UN ANNO CON DON BOSCO

 

2° Giugno

 

continuo 2/3

 

189) Come conviene occupare i giorni di festa? 

 

Conviene occupare i giorni di festa a bene dell'anima, frequentando la predica e il catechismo, e compiendo qualche opera buona; e anche a riposo del  corpo, lontani da ogni vizio e dissipazione. 

 

129 - Sfida apostolica. 

 

Nella cappella di una borgata vicina ai Becchi una sera vi doveva essere predica. La casa di Dio era mediocramente piena, ma la piazza innanzi a questa era tutta ingombra di uomini, che facevano udire a coloro, che già erano dove il dovere religioso li chiamava, d loro confuso mormorio. Quand'ecco all'improvviso s'aggiunge sulla piazza il suono della tromba: i ragazzi per primi scattarono dai banchi e si precipitarono alla porta della chiesa: dopo di questi anche le ragazze e le donne si mossero per curiosità. Giovanni, che era uscito di chiesa, non per curiosità, ma per effettuare un suo disegno, si avanzò nel mezzo del circolo e sfidò il ciarlatano a far prova chi meglio fra loro due sapesse dar saggio di destrezza. Questi non potè rifiutare la sfida, poiché la folla aveva approvato con applausi la proposta. Venne di comune accordo proposto non so quale gioco. — Accettato — concluse Giovanni — ma se voi vincete io vi darò uno scudo: se vinco io, voi uscirete immediatamente dal territorio di questo paese, e non ci riporterete mai più piede in tempo delle sacre funzioni. — Accetto — rispose il ciarlatano, sicuro della vittoria. Ma questa all'atto pratico fu di Giovanni. Quello se ne partì all'istante ed il piccolo saltimbanco disse alla turba: — E noi in chiesa! Tutti obbedirono all'istante e Giovannino godette della vittoria. {M. B., I, 146) 

 

130 - Gara di destrezza

 

L'abilità di Giovanni Bosco nella ginnastica fu motivo di un singolare avvenimento. Alcuni esaltavano un saltimbanco che riserbava per la domenica i giochi più nuovi e straordinari così che avveniva che a Giovanni restavano pochi compagni da condurre alla chiesa. Egli perciò era sommamente rattristato. Mandò persone che invitassero il saltimbanco a desistere dai suoi giuochi, almeno in tempo delle funzioni, ma a tale proposta lo screanzato si era messo a ridere. Giovanni dunque disse che per far piacere agli amici si sarebbe volentieri misurato con quel ciarlatano nel giocare, saltare e in qualunque altro esercizio ginnastico. Il saltimbanco accettò la sfida. La scolaresca applaudì al suo campione. Si sparse subito la voce per Chieri: — Uno studente sfida un giocoliere di professione. — Il luogo scelto fu il viale Porta Torinese. La scommessa era di venti lire. Sono eletti i giudici del gioco. Si comincia la corsa, ed il rivale lo guadagna di alcuni passi; ma tosto Giovanni riacquista il terreno e lo lascia talmente indietro, che a metà corsa si ferma dandogli partita guadagnata. — Ti sfido a saltare — disse a Giovanni il ciarlatano — ma voglio scommettere 40 lire, e di più, se vuoi. Il ciarlatano scelse il luogo, e lo fissò contro il parapetto del ponticello di una gora. Il fosso era assai largo e pieno di acqua. Il ciarlatano saltò il primo e pose il piede vicinissimo al muricciolo, sicché più in là non si poteva avanzare; dovette però abbracciarsi ad un albero della ripa, per non cadere nel fosso. Giovanni fece il medesimo salto, ma, gettate le mani sul muricciolo, slanciò il suo corpo al di là del parapetto, sì da rimanervi ritto in piedi. Gli applausi furono generali. — Voglio ancora farti una sfida: scegli qualunque gioco di destrezza — gridò il ciarlatano sdegnosamente. Giovanni accettò e scelse il gioco della bacchetta magica, con la scommessa di 80 lire. Giovanni pertanto prese una bacchetta, le pose a una estremità un cappello, quindi appoggiò l'altra estremità sulla palma della mano; di poi, senza toccarla con l'altra mano, dell'indice, del pollice; quindi sulla nocca della mano, sul gomito, sulla spalla, sul mento, sulle labbra, sul naso, sulla fronte; indi rifacendo lo stesso cammino la bacchetta gli tornò sulla palma della mano. Il ciarlatano prese la medesima bacchetta, e con meravigliosa destrezza la fece camminare fin sulle labbra; ma, avendo alquanto lungo il naso, essa urtò, perdette l'equilibrio, sicché dovette afferrarla con l'altra mano per non lasciarla cadere per terra. Il povero saltimbanco, quasi furioso, esclamò: — Ho ancora 100 franchi e questi li scommetto e li guadagnerà chi di noi arriverà a portare i piedi più vicino alla cima di quest'albero: accennava ad un olmo, che era accanto al viale. Gli studenti e Giovanni accettarono anche stavolta. Il ciarlatano abbracciatosi al tronco dell'olmo, salì per primo e lesto come un gatto, di ramo in ramo, giunse a tale altezza, che, per poco fosse salito più in alto,si  sarebbe il ramo piegato e rotto, lasciando cadere a precipizio l'audace rampicante. Tutti gli spettatori dicevano che non era possibile salire più in alto. Giovanni salì fin dove potevasi senza far curvare la pianta; poi, tenendosi con le mani all'albero, alzò il corpo e portò i piedi circa un metro oltre l'altezza del suo contendente, sopravanzando la punta stessa dell'albero. In mezzo però alla grande desolazione del vinto gli studenti vollero procurargli un conforto. Mossi a pietà dalla tristezza del poverino, gli proposero di ritornargli il suo danaro, se accettava di pagare un pranzo all'albergo del Muletto. Accettò egli con gratitudine la generosa proposta; ed i partigiani di Giovanni andarono a godere un lauto pranzetto che costò 45 lire e permise così al ciarlatano di rimettere in tasca ancora 195 lire. (M. B., I, 311-315). 

 

(...) 

 

FRASE BIBLICA. - Signore, tu sei stato per noi un rifugio di generazione in generazione. 

 

UNA MASSIMA DI DON BOSCO. - Andare a casa nelle vacanze, o per visite in occasione di festa chiassosa, e lo stesso che dire: vado per raffreddarmi nelle cose di pietà.

 

PREGHIERA DEL MESE. - Venite, Spirito di scienza, regolate in me il desiderio di sapere, affinchè io mai non brami di conoscere cosa, che mi sia dannosa. Concedetemi di conoscere interamente il nulla dei beni terreni; fate che io impari a praticare sempre meglio i doveri di religione, e del mio stato. Insegnatemi ancora come adempirli nel modo a Voi piú gradito. Così sia. Pater noster... 

 

FIORETTO. — Spesso nel giorno, presentiamo a Gesù una rosa, cioè un atto d'amor di Dio.

 

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CAPPELLINA

 

 

 

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