maria ed a Giuseppe. 

 

ESEMPIO. 
Un soldo di tabacco ! In questi ultimi tempi un giovanetto frequentava nei dì festivi un Oratorio di Torino, che uno zelante Sacerdote apriva a gran giovamento della gioventù ; dapprima, egli non aveva alcun principio di religione e di onestà. Le sue prodezze erano bestemmie ed insolenze. Un giorno andò a comperare un soldo di tabacco, e dopo averne messo nella pipa, si pose a leggere il pezzo di carta in cui quello era avvolto. Conteneva essa una preghiera a S. Giuseppe per implorare da Dio, merce il patrocinio di Lui, di fare una buona morte. Questa lettura gli fece grand'impressione e non poteva più staccarsene. Gli altri monelli suoi compagni volevano vedere quella carta, ma egli se la nascose, e continuò a divertirsi. Era però impaziente di poterla rileggere, perchè, com' egli disse dopo, sentiva un soave trasporto a quella lettura, cui non poteva più resistere. Dopo averla riletta per capirla, la imparò a memoria, e poi la recitò di cuore. La prima volta che la recitò, sentissi cambiato in un altro. Prima si guardava bene dal lasciarsi cogliere dal Direttore dell'Oratorio, e come lo vedeva da una parte, egli fuggiva dall'altra ; dopo, venne egli stesso a pregarlo di volerlo accogliere tra i suoi figli. Interrogato del perchè, rispose queste precise parole : Io vengo qui per salvare l'anima mia. Fu sollecito per istruirsi nella religione, e fu ammesso a continuare gli studi. Egli progredì nelle scienze e nella pietà ; ed ora prova il più gran piacere a promuovere la devozione a S. Giuseppe. 

 

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