UN ANNO CON IL SACRO CUORE

 

19° Aprile

 

IL TESTAMENTO DEL SACRO CUORE - IO SONO LA VITE, E VOI SIETE I TRALCI 

 

Io sono veramente la vite ed il mio Padre è il vignaiolo. Ogni tralcio che in me non porta frutto lo toglie via, e tutti quelli che portano frutto li rimonderà perchè fruttifichino di vantaggio (S. Giovanni, XV, 1). 

 

1° Preludio. Gesù discendeva la vallata del. Cedron. Vi erano vigne, ed esse furono l'occasione di questa parabola. 

 

2° Preludio. «O mio Signore, e mio Dio, restate con me; voi siete la mia gloria e la mia delizia, la mia speranza e tutto il mio amore». (Imitazione, 35). 

 

1° PUNTO: Io sono veramente la vite, e il Padre è il vignaiolo. — Gesù passa vicino alle vigne che si potavano in questa stagione: vede i tralci vivi carichi di gemme e vede i tralci tagliati caduti a terra, e questa vista gli presenta un bel tema per una parabola. Dice: «Io sono la vera vite, la vite piena di succo e di vita». E pensa al suo sangue simile, al vino della vite, che è prossimo a colare sotto il pressoio dell'agonia. Dice ancora: «Mio Padre è il vignaiolo che coltiva con amore la vite ed i rami». — I frutti che questo vignaiolo celeste attende dalla vigna, sono quelli che tengono l'anima unita a Gesù Cristo come i rami sono uniti al ceppo. L'anima cristiana è innestata in Gesù Cristo, rigenerata da lui, ed elevata fino a quella perfezione che fa dei suoi atti tanti frutti divini: frutti d'umiltà, di pace, di modestia, di pietà, di purezza, di zelo, di silenzio, di raccoglimento, di sacrificio, di morte a se stessa; frutti di vita interiore e d'unione costante. La vigna volgare della nostra natura umana non produce niente di tutto questo. Le