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UN ANNO CON SAN GIUSEPPE

15° Settembre

I TRE RE MAGI.

 

Atto della presenza di Dio ecc. come il primo giorno.

 

Rappresentati la stalla con i re.

 

Virtù: Modestia.

 

Come questi tre prescelti re magi sono stati condotti per mezzo d'una stella da Oriente fino alla grotta di Betlemme ce lo narra dettagliatamente l'Evangelista S. Matteo. Solo ignoriamo se (come crede il Padre Cochem) la stella sia loro apparsa appena per Natale, e Dio li abbia portali con miracolosa prestezza in tredici giorni dai loro regni a Gerusalemme, e da lì a Betlemme, oppure, come dicono altri e sarebbe più naturale, che abbiano scoperta la stella nove mesi e mezzo prima, cioè quando si compì il Mistero dell'Incarnazione.. Maria d'Agreda dice che la Beata Vergine era stata avvertita da Dio dell'arrivo dei tre re, e che quando si avvicinarono alla grotta ne avvisò Giuseppe pregandolo a restarle accanto. Sebbene il Vangelo ci dica che i magi trovarono Maria con il Bambino in una casa, ciò non è in disarmonia con la tradizione che vige ferma anche in Betlemme, che questa casa fosse la grotta della Natività, poichè a quei tempi in Oriente molti abitavano nelle spelonche, e perchè secondo le visioni della Emmerich l'ingresso della caverna era coperto con una tettoia, che le dava l'aspetto d'una povera casuccia. Quando i tre re scorsero che la stella si fermava sulla grotta, scesero dai loro cavalli, e guardarono dentro, ma non videro che due poveretti con un bambino. Siccome però la stella di più in più vibrava i suoi raggi nella spelonca, i magi si persuasero che ivi dovesse esserci il Re dei re. Indossarono quindi i loro mantelli di gala ed entrarono compresi di rispetto e devozione a testa scoperta con i loro regali in mano nella grotta. Ivi si gettarono prostrati a terra, deponendo ai piedi della Vergine i loro regali. Sebbene il santo Vangelo non dica nulla che Giuseppe fosse presente, la cosa è certa, dice Maria di Agreda; ma soggiunge che i tre re erano già perfettamente istruiti che Giuseppe non era il Padre del Bambino, e che la di Lui Madre era Vergine. L'opinione della venerabile Margherita, che durante tutta la visita dei re Giuseppe abbia osservato il silenzio, va in armonia con tutta la sua persona; umile e modesto quale era, e persuaso che il suo ufficio non fosse altro che di servire e custodire la Vergine e il suo divino Figlio, e di aver per loro tutte le cure possibili; in una simile circostanza si sarà tenuto indietro in un modo ammirabile, quasiché fosse indegno di far onore ai visitatori. Perciò, se qualcuno ha conversato con i re, li ha ringraziati per i doni, risposto alle loro domande, e istruiti negli articoli di fede più essenziali; ciò lo avrà fatto Maria SS.: Giuseppe si tenne, come la Vergine gli aveva detto di fare, modestamente al suo fianco, e con grande umiltà, come dice il P. Cochem; accompagnò poi i re fuori dalla grotta, ma non come chi ringrazia d'un onore, ma come chi presta un omaggio. Maria aveva adornato il meglio possibile il suo caro Figlio per ricevere i magi. Il dolce Bambinello aveva le braccia fuori dalle fasce, e mostrava un' allegrezza straordinaria nell'aspettativa dei tre re, come rivelò la Madonna stessa con queste parole a santa Brigida: «Allorchè i re magi vennero alla stalla, io sapevo già di questa loro visita, e quando entrarono per adorare Gesù, il caro Bambinello dava salti d'allegrezza, ed aveva un visino straordinariamente contento». — Maria in quel momento era velata, e teneva il Bambino sulle ginocchia sotto al velo. Dopo qualche momento, apri il velo, e presentò il suo Figlio ai santi re. Chi può immaginare i