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UN ANNO CON SAN GIUSEPPE

27° Settembre

RITROVAMENTO DI GESÙ E VITA NASCOSTA.

 

Atto della presenza di Dio ecc., come il primo giorno.

 

Rappresentati il Tempio.

 

Virtù: preghiera e lavoro.

 

Giuseppe e Maria finalmente, dopo tre giornate, che loro parvero eterne, ritrovarono il loro adorato Figlio in mezzo ai Dottori, stupefatti della sapienza che rifulgeva in ogni sua parola. Oh che inesprimibile gaudio per quegli amantissimi Genitori! Vari interpreti credono che Gesù abbia dato in quel momento una lezione a Maria e Giuseppe, rispondendo alla Madre, che chiedeva per quale ragione li avesse lasciati? «Perchè mi avete cercato? Non sapevate che devo occuparmi delle cose spettanti il Padre mio?». Però mi pare che nella disposizione d'animo in cui erano quei due poveretti, questa fosse la più breve e la più consolante risposta. Difatti, essa annientava in un momento tutto il loro affanno, d'esserne stati cagione, dando loro a conoscere ch'Egli come Dio, non poteva andare smarrito che per adempiere il volere del suo Eterno Padre, vale a dire, perchè così volle egli stesso: e ch'essi lo perdettero di vista, non per colpa loro, ma per disposizione divina, affinchè i Dottori della Legge fossero i primi a ricevere il lume della verità. Si vede dal Vangelo che Maria e Giuseppe sono capitati in mezzo alla predica o discorso del loro divino Figlio; e furono testimoni della gran meraviglia che cagionavano le sue celesti parole negli uditori. Oh che pienezza di gioia avrà inondato in quell'istante le anime loro! Quanto è vero che Dio, anche in terra, manda sempre i conforti nella misura dei dolori patiti per amor suo! A Maria e Giuseppe, che sospiravano tanto per la conversione delle anime, non poteva il Signore preparare una più grande consolazione, che quella di essere testimoni auricolari delle istruzioni nella fede, che Gesù dava ai dotti d'Israele. Oh come si cambiarono in quel momento le loro lacrime in gioia; la loro angoscia nella speranza di veder presto il popolo d'Israele istruito da Gesù Cristo nella nuova legge! Pensa ora con che modestia, umiltà e sommissione ritornò Gesù con loro a Nazaret, per intraprendere, con maggior ardore e diligenza ancora di prima, il mestiere del padre. Che differenza dagli ambiziosi figli degli uomini, che già da ragazzi, quando vanno alle scuole superiori, e più ancora da giovanotti, alle Università, e vengono coronati di alloro come Dottori, si sdegnerebbero contro chi loro proponesse d'intraprendere quindi i faticosi lavori dei genitori. Santa Giustina dice che Giuseppe (dunque anche Gesù) faceva dei gioghi per i buoi, degli aratri, e simili comunissimi lavori, non per mancanza di talento, ma solo per profondissima umiltà. Ammira come Gesù, per esercitarsi in questa virtù, intraprese tali ordinarissimi lavori, e ciò, dopo avere spiegato ai più dotti d' Israele in modo ammirabile le misteriose allusioni dei profeti al Messia, cosa che li riempì di meraviglia. Questo esempio dovrebbe svergognare molte persone, le quali, basta che vengano innalzate in qualsiasi modo un tantino al di sopra delle altre, non vogliono più riprendere nessun impiego, che per poco umilii le loro pretese. San Giuseppe ammirò la sapienza divina di Gesù nel tempio; ma non meno la sua immensa umiltà, quando, tornato a Nazaret, lo vide così sottomesso e laborioso, come l'ultimo garzoncello d'un artigiano. Il santo Patriarca riconosceva più sempre l'immensa grazia che Dio gli aveva fatta, sino dai suoi più teneri anni, di mettergli in cuore l'allontanamento dalle vie dei ricchi; e sempre più cara gli divenne la santa povertà. Per il continuo commercio con la divina sapienza incarnata, e con la scienza infusa che aveva Maria, Giuseppe fu illuminato in tutte le divine ed anche umane cognizioni più dello stesso Salomone. Ciò nonostante, viveva sempre come un oscuro ed insignificante operaio, e quasi nessuno conosceva in lui un uomo di merito superiore. Mi figuro che avrà pensato fra sè: - «Se il Figliuolo di Dio vive cosi povero, nascosto ed ubbidiente; che cosa non debbo far io, meschinissimo che sono?» — E penetrato da questi sentimenti della sua indegnità, sarebbe caduto ad ogni momento sulle ginocchia dinanzi a Gesù ed a Maria, se questi non lo avessero sempre rialzato, facendogli affettuosamente animo. Da alcune cose che la Agreda dice, qua e là nella sua Città di Dio, nella Vita della Madonna, si vede, che quando trovava Gesù e Maria in seri discorsi fra loro, S. Giuseppe, modesto ed umile quale era, e compreso di rispetto, si allontanava, stimandosi indegno e incapace d'ascoltare e comprendere discorsi tanto elevati. Mi pare però, ch'essi avranno chiamato il Santo Padre, assicurandolo, non aver segreti per lui, che venisse pure, che era sempre gradito. Oh quanta unione in questa Sacrosanta Famiglia! E potrà mai un cuore sinceramente cattolico dividere ciò che Iddio ha annodato così strettamente? M'intendo con ciò di far osservare che, se amiamo proprio di cuore Gesù e Maria, non dovremmo lasciar da parte San Giuseppe, che era il maggior devoto, e la più fedele copia della Madonna e del Bambino.

 

MASSIMA. - Non si sprecano i doni dello spirito, che si nascondono per umiltà. Essi s'innalzano come incenso dinanzi al trono di Dio, e lo placano sdegnato contro gli uomini superbi.

 

GIACULATORIA.- Nascondi, o caro San Giuseppe, il bene che io faccio, affinchè la vanità non me ne levi il merito.

 

ORAZIONE. - Laboriosissimo San Giuseppe, che tanto perfettamente sapeste unire la vita attiva alla contemplativa, non perdendo mai il tempo in nessun discorso o cosa inutile, guardate con compassione questo vostro povero servo, che, pentito della sua vita vana e frivola, si prostra ai vostri piedi, e vi supplica ad ottenergli da Gesù il perdono. Riconosco, che mentre tante e tante anime buone moltiplicano i loro atti interni, e la santa loro attività in servizio di Dio e del prossimo, io me ne stetti pigro ad accarezzare il mio corpo. Ma non voglio finir questo mese, senza prendere, come ora prendo qui ai vostri piedi, una ferma risoluzione per l'avvenire di impiegare il mio tempo come chi ne conosce il valore inapprezzabile.

 

FIORETTO. - Recita oggi tre atti di fede, speranza, carità, e proponi di fuggire l'ozio sempre.

 

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