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LA TORINO SALESIANA

 

 

 

LA CAPPELLA DOVE DON BOSCO FU ORDINATO PRETE

La chiesa dell'Immacolata Concezione, dove don Bosco fu ordinato sacerdote.

 

Scendendo dalla stazione ferroviaria Porta Nuova per via Arsenale, all'angolo di via Lascaris si vede la chiesa dell'Immacolata Concezione annessa all'Arcivescovado. Oggi, purtroppo, è normalmente chiusa al pubblico. Qui don Bosco fu ordinato sacerdote, il 5 giugno 1841. Per quel giorno, don Bosco aveva fissato con fermezza tre impegni: «Occupare rigorosamente il tempo - Patire, fare, umiliarsi in tutto e sempre quando si tratta di salvare le anime - 

La carità e la dolcezza di S. Francesco di Sales mi guideranno in ogni cosa». 

 

 

CHIESA DI SAN FRANCESCO D'ASSISI

La chiesa di san Francesco d'Assisi dove celebrò la prima Messa.

 

Parallela a sinistra di via Arsenale è via San Francesco d'Assisi. Al numero 11, angolo via Barbaroux, è la chiesa di san Francesco d'Assisi. In questa chiesa e nel convitto adiacente, 40 giovani preti si preparavano all'apostolato sacerdotale sotto la guida di don Giuseppe Cafasso. Don Bosco vi rimase tre anni (1841-1844). 

L'altare dell'Angelo Custode, con il quadro: qui don Bosco celebrò la sua prima Messa, 

assistito da don Cafasso, nel 1841, e decise di diventare l'angelo custode di molti ragazzi. 

 

Nella chiesa, il primo altare a sinistra è quello dell'ANGELO CUSTODE. 

Qui don Bosco, assistito da don Cafasso, disse la sua prima Messa il 6 giugno 1841. 

Proclamò così silenziosamente che voleva diventare l'Angelo custode dei ragazzi di Torino. 

 

La sacrestia dove avvenne l' incontro con Bartolomeo Garelli. 

 

Nella SACRESTIA avvenne l'incontro storico tra don Bosco e il primo ragazzo del suo Oratorio, Bartolomeo Garelli. Lo strappò dalle mani di un sacrestano che lo stava picchiando e lo invitò ad ascoltare la sua Messa. Poi tenne con lui un piccolo dialogo, e l'Oratorio cominciò con una breve lezione di catechismo. 

 

- Mio caro amico, come ti chiami? — Bartolomeo Garelli. Di che paese sei? — Di Asti. E vivo tuo papà? No, è morto. — E tua mamma? Anche lei è morta. Quanti anni hai? Sedici. Sai leggere e scrivere? — Non so niente. Hai fatto la prima Comunione? Non ancora. — E ti sei già confessato? Sì, ma quando ero piccolo. 
— E vai al catechismo? — Non oso. — Perché? — Perché i ragazzi più piccoli sanno rispondere alle domande, e io che sono tanto grande non so niente. Ho vergogna. — Se ti facessi un catechismo a parte, verresti ad ascoltarlo? — Molto volentieri. — Anche in questo posto? — Purché non mi prendano a bastonate. — Stai tranquillo, nessuno ti maltratterà. Anzi, ora sei mio amico, e ti rispetteranno. Quando vuoi che cominciamo il nostro catechismo? — Quando lei vuole. — Stasera? — Va bene. — Anche subito? — Con piacere. Mi alzai e feci il segno della santa Croce per cominciare. Mi accorsi però che Bartolomeo non lo faceva, non ricordava come doveva farlo. In quella prima lezione di catechismo gli insegnai a fare il segno di Croce, gli parlai di Dio Creatore e del perché Dio ci ha creati (Memorie, p. 105s).

Il cortiletto della chiesa dove don Bosco raccolse i primi ragazzi

 

Nella sacrestia è visibile il «coretto» dove don Bosco faceva catechismo ai suoi primi ragazzi, e accanto è il piccolo cortile dove quei giovani fecero le prime timide corse, o si scaldavano al sole insieme con don Bosco. 

 

RIFUGIO E OSPEDALETTO

 

Santuario della Consolata

 

Da via San Francesco d'Assisi si gira a sinistra in via Garibaldi (ai tempi di don Bosco si chiamava «via Dora Grossa»). Di qui si gira a destra in via della Consolata. Si sfiora sulla destra il celebre Santuario dov'è conservato il corpo di san Giuseppe Cafasso (e dove don Bosco venne tante volte a confessare), poi sulla sinistra l'ex-manicomio dove due zelanti sacerdoti volevano far ricoverare don Bosco. Si attraversa corso Regina Margherita (ai tempi di don Bosco si chiamava «corso San Massimo») e si arriva in via Cottolengo. Qui, ai numeri attuali 26 (B) e 26 (C) sono le due entrate all'edificio che fu il RIFUGIO costruito dalla Marchesa di Barolo per la riabilitazione delle donne pericolanti. 

L'Ospedaletto di santa Filomena dove don Bosco abitò dal 1844 al 1846. 
La stanza di don Bosco è all'ultimo piano, a sinistra. 

Qui don Bosco trasferì il suo Oratorio provenendo dalla chiesa di S. Francesco d'Assisi. 

