UN ANNO CON DON BOSCO

 

20° Giugno

 

199) Lo scandalo è peccato grave? 

 

Lo scandalo è peccato gravissimo, e Dio domanderà conto del male che si fa commettere ad altri con perfidi eccitamenti e con cattivi esempi: «guai all'uomo per colpa del quale viene lo scandalo ». 

 

185 - Gesù vero amico dei fanciulli. 

 

Sebbene il Figliuolo di Dio si sia fatto uomo per salvare tutti gli uomini tuttavia per i fanciulli diede parecchi segni di benevolenza speciale. Da uno stormo di giovanetti si faceva un dì tanto schiamazzo dietro a lui che gli apostoli assordati li volevano assolutamente allontanare. Gesù disse loro: « Non scacciateli; lasciate che vengano a me, poiché di questi è il regno dei cieli ». Onde li chiamava a sé e li accarezzava dando loro la sua benedizione. Avvenne che gli Apostoli andavano gareggiando per sapere chi di loro sarebbe il maggiore nel regno dei Cieli. Gesù fece venire un fanciullo e postolo in mezzo a loro lo abbracciò, e soggiunse: In verità vi dico, che se non diverrete umili e semplici come fanciulli non entrerete nel regno dei Cieli. Chi dunque si sarà fatto piccolo come questo fanciullo sarà il maggiore nel regno dei Cieli. Chi accoglie in mio nome un fanciullo, riceve me; e chi riceve me, riceve Colui che mi ha mandato, cioè il mio Padre Celeste. Indi proseguì: Chi scandalizzerà uno di questi piccoli i quali credono in me, è meglio per lui che sia gli appesa al collo una macina, e venga sommerso nel profondo del mare. Guai a chi cagiona un tale scandalo! Purtroppo, vi sono scandali nel mondo; ma guai a chi ne è la causa. Onde guardatevi bene dal disprezzare uno di questi pargoli, perchè vi dico, che gli Angeli loro tutelari sempre vedono in cielo la faccia del Padre mio. (Bosco, Storia Sacra). 

 

184» - Inesorabile! 

 

Quando avvenivano scandali, Don Bosco protestava davanti a tutti i giovani: « Guardate! Don Bosco è il più gran buon uomo che vi sia sulla terra; ma non date scandalo; non rovinate le anime, perchè allora egli diventa inesorabile! ». (M. B., IV, 568). 

 

187 - Tu mi hai assassinato! 

 

Don Bosco era stato chiamato di premura a confessare un giovinetto sui sedici anni, che aveva frequentato l'Oratorio festivo, il quale si trovava agli estremi, consunto dall'etisia. Sul viso del morente era cosparsa un'espressione di profonda malinconia e a un tratto si rivolse alla madre e le disse: — Vi prego di invitare quel giovane che è stato mio amico, che abita il piano inferiore di questa casa, a venirmi a fare una visita sul momento: voglio salutarlo per l'ultima volta. Questi non tardò a giungere. Il morente si sforzò di alzarsi a sedere, fissò uno sguardo di angoscia inesprimibile sul compagno, tese la mano destra verso di lui, appuntandogli il dito indice e con voce stentata: — Tu!..., gli disse, e riprese un po' di fiato, dopo un violentissimo assalto di tosse; ... tu, proseguì, mi hai assassinato... Maledetto sia il momento nel quale io ti incontrai per la prima volta... È colpa tua se ora io muoio così giovane!... Tu mi hai insegnato ciò che non sapeva... Tu mi hai tradito... Tu mi hai fatta perdere la grazia di Dio... Sono i tuoi discorsi, sono i tuoi cattivi esempi, che mi hanno spinto al male e che ora riempiono di amarezza l'anima mia. Oh! avessi seguito il consiglio, il comando di chi mi aveva esortato a fuggirti... Il tristo compagno, tremante, più pallido del morente, sentendosi venir meno, sostenevasi alla sponda di ferro del letto. — Basta, basta, calmati!, disse Don Bosco all'infermo. Tutto è cancellato e dimenticato. Dio è tanto buono!... — Sì, è vero! Ma intanto se non fosse per lui io sarei ancora innocente, sarei felice... non mi troverei ridotto a questo punto. — Là... perdonagli!, soggiunse Don Bosco; il Signore ha già perdonato a te! Il tuo perdono otterrà anche a lui misericordia. — Sì, sì, gli perdono!, esclamò quel poveretto. E coprendosi con le mani il volto, ruppe in pianto e ricadde sul guanciale. (M. B., VII, 231-233). 

 

188 - Sincerità e doppiezza. 

 

Don Bosco si trovava a Lanzo, dove fece un sogno, in cui vide che all'Oratorio, a causa di uno studente e un artigiano, erano capitati dei disordini. Ritornato all'Oratorio chiamò l'artigiano, che francamente confessò di essere colpevole, poi si gettò in ginocchio, domandò di aggiustare le cose dell'anima sua. E Don Bosco: « Quando hai cominciato a parlare, io vedendo che solo riconoscevi il male e promettevi emendazione, mostrandoti pronto a stare qui o ad andartene via, temevo che fosse un inganno del demonio e che non avresti perseverato. Ora invece che vedo la tua buona volontà di aggiustare le cose dell'anima tua e di riparare col buon esempio lo scandalo, io non ho difficoltà a esaudire le tue preghiere ». Venne la volta dello studente. Costui non manifestò tutto, anzi si scusava con menzogne; perciò Don Bosco ordinò che fosse allontanato. (M. B., XII, 580-581). 

 

189 - Il serpente tra i gigli. 

 

Un giorno, in tempo di ricreazione, un uomo si avanzò in mezzo ai giovani; e voltosi ad uno di loro prese a discorrere a voce alta. L'astuto, per trarli vicino a sè, raccontava cose da ridere. I giovani in breve gli furono attorno e attenti pendevano dal suo labbro. Egli allora fece cadere il discorso su cose di religione e gettava giù degli strafalcioni da far inorridire. Alcuni si ritirarono, un buon numero incautamente continuava ad ascoltarlo. Sopraggiunse Domenico Savio che, conosciuto il tenore del discorso, disse ai compagni: « Andiamocene, costui ci vuol rubare l'anima ». I giovani si allontanarono prontamente da quell'inviato del demonio. (M. B., V, 491). 

 

(...) 

 

FRASE BIBLICA. - La mia anima gioisce nel mio Dio.

 

UNA MASSIMA DI DON BOSCO. - Guai a chi da scandalo! 

 

PREGHIERA DEL MESE. - Venite, Spirito di scienza, regolate in me il desiderio di sapere, affinchè io mai non brami di conoscere cosa, che mi sia dannosa. Concedetemi di conoscere interamente il nulla dei beni terreni; fate che io impari a praticare sempre meglio i doveri di religione, e del mio stato. Insegnatemi ancora come adempirli nel modo a Voi piú gradito. Così sia. Pater noster... 

 

FIORETTO. — Fa tre atti di mortificazione. 

 

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