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UN ANNO CON SAN GIUSEPPE

11° Marzo

Padre putativo di Gesù

 

I. — L'altissima dignità. — Giuseppe è il padre putativo di Gesù. Di padre ha tutti i diritti come tutti i doveri; è costituito sulla terra come l'ombra e la figura del Padre celeste, fa da tutore, da angelo custode del suo Signore. Gli angeli ed i serafini del cielo lo contemplano estatici, e lasciano a lui la custodia e la guida del loro Signore. Giuseppe deve nutrirlo, vestirlo, conservargli la vita, dirigerne i passi e anche in certo senso educarlo; essere insomma sotto diverso rispetto il salvatore del suo Salvatore. Colui che è la sapienza increata, che ha una volontà perfettissima, che regge l'universo, a cui s'inchinano riverenti gli angeli, ai cui cenni ubbidiscono tutte le creature, rinunzia alla sua provvidenza divina, e si lascia governare e dirigere dalla prudenza di Giuseppe; sta per ben trent'anni come docile figliolo alla dipendenza di Lui. Dinanzi a questo mistero d'infinita degnazione d'amore, Giuseppe rimane conquistato e annientato. Suo principale compito è di stare abitualmente in profonda adorazione, al cospetto della maestà del Dio fatto carne, che stringe fra le braccia, pur continuando a lavorare. Quando avverrà, o anima, che tu sia dominata da un sol pensiero, da una sola intenzione, da un solo affetto: Iddio, tuo creatore e tuo bene sommo? Quando sarai intimamente compresa dal senso del rispetto dell'infinita maestà di Dio, dall'amore massimo a Lui dovuto, e farai convergere tutti i tuoi pensieri, tutte le tue parole, tutte le tue azioni a questo unico intento: la gloria di Dio e il compimento del suo beneplacito, nel compimento perfetto dei tuoi doveri? 

 

II. — Le tenerezze e le gioie della paternità. — Quando Giuseppe stringeva tra le braccia il celeste bambino, quando lo guidava per mano nell'età fanciulla, quando se lo vedeva accanto docile garzoncello, nella sua bottega, provava tenerezze ineffabili. Contemplava a faccia svelata Colui, che i patriarchi e i profeti non videro, se non in figura, ne raccoglieva i dolci sorrisi, gli sguardi divinamente raggianti, e se lo stringeva al petto, lo carezzava, lo copriva di baci, si effondeva in calde lacrime; mentre il cuore gli batteva forte di un amore, che non ha l'eguale nella storia dell'umana paternità, perché nessun padre ebbe mai per figliolo il Figlio stesso di Dio, né alcun cuore paterno ebbe la squisitezza dell'amore paterno di Giuseppe. E chi può dire la gioia, che accompagnava il possesso di Gesù in tanta effusione d'amore? Questa gioia era così grande — afferma s. Giovanni Crisostomo — che, senza un miracolo, ne sarebbe morto dall'emozione. Se alcuni santi, favoriti dalla presenza di Gesù nelle visioni celesti, ardevano di un amore così forte, che, non potendo più sopportarne le fiamme, esclamavano: «Basta, Signore, basta! », che deve pensarsi di Giuseppe, il quale vedeva sensibilmente quell'umile Salvatore, che non l'abbandonava mai né di giorno, né di notte, che teneva abbracciato quanto tempo voleva, e n'era accarezzato ogni momento ? Anima pia che mediti, ti attrae questo spettacolo di tenerezza e di amore per Gesù? Vuoi anche tu possederlo nel tuo cuore? Sii umile e pura come Giuseppe. Vivi unicamente per Gesù, donati tutta a Lui, con dedizione e abbandono perfetto. Accostati di frequente alla santa comunione, con gran fede e amore, e stringilo fortemente al cuore. 

 

Fioretto: Fare la s. comunione con rinnovato fervore, e ripetere nel giorno varie comunioni spirituali, abbracciandoti spiritualmente a Gesù, con il cuore di Giuseppe. 

 

Giaculatoria: Padre nutrizio del Figliolo di Dio, prega per noi. 

 

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