 

Al n. 24 è l'OSPEDALETTO, costruito dalla Marchesa per le bambine inferme e handicappate. Don Bosco ne fu cappellano e vi abitò dal 1844 al 1846. In due stanze di questo Ospedaletto in costruzione, don Bosco portò il suo Oratorio provenendo dalla chiesa di san Francesco d'Assisi. Il nome «San Francesco di Sales» gli venne anche da un'immagine di questo Santo, dipinto sull'entrata delle due stanze. I suoi ragazzi giocavano nel viale delle Maddalenine, che si apre dopo il n. 22. Se faceva cattivo tempo, scorrazzavano su e giù per le scale interne al n. 24 (dove si può visitare la camera di don Bosco e la cappella). Qui don Bosco cominciò a dare un po' di scuola serale ai suoi ragazzi più volenterosi e intelligenti, che venivano alla sera tardi, con la faccia nera di fuliggine o bianca di calce. 

 

COTTOLENGO - SAN PIETRO IN VINCOLI 

 

Piccola Casa della Divina Provvidenza, l'opera del Cottolengo, dove don Bosco andò spesso a lavorare. 

Proseguendo lungo via Cottolengo, subito dopo il Rifugio cominciano i fabbricati della PICCOLA CASA DELLA DIVINA PROVVIDENZA O COTTOLENGO. È la cittadella della sofferenza. 

Il cimitero di san Pietro in Vincoli, altra tappa dell'oratorio di don Bosco.

 

 Girando a sinistra, e dopo una lunga curva tra gli edifici del Cottolengo, Si arriva di fronte al CIMITERO DI SAN PIETRO IN VINCOLI. Quando dovette abbandonare l 'Ospedaletto, don Bosco cercò di trapiantare qui il suo Oratorio. Era il 25 maggio 1845. Fu un piccolo fallimento. 

 

MOLINI DORA 

 

i Molassi

 

Tornando in via Cottolengo e proseguendo, si arriva in Piazza della Repubblica, chiamata da tutti «Porta Palazzo». È il grande mercato quotidiano della città. Sulla destra di chi attraversa la piazza e va verso la Dora, c'è uno slargo che porta il nome di don Paolo Albera. Qui, all'angolo con via Priocca, sorgeva la cappella di san Martino, proprio accanto ai MOLINI DI CITTÀ, chiamati MOLINI DORA O MOLASSI. Qui don Bosco trasportò il suo oratorio il 13 luglio 1845, e qui avvenne il suo primo incontro con Michele Rua. 

 

I ragazzi si spingevano davanti a lui per ricevere una medaglia. In disparte c'era un ragazzetto pallido, 8 anni e una larga fascia nera al braccio sinistro. Da due mesi gli era morto il papà. Non gli andava di ficcarsi nel mucchio, di spingere per farsi largo. Le medaglie finirono, e lui rimase senza. Allora don Bosco si avvicinò, e sorridendo gli disse: — Prendi, Michelino, prendi. Prendere che cosa? Quel prete strano, che vedeva quel giorno per la prima volta, non gli dava niente. Soltanto gli tendeva la mano sinistra, e con la destra faceva finta di tagliarla in due. Il ragazzetto alzò gli occhi interrogativi. E il prete gli disse: — Noi due faremo tutto a metà. Che cosa vide don Bosco in quel momento? Non lo disse, ma quel ragazzo diventerà il suo braccio destro, il suo primo successore a capo della Congregazione Salesiana. 

 

CASA MORETTA - PRATO FILIPPI 

 

Casa Moretta

 

Tornando in piazza Maria Ausiliatrice, sulla destra di chi guarda il Santuario, c'è una chiesina chiamata «la Succursale». Al suo posto, nel 1846. sorgeva la casa Moretta. Don Bosco ne affittò tre stanze nel gennaio-febbraio 1846, e vi trasferì il suo Oratorio sfrattato dai Molini Dora. «Passammo alcuni mesi allo stretto — ricorda don Bosco — ma contenti di poter almeno raccogliere i ragazzi, istruirli, dar la comodità di confessarsi». Nel marzo 1846, tornato il bel tempo, don Bosco lasciò le stanze di casa Moretta e trasferì l'Oratorio su un grosso prato a cinquanta metri di distanza, alle spalle di casa Moretta. (Oggi il terreno è occupato da un grosso distributore di benzina e da un fabbricato che costeggia via Cigna). In questo prato, nella Quaresima del 1846, giunse un ometto balbuziente, Pancrazio Soave, e gli offrì di affittare la «tettoia del signor Pinardi, persona onesta». Con quella tettoia, tutto cominciava. 

 

MONUMENTO A DON BOSCO 

 

Monumento a don Bosco

 

Sulla piazza Maria Ausiliatrice, davanti al Santuario, c'è il grande monumento di bronzo a don Bosco. Egli lo aveva visto in un sogno fatto nel 1845. Durante il Congresso internazionale del 1911 gli exallievi salesiani di tutto il mondo lanciarono il progetto di innalzare questo monumento. La prima guerra mondiale ne ritardò l'esecuzione. Venne inaugurato il 23 maggio 1920. È opera dello sculture Gaetano Cellini, di Ravenna. 

 

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