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UN ANNO CON SAN GIUSEPPE

17° Dicembre

Il cuor di s. Giuseppe fu assai bramoso di stare sempre unito al suo Gesù.

 

S. Giuseppe viveva sulla terra come un Serafino in corpo mortale, ed il suo cuore gustava a lunghi tratti gl'incantesimi del santo amore, quando Iddio volendo associarlo in qualche modo alla casta ed eterna generazione per la quale Egli produce il suo Verbo, fece discendere nel cuore di s. Giuseppe qualche scintilla dell'infinito amore ch'egli ha per il suo diletto, splendore della sua gloria ed immagine viva della sua sostanza. Da qui ebbe origine l'amor di Giuseppe: si fece come una effusione del cuor di Dio nel suo cuore, e l'amor ch'egli ebbe per Gesù gli pervenne dalla medesima sorgente che a lui aveva donato questo divin figlio. Iddio volle ch'egli ricevesse come suo figlio questo figlio della purità di Maria, che se non fu a parte con la santissima Vergine dell'onore di generarlo, fu però con essa partecipe delle cure, delle veglie, delle angustie, con le quali essa doveva allevare il suo caro figlio. S. Giuseppe tenne il luogo di Padre a questo caro Figlio che nacque sulla terra come un orfanello che non ha padre in questo mondo. Con quanta gioia ricevesse Giuseppe questo Dio abbandonato, e con quale cuore si offrisse ad essere il Padre di questo caro Infante, non può esprimersi a parole. D'allora in poi egli non visse più che per lui, per lui prese un cuore e viscere paterne, ed a lui si unì con legami strettissimi di amore, ed amor tale da far stupire i Serafini del Paradiso. Era stato Giuseppe sempre unito al suo Dio, Dio invisibile perchè spirito purissimo, ma dal momento in cui la fede gli svelò il mistero dell'Incarnazione, e da che fu destinato ad essere il custode, il padre putativo di Gesù Cristo Dio e uomo insieme, oh Dio! un amor più sensibile e più tenero, un amor naturale e soprannaturale, insieme lo unì ad esso e gli fece provare delizie ed ardori fino allora sconosciuti al cuore dell'uomo e di cui gli stessi spiriti celesti potevano averne invidia, se fosse stato possibile. Egli amò il suo Dio divenuto simile a lui, amò il suo Dio divenuto suo figlio, e figlio il più bello tra i figli degli uomini. L'onnipotente rivestito dell'amabilità dell'infanzia, il desiderato da tutte le nazioni, il Re ed il Salvatore del mondo fu affidato alle sue cure e abbandonato alla sua condotta. Egli poteva amarlo con la tenerezza più viva, e più forte di grazia e di natura senza prescrizione di limiti. Potremmo qui dire con il Salmista: Un abisso chiama un altro abisso. Perchè per formare l'amore di s. Giuseppe fu necessario adoperare tutto ciò che di più tenero ha la natura, e tutto ciò che di più efficace ha la grazia: la natura vi doveva essere poichè il suo amore abbracciava un figlio, la grazia doveva agire poichè il suo amore riguardava un Dio. Ma ciò che sorprende altamente è che la natura e la grazia ordinaria non sono bastanti, perchè non appartiene alla natura di trovare un figlio in Dio, nè la grazia parimente ordinaria può fare amare un Dio in un figlio. E tale essendo l'amore di s. Giuseppe, quale meraviglia che il suo cuore fosse vivamente bramoso di sempre più unirsi all'oggetto amato del suo Gesù, e di non distaccarsi giammai da lui? Un abisso di amore va sempre in cerca di altro abisso. Ah! se il nostro cuore fosse tutto di Gesù, sarebbe santamente desideroso di unirsi anch'esso a lui in ogni occorrenza, in ogni incontro, ma specialmente nella santa comunione, dove è Cristo vera sorgente di amore. Volete voi assicurarvi se Gesù Cristo regna nel vostro cuore con l’amore? Osservate se in voi vi è desiderio ardente di unirvi all'oggetto amato con la frequente comunione: osservate come vi trattenete volentieri con lui, e come con gli atti, con i desideri e con le preghiere coltivate in voi questa beata unione; osservate finalmente come sta il vostro cuore allorchè lo andate a visitare chiuso nei santi Tabernacoli.... L'Eucaristia è la pietra di paragone per conoscere se nel nostro cuore vi è amore sostanziale e sincero, oppure superficiale ed apparente.

 

Giaculatoria.
  O ammirabile s. Giuseppe, pregate Dio per noi.

 

Affetti.
Voi siete veramente ammirabile, o gloriosissimo S. Giuseppe, poichè foste come il trono vivente del Verbo divino, mentre era sulla terra, e come il tabernacolo animato della divinità abitante fra i mortali, e l'altare mobile dell'ostia destinata al riscatto dell'universo. Siano mille e mille volte benedette tutte le parti del vostro corpo verginale consacrate al servizio di Gesù e di Maria. Benedetto il seno ove le tante volte riposò nei giorni della sua infanzia! Benedetti gli occhi che videro il desiderato di tutte le genti. Benedette le labbra che impressero dolci baci sul volto di colui al quale non osano di accostarsi le supreme intelligenze del Paradiso. Benedetta quella lingua che parlò tante volte con il Verbo di Dio. Benedette le orecchie che si accostumarono a sentire i discorsi della verità eterna. Benedette le mani che toccarono mille volte quell'umanità sacrosanta da cui emanavano virtù salutari alle anime ed ai corpi. Benedette le ginocchia che sostennero Colui che sostiene l'universo e lo porta con la sua parola e lo conserva, ed ai cui piedi lassù nel cielo i Serafini hanno l'onore di servire da sgabello. Benedetta insomma tutta la vostra persona, benedette le grazie, i privilegi, le doti e tutte le celesti dovizie di cui foste arricchito dal Signore, e specialmente siano mille volte benedetti quei titoli di sposa della Vergine e di padre putativo di Gesù che vi resero oggetto di stupore, di ammirazione e di onore al cielo ed alla terra. O caro, amabile ed ammirabile s. Giuseppe, deh! in ricompensa di tante mie benedizioni degnatevi di benedirmi dal paradiso, e di tener sempre rivolti gli sguardi vostri pietosi sopra il vostro povero servo.

 

ORAZIONE

A te, o Beato Giuseppe, stretti dalla tribolazione, ricorriamo, e fiduciosi invochiamo il tuo patrocinio, dopo quello della tua santissima sposa. Per, quel sacro vincolo di carità, che ti strinse all'Immacolata Vergine Maria, Madre di Dio, e per l'amore paterno che portasti al fanciullo Gesù, riguarda, te ne preghiamo, con occhio benigno la cara eredità che Gesù Cristo acquistò col suo Sangue, e col tuo potere ed aiuto sovvieni ai nostri bisogni. Proteggi, o provvido custode della divina Famiglia, l'eletta prole di Gesù Cristo: allontana da noi, gli errori e i vizi, che ammorbano il mondo; assistici propizio dal cielo in questa lotta col potere delle tenebre, o nostro fortissimo protettore; e come un tempo salvasti dalla morte la minacciata vita del pargoletto Gesù,così ora difendi la santa Chiesa di Dio dalle ostili insidie e da ogni avversità; e stendi ognora sopra ciascuno di noi il tuo patrocinio, affinché a tuo esempio e mediante il tuo soccorso, possiamo virtuosamente vivere, piamente morire e conseguire l'eterna beatitudine in cielo. Amen. (Leone XIII)

 

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