UN ANNO CON IL SACRO CUORE

 

21° Febbraio

 

VITA DI CARITA' 

 

E la moltitudine dei credenti era un sol cuore ed un'anima sola, nè v'era chi delle cose che possedeva alcuna dicesse esser sua, ma tutto era tra essi comune (Atti, iv, 32). 

 

1° Preludio. Gesù ai suoi primi discepoli suggeriva lo spirito di Nazareth: un sol cuore, un'anima sola e la comunioni del beni. 

 

2° Preludio. Fate regnare, Signore, nelle anime nostre la carità del vostro Sacro Cuore; fate delle nostre case altrettante case di Nazareth. 

 

1° PUNTO: Come si amavano a Nazareth! Abbiamo intravisto quest'amore alla prima pasqua di Gesù. Egli rimase al tempio. Che dolore per Maria e Giuseppe! Quante lacrime! Quale corsa per ritrovarlo! La tradizione ci ricorda la dolcezza di Gesù bambino e la bontà di Maria. Più tardi vedremo Gesù piangere alla morte di Lazzaro e sulla caduta di Gerusalemme. Questi tre cuori sono ammirabili esempi di tenerezza e di carità. Non vi è spettacolo più dolce da contemplare di quello della casa di Nazareth. Come sono uniti nella carità questi tre cuori! Come si amano! Come sono premurosi, previdenti, generosi, pronti al sacrificio! Sono prodighi di premure; Gesù previene i desideri di Maria, ed ambedue prevengono i desideri di san Giuseppe; sono prodighi di affetti espansivi: dolci sorrisi, affettuosi saluti, incoraggiamenti reciproci, ringraziamenti ripetuti...; prodighi di generosità e di cure: ciascuno dà la fatica, il tempo, le consolazioni, il contributo, le sollecitudini, i sacrifici agli altri: ciascuno divide le gioie e le grazie con gli altri. Con gli abitanti di Nazareth sono prodighi d'indulgenza e di pazienza: conoscono la debolezza umana, sopportano le imperfezioni ed i difetti, sopportano il male, e cercano di vincerlo a forza di bene. E’ appunto la Famiglia di Nazareth che descriveva san Paolo nella sua apologia sulla carità, (I ai Cor. XIII): « La carità è dolce, paziente, benevola, senza invidia, senza ambizione, senza mormorazioni e senza critiche » . Ed io a che punto mi trovo circa la pratica della carità? Oh, quanto mai ho bisogno d'ispirarmi allo spirito di Nazareth! 

 

2° PUNTO: Sorgente della carità. L'amore del prossimo ha la sorgente nell'amore di Dio. Se noi amiamo Dio nostro Padre, ameremo i suoi figli e nostri fratelli. «Coloro che amano il Padre, dice san Giovanni, ameranno anche gli altri che il Padre ha generati» (S. Giov. V, 1). Ora, dove mai si è amato tanto il Padre quanto a Nazareth? Gesù che ama infinitamente il suo eterno Padre, come non amerà smisuratamente Maria e Giuseppe che al Padre sono tanto cari, e come non amerà tutti gli altri uomini per i quali il Padre l'ha inviato sulla terra? Maria e Giuseppe amano Gesù come loro Dio nello stesso tempo che l'amano come loro figlio. Così in questo santuario benedetto di Nazareth, l'amore va senza tregua dal cuore della Madre e del padre al cuore del Figlio. E quest'amore straripando si riversa sul prossimo, su tutti coloro che sono in relazione con la Sacra Famiglia. Nessuno meglio di san Giovanni ha spiegata questa sorgente della carità. Una parte della sua prima epistola è appunto su questo soggetto: «Dio ci ha amato fino a dare il suo Figlio per noi. Il Cristo ci ha amato fino a morire per noi. Se noi, dunque, amiamo Dio ed il Cristo, dobbiamo amare gli uomini che gli sono tanto cari (San Giov. IV, 11). Dio ci potrebbe dire: Ma come, io amo gli uomini fino a dare il mio Figlio per loro, e voi non li amate! Voi non siete dunque figli miei, non avete il mio spirito. «Mente colui che dice di amare Dio, e poi non ama suo padre: non ama Dio sinceramente chi non ama il suo prossimo». «D'altra parte, aggiunge san Giovanni, Dio ce ne ha fatto un comandamento. Se noi amiamo lui, vuole che amiamo anche il nostro prossimo... E come ameremo il prossimo nostro? Non solamente in parole, ma in opere ed in verità». 

 

3° PUNTO: La felicità è il frutto dell'amore. — Niente costa a colui che ama, nè il lavoro, nè la fatica, nè la pena. «Il mio giogo è dolce e soave, ed il mio peso è leggero» dice il buon Maestro; infatti si porta ben volentieri un peso per colui che si ama. E san Giovanni dice: «Colui che ama Dio osserva i comandamenti, ed i comandamenti gli sono leggeri» (San Giov. V, 3). L'amore fa sopportare tutto con allegrezza: ai tre ospiti della casa di Nazareth nulla costava: nè le fatiche, nè le privazioni, nè le pene d'ogni genere, poichè tutto essi facevano per Dio e per le anime. Gesù era fin d'allora nelle medesime disposizioni del Calvario: «Prese la sua croce con gioia» (Agli Eb. V, 3). Con la stessa gioia aveva portato le croci di Nazareth. San Paolo educato al medesimo spirito scrisse: «Nelle mie tribolazioni sovrabbondo di gioia» (II ai Cor. VII, 2). Se a tutte le sofferenze che mi si presentano, sapessi dire: «Ti accetto per l'Amatissimo mio e per le anime che gli sono care», ogni sofferenza mi sarebbe leggera. E' precisamente questo che esprime sant'Agostino quando dice: «Se la fatica è amata, non è più fatica». Anima mia, ama Gesù; è questo il segreto della felicità, di quella felicità che si godeva a Nazareth tanto doviziosamente. 

 

Risoluzione. — Se Dio mi ha amato tanto, come non l'amerò io pure? Se il Cuore di Gesù m'ha tanto amato come non lo riamerò? Se amo Dio ed il Cristo, come non amerò il mio prossimo da loro tanto amato? Che farò oggi per provare questo mio amore? 

 

 

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CAPPELLINA

 

 

 

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