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PANGE LINGUA

Il pange lingua č un inno eucaristico. Fu composto da Venanzio Fortunato (530-607) e poi ripreso da San Tommaso d'Aquino, per incarico di papa Urbano IV, per la liturgia della solennitą del Corpus Domini, istituita ad Orvieto nel 1264 in seguito al cosiddetto "miracolo di Bolsena" dell'anno precedente.

Italiano:

canta, o lingua

 

Canta, o lingua,
il mistero del Corpo glorioso
e del Sangue prezioso
che il Re delle nazioni,
frutto di un grembo generoso,
sparse per il riscatto del mondo.

 

A noi dato, per noi nato
da una pura Vergine,
visse nel mondo,
sparse il seme della sua parola
e chiuse in modo mirabile
il tempo della sua dimora terrena.

 

Nella notte dell'Ultima Cena,
sedendo a mensa con i suoi fratelli,
dopo aver osservato pienamente
le prescrizioni della legge
relative ai cibi permessi,
si diede in cibo al gruppo dei dodici
con le proprie mani.

 

Il Verbo fatto carne cambia con la sua parola
il pane vero nella Sua carne
e il vino nel Suo sangue,
e se i sensi vengono meno,
la fede basta per rassicurare
un cuore sincero.

 

Adoriamo, dunque, prostrati
un sģ gran sacramento;
l'antica legge
ceda al nuovo rito,
e la fede supplisca
al difetto dei nostri sensi.

 

Gloria e lode,
salute, onore,
potenza e benedizione
al Padre e al Figlio:
pari lode abbia Colui
che procede da entrambi.
Amen.

 

 

 

in latino:

Pange lingua

 

Pange, lingua, gloriósi
Córporis mystérium,
Sanguinisque pretiosi,
Quem in mundi pretium
Fructus ventris generosi
Rex effudit gentium.

 

Nobis datus, nobis natus
Ex intacta Virgine,
Et in mundo conversatus,
Sparso verbi semine,
Sui moras incolatus
Miro clausit ordine.

 

In supremę nocte cenę
recumbens cum fratribus,
observata lege plene
cibis in legalibus
Cibum turbę duodenę
se dat suis manibus.

 

Verbum caro, panem verum
verbo carnem efficit:
fitque sanguis Christi merum,
et si sensus deficit,
ad firmandum cor sincerum
sola fides sufficit.

 

Tantum ergo sacramentum
veneremur cernui,
et antiquum documentum
novo cedat ritui;
pręstet fides supplementum
sensuum defectui.

 

Genitori Genitoque
laus et iubilatio,
salus, honor, virtus quoque
sit et benedictio;
Procedenti ab utroque
compar sit laudatio.
Amen.

 

 

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