sentimenti di quei venerandi magi a quella vista? Iddio accordò loro una fede così viva, tanta intelligenza, e un tal dolore dei loro peccati, che incominciarono a piangere dirottamente. Ma poi furono compresi da così immensa dolcezza, che, trapassandone tutte le fibre, mutò il loro pianto in lacrime di consolazione. Ora considera, anima devota, che gaudio avrà provato San Giuseppe, il quale aveva pregato e supplicato Iddio con gemiti e con lacrime in tutta la sua vita per la conversione degli innumerabili gentili, vedendo le primizie dei medesimi ai piedi di Gesù! Era anche profondamente commosso all'aspetto di questi grandi personaggi, chiamati da Dio stesso da paesi così lontani (come indicavano anche i loro volti e vestiti) a riconoscere Gesù per mezzo dei loro simbolici doni per vero Dio, vero uomo, e vero re. Ma in mezzo a tanta gioia, che temperanza, che riserva, che guardia al cuore, per custodire l'umiltà e il nascondimento! in mezzo a tanta gloria, che a lui pure ridondava, quale basso concetto della sua personal Nemmeno farsi un poco avanti, parlare con essi, rallegrarsi con loro. Che prodigio di abnegazione, che il mondo non saprebbe valutare, ma che è una grande istruzione per noi nelle occasioni appunto che riguardano la gloria di Dio e la salute delle anime, saper mortificare la voglia d'aver la nostra parte, e soddisfare un poco l'amor proprio, sempre pronto a farsi avanti! Ma siccome in tutti gli avvenimenti di questo mondo, alle gioie seguono le croci, e si alternano le une alle altre, che pena il giorno appresso per Maria e Giuseppe, quando tornarono da loro i magi, e dissero, essere stati avvertiti da un Angelo di far ritorno al loro paese, una per un'altra strada e senza più passare da Erode! I tre re si congedarono quindi subito per ubbidire a Dio, come anche per non dar troppo nell'occhio (perchè già si era radunata una gran folla per vedere questi dotti orientali e i loro seguiti) ed esser causa di maggiori sospetti ad Erode. Maria e Giuseppe compresero la ragione dell'avviso dell'Angelo, e ne furono assai addolorati. Però, fedeli osservatori della legge, restarono ancora a Betlemme i quaranta giorni fra la nascita del Bambino e la presentazione al tempio (tempo in cui la donna, secondo la legge mosaica, doveva restar nascosta). Impariamo dall'esempio di modestia del santo nostro Protettore (così ardente di zelo per il bene delle anime) in tutto ciò che solo ci tornerebbe a merito, senza vero vantaggio delle anime, a saper tacere, e custodire il nostro nascondimento.

 

MASSIMA. - Per molto che l'amor proprio ci solletichi di farci innanzi, siamo sempre lenti nell'accettare le parti onorevoli, perchè a star indietro non si sbaglia mai.

 

GIACULATORIA. - Caro san Giuseppe, instillami il tuo amore al vero nascondimento.

 

ORAZIONE. - O santo il più alto in dignità di quanti siano stati al mondo, San Giuseppe benedetto, come mi sento arrossire, paragonando la mia sfrontataggine con la vostra estrema modestia! Io così nullo e spregevole, sempre tendo a farmi innanzi in ogni incontro; e voi elevato a dignità così sublime, cercaste sempre il posto più nascosto e dimenticato da tutti. Se mi fosse dato entrar nel vostro cuore, quale sarebbe la mia meraviglia, sotto un così timido esteriore, trovarvi sentimenti tanto elevati! Da questo momento, o caro Santo, voglio fare ogni studio per tenermi sempre indietro, al fine di essere chiamato un giorno a contemplar la vostra gloria nel cielo.

 

FIORETTO. - Nega oggi ogni pascolo al tuo amor proprio, e fa un gran proponimento, di proseguire ad esercitarti in tal modo nella vera umiltà.

 

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