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UN ANNO CON SAN GIUSEPPE

4° Ottobre

S. Giuseppe, modello della vita di fede.

 

San Giuseppe, che nel Vangelo siete chiamato giusto, pregate per noi.

 

Il giusto vive di fede (Rom., I, 17). » La fede! Tale è la regola, il sostegno, il principio, la sorgente stessa della vita spirituale e morale nell'anima d'un giusto: egli ha in sè scolpiti e si tiene dinanzi in ogni cosa gl'insegnamenti della fede, le pratiche della fede. Per meglio comprendere questa misteriosa azione, che tutto regola, che a tutto s'estende, consideriamo la vita della fede.

 

I. Nello spirito di S. Giuseppe. - S. Giuseppe sottomise la sua intelligenza a misteri più sublimi senza comprenderli, e questi misteri richiesero da lui i più dolorosi sacrifici. Ma egli non poteva dubitare che Dio non gli avesse parlato, che non gli avesse palesata la sua volontà, e da quel punto la sua fede era ragionevole. La nostra fede sia forte, viva, illuminata; la fede cristiana è eminentemente ragionevole. Noi crediamo, è vero, misteri incomprensibili, ma li crediamo sulla parola di Dio, e Dio ci attesta di aver parlato con i più incontrastabili prodigi, e con le più chiare profezie. Le prove antiche, rinnovellate in parte anche ai nostri giorni, e sotto ai nostri occhi, attestano che la Chiesa è interprete e mediatrice di Dio, autorizzata divinamente da lui. La fede aumenta i lumi della ragione mostrandole nuovi oggetti di conoscenza. Fortifica i lumi della ragione illustrando con la più viva chiarezza, e confermando con la sua testimonianza le verità di ordine naturale Oh! lo spirito umano acquista forza ed estensione lasciandosi penetrare dai lumi della fede! I geni più belli e più grandi sono stati credenti.

 

II. Vita di fede nel cuore di S. Giuseppe. - Nel cuore dei credenti la fede piglia il suo vero carattere e la sua qualità essenziale; i demoni e i reprobi credono e tremano; ma la loro adesione non è di cuore, è necessaria e sol d'intelletto; mentre bestemmiano ciò che sono forzati a credere. Non è già tale la fede del giusto, nè tale è la fede di s.Giuseppe. Egli adorava, e ammirava i misteri che gli furono successivamente rivelati; e prima d'essere iniziato in modo così intimo ai disegni della Provvidenza, era vissuto nella fede al Redentore promesso, e attendeva e ne agognava la venuta. Amiamo ciò che crediamo e la nostra fede sia ravvivata dai sentimenti del cuore. Dalla parte di Dio tutto è bontà e amore nella nostra religione, e il nostro Dio gode chiamarsi egli medesimo: Carità, Deus charitas est (S. Giovan., IV, 8). Nel luogo stesso ove il Demonio trema, e dove vorrebbe trascinare noi pure a bestemmiarvi, la fede sa esservi un soggetto d'amore, di ringraziare, e di benedire. Il pensiero e il timor dell'inferno non è forse uno dei migliori mezzi per perseverarci eternamente dalla severità dei divini giudizi? Sì; vi è amore in tutti i misteri, lo capiremo meglio in cielo; ma dobbiamo almeno presentirlo quaggiù, e conformare i nostri sentimenti a questo dolce pensiero.

 

III. Vita di fede in tutta la condotta di S. Giuseppe. - S. Giuseppe, in tutte le circostanze che ci racconta a proposito di lui nel Vangelo, si guida con i lumi che Dio gli dà, o con le ispirazioni della fede, e non con le semplici vedute della sapienza e prudenza umana. Noi siamo per ciò autorizzati a conchiudere, che negli atti che non ci vengono narrati, s. Giuseppe si conduceva della stessa maniera. D'altronde era giusto e il giusto vive di fede. Ora questa vita della fede non consiste già in alcuni avvenimenti rari, e straordinari, non consiste nemmeno in certe pratiche religiose, anche se giornaliere. No; essa è una vita, vale a dire una serie di atti non interrotti, un principio sempre attivo e sempre agente; la vita di fede si stende e si fa sentire in tutto l'assieme della condotta; ispira o almeno regola i nostri pensieri modera e purifica i nostri sentimenti, si mescola a tutte le nostre azioni; per esempio appella le grazie e le benedizioni di Dio sul nostro pasto, invoca il paterno suo sguardo sul riposo, sul sonno, sulle nostre ricreazioni, perchè non trasmodino in nulla, e siano conformi alla volontà divina; sostiene, attua, vivifica il nostro lavoro, le nostre occupazioni, recandoci ad offrirle di tempo in tempo alla Maestà sovrana, alla bontà infinita; ci fa spesso pensare al cielo, ci stacca dalla terra, conforme a quelle parole di S. Paolo: «Sì, siete risorti con Gesù Cristo, cercate, amate ciò che è di cielo, e non ciò che è sulla terra » (Col., II, 1). E intanto a rendere più fecondi e più pratici i consigli e i precetti che ci porge, ne propone gli esempi dei santi. Ecco la vita di fede, che si estende tutto, che tutto vivifica; ecco la vita del giusto Giuseppe. La nostra assomiglia a questo ritratto? Le nostre conversazioni sono ispirate dalla fede? Il nostro sonno, le ricreazioni, il pasto sono regolate dalla fede? Nel corso della giornata ci tornano a mente di quando in quando i dettati della fede per ritemprar l'anima, ravviarla a Dio, e per consacrargli i nostri pensieri, le nostre parole ed azioni? Riflettiamo, chiediamone perdono a Dio, pigliamo buone risoluzioni su questo punto di tanto rilievo, e rinnoviamole spesso; ma soprattutto preghiamo.

 

PREGHIERA.
O s. Giuseppe! dite al mio cuore una parola di fede. Questo linguaggio arreca smisurato bene. Le meraviglie operate dalla predicazione dei santi si spiega con la possente grazia ch'egli annetteva alla parola della loro fede; quale impressione produceva, per esempio una sola parola del santo curato di Ars! O s. Giuseppe! parlatemi interiormente, come parlavano i santi; s'illumini il mio spirito di nuova chiarezza; il mio cuore si scaldi e si appuri; si palesino in tutta la mia condotta le forti e dolci ispirazioni della fede.

 

RISOLUZIONI
1. Rinnovare durante la giornata le precedenti riflessioni.
2. Ripetere di quando in quando: S. Giuseppe, che nel Vangelo foste chiamato giusto, pregate per noi.

 

SACRIFICI DA COMPIERE
Spirito: Contenersi di una battuta nella conversazione.
Volontà: Conformare la propria volontà a quella di Dio in qualche momento doloroso; convincersi che egli vuol sempre il nostro bene.
Sensi: Vegliare più accuratamente sulla propria condotta, sui gesti, sul portamento.
Recitare un Pater, Ave e Gloria, e tre volte: s. Giuseppe pregate per noi.

 

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