UN ANNO CON DON ALBERIONE

 

16° Maggio

 

LA SPERANZA - II 

 

...Cinti i lombi della vostra mente e sobrii, sperate interamente nella grazia che vi è recata quando apparirà Gesù Cristo. Da figli obbedienti non vi conformate più alle passate cupidigie di quando eravate nella ignoranza, ma, come è santo Chi vi ha chiamati, siate santi anche voi in ogni vostra azione (1 Pt. 1, 13-15). 

 

1. Si cresce nella speranza per mezzo della preghiera e di atti ripetuti di desiderio, di fiducia, di amore nei beni celesti. Il Signore la infonde nell'anima che prega. La cooperazione nostra è condizione indispensabile per ogni virtù: «Siamo aiutanti di Dio» (1 Cor. 3, 9). Come vuole che il contadino semini, irrighi e coltivi, e poi dà il vivere e il crescere: così per la vita soprannaturale. La speranza soprannaturale eleva la speranza naturale: «Per grazia di Dio sono ciò che sono; ma la grazia di Lui non è stata vana in me» (1 Cor. 15, 10). Scriveva San Paolo ed esortava: «Come cooperatori vi esortiamo a non ricevere invano la grazia di Dio» (2 Cor. 6, 1). Ed al suo discepolo scriveva: «Lavora come un buon soldato di Cristo» (2 Tm. 2, 3). Nello stesso senso parla S. Pietro: «Per questo, fratelli, studiatevi di rendere sempre più sicura per mezzo delle opere la vostra vocazione ed elezione» (2 Pt. 1, 10). Lavorare, soffrire, pregare, combattere per il cielo e per l'accrescimento delle virtù porta un irrobustimento ed ardore nella speranza. Bisogna, dunque, essere ben convinti che nell'opera della nostra santificazione tutto dipende da Dio; ma occorre pur operare come se tutto dipendesse da noi soli. Dio, infatti, non ricusa mai la Sua grazia; onde in pratica noi dobbiamo fare ogni sforzo. 

 

2. Tutti dobbiamo fare, almeno di tanto in tanto, atti di speranza; specialmente nelle tentazioni ed in pericolo di morte. Due pericoli possiamo incontrare: presunzione e disperazione. La presunzione sta nel desiderare da Dio il paradiso e le grazie senza mettere la nostra fatica. Vi sono quelli che trascurano i comandamenti, l'abnegazione, la preghiera, lo sforzo, la vigilanza, eppure credono che Dio non li perderà! Si espongono, come Pietro all'occasione senza necessità, non curando il «vigilate e pregate» (Mt. 26, 41); e finiscono col cadere. La disposizione, lo scoraggiamento, lo sconforto sono malattie opposte; che, però, portano ugualmente a lasciare i mezzi di salute e di santificazione. San Paolo era pure persuaso che da solo non avrebbe potuto resistere; ma fiducioso nella promessa e nella grazia di Dio, confidava: «Gratia Dei per Jesum Christum». (Rm. 7, 25). 

 

3. Eleviamo il cuore e lo sguardo al cielo: «Affinché abitiamo anche noi con lo spirito nella celeste dimora». (Dall'Oremus della festa dell'Ascensione). Anzi, curare «di tenere, tra le mondane vicende, fisso il cuore ove risiede il vero gaudio». (Dall'Oremus della Dom. IV dopo Pasqua). E' il pensiero che ci fa perseverare; e pregare per perseverare. Molte sono le attrattive della terra; molti sono gli intrighi e le persecuzioni. Ma S. Vincenzo diceva: «Quand'anche tutto il mondo si levasse contro per perderci, ciò non avverrà se non piacerà al Signore: in Lui è riposta ogni nostra speranza». Tutto ciò che Dio fa è per il nostro meglio. Gli stessi dolori fisici e morali si possono cambiare in preziose gemme per il cielo. 

 

ESAME. - Alimento la speranza? Evito la presunzione? La disperazione? 

 

PROPOSITO. - Mi abbandonerò filialmente nelle braccia di Dio per quanto vorrà disporre di me. 

 

PREGHIERA. - Signore, Vi presento le mie infinite miserie; esse chiamano la Vostra misericordia. Sono in pericolo di peccare; salvatemi Voi. Sono carico di peccati; perdonatemi. E' incerta la mia perseveranza; datemela Voi per vostra bontà. Temo le difficoltà nel progresso spirituale; sostenetemi Voi. Penso con pena al punto di morte; venite Voi, allora, in mio soccorso. Io spero contro ogni speranza. Deh! concedetemi la grazia di pregarVi con fiducia ogni giorno. Maria, Madre mia, Vi ripeterà sempre: «Pregate per me, adesso, e nell'ora della morte; così sia». 

 

FIORETTO: - Di quando in quando, ripetiamo un atto di amore a Gesù e a Maria, ad esempio: "Gesù e Maria vi amo."

 

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