UN ANNO CON IL SACRO CUORE

 

6° Febbraio

 

IL SOGGIORNO IN EGITTO 

 

Giuseppe, svegliatosi, prese di notte tempo il bambino e la madre e si ritirò in, Egitto, ed ivi vi stette sino alla morte di Erode, affinchè s'adempisse quanto era stato detto dal Signore per il profeta: Dall'Egitto ho chiamato il mio Figliuolo (S. Matteo, II, 14). 

 

1° Preludio. Poco lontano dal Cairo, a Eliopoli, la Santa Famiglia trovò un povero rifugio, ove visse nel lavoro o nello privazioni. 

 

2° Preludio. O Gesù, la vostra santa Madre ed il vostro padre adottivo erano ricchi, malgrado tante privazioni e tante pene, perchè possedevano Voi unico o sommo bene: venite nel cuor mio o non abbandonatelo più: venite e siate la mia ricchezza e il mio tutto. 

 

1° PUNTO: Deserto. — Mosè ed il suo popolo erano passati di là facendo la strada in senso inverso quando erano fuggiti alla collera del Faraone d'Egitto e dopo la liberazione aveva intonato un cantico bellissimo, che ora Giuseppe e Maria col bambinello divino, sfuggiti al furore d'Erode, ripetono con trasporto e con gioia, insieme ad altri cantici equivalenti: Cantiamo le lodi del Signore. Il Signore fa risplendere la sua gloria... Il Signore è la mia forza, la mia gioia; Egli è stato la mia salute. E’ il mio Dio; io lo celebrerò, io esalterò Lui, il vero Dio, il Dio dei miei padri... La vostra destra, o Signore, ha mostrata la sua potenza, ha colpito il nemico... Voi avete guidato il vostro popolo con misericordia, e l'avete condotto alla dimora che gli avete destinata (Esodo xv). Nostro Signore ha seminato innumerevoli grazie nel deserto d'Egitto, e tosto quelle solitudini fiorirono, così che la Tebaide si è popolata di monaci, d'anacoreti, di vedove, di vergini, di nobili romani e greci, di patrizi che, fuggendo la corruzione del vecchio mondo, vennero a cantare con Mosè il cantico della vera liberazione. Felici quelli che sanno staccarsi, separarsi dal mondo per vivere soli con Gesù solo! Ed io so apprezzare convenientemente le ore di solitudine, di silenzio, di preghiera, di ritiro ? Il sicomoro dal legno incorruttibile alla cui ombra riparò la Sacra Famiglia, e la sorgente di acqua pura che la dissetò, sono simboli che ci fanno conoscere come con Gesù si trova una protezione che non fallisce mai, ed una sorgente che non asciuga più. 

 

2° PUNTO: Eliopoli. — Questa borgata ha cari ricordi. Qui Giuseppe, figlio di Giacobbe, sposò la figlia di Putifarre: qui visse Giuseppe, il salvatore del popolo d'Israele. I pii giudei hanno sempre conservata una preferenza per questa piccola città egizia e la Sacra Famiglia è venuta ad Eliopoli nella speranza di trovarvi dei compatrioti. Tuttavia non vi trovò una miglior accoglienza che a Betlemme: i giudei di quel tempo erano assai egoisti e duri. Giuseppe e Maria dovettero quindi affrontare la povertà, la mendicità perfino, ed un lavoro ineguale e mal retribuito presso padroni inumani, rigidi ed avari. I vicini poi si lagnavano della noia che recava Gesù Bambino con i suoi pianti!... Cosi per cinque o sei anni quanti insulti e quanti disagi! Nella cucina del povero operaio le privazioni si succedevano alle privazioni, e quante volte venne a mancare anche il pane! Finalmente Giuseppe trovò lavoro come legnaiuolo, e Maria si occupò a filare lana e cotone. Quante grazie essi hanno in questo modo preparato ai lavoratori e ai poveri! La legge evangelica non è contraria alla prosperità dei popoli, anzi ne è la condizione più favorevole, e la più sicura garanzia, poichè raccomanda il lavoro, la giustizia, la temperanza, che sono le condizioni del vero successo. Ma oltre la legge, vi sono consigli proposti alle anime generose: la Sacra Famiglia ha camminato per la via di questi consigli nell'obbedienza, povertà e nelle privazioni. Il cuore di Gesù bambino si compiaceva di queste croci sopportate per la nostra salvezza, e le anime generose seguono oggi la stessa via, completando, come dice san Paolo, ciò che manca alla Passione di Gesù per la salute del mondo. Fin dove arriva la mia generosità? Qual è la mia vocazione? Quali sacrifici penso di fare per la salvezza dei peccatori? 

 

3° PUNTO: L'esilio. — L'esilio in se stesso ha sempre amarezze. E' duro vivere lontano dalla patria, lontano dal popolo amato, lontano dalla famiglia e dagli amici, privi di tutte le feste patriottiche e religiose! Tre volte l'anno ritornavano i giorni memorabili, in cui le famiglie della Palestina andavano a prendere parte alle grandi solennità del Tempio, e soprattutto alla Pasqua, la festa popolare amata da tutti. Quei giorni, quelle ricorrenze, non serbavano che amarezze per i nostri poveri esiliati, i quali non avevano ad Eliopoli che una povera Sinagoga, in cui Dio era assai mal servito. Vicino al povero quartiere giudeo, Eliopoli, e più Menfi e Tebe, erano città voluttuose, e per le grandi ricchezze accumulate vi si era sviluppata una vita di lusso e di piacere. La nostra povera famiglia deplorava questo abuso dei doni divini, e prevedeva i castighi che la Provvidenza avrebbe inflitto all'Egitto e al popolo greco e romano. Le parole severe che avrebbe scritto san Giacomo nelle epistole si trovavano certo già sulle labbra di Giuseppe e di Maria: «Ricchi, piangete e doletevi in vista delle disgrazie che vi minacciano e dei castighi che voi ammassate. Nel lusso e nelle delizie, voi vi siete ingrassati come vittime che si preparano per il sacrificio» (S. Giac. V). Ecco perché più tardi, Gesù Cristo piangeva su Gerusalemme. Oh, usiamo dei beni della terra con sapienza e virtù, secondo la vocazione nostra: felici noi se riusciremo ad acquistare lo spirito di povertà. 

 

Risoluzione. — Nel limite della mia vocazione scelgo la povertà, il lavoro, il sacrificio, come il Cuor di Gesù li ha scelti? Predico con l'esempio e con la parola il distacco, l'amore per i poverelli, la cura della giustizia sociale e privata? E quest'oggi, in memoria delle privazioni della Santa Famiglia in Egitto, quale atto di carità penso di compiere?

 

 

FIORETTO: — Rinunzia a tutto piuttosto che perdere l'anima.

 

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CAPPELLINA

 

 

 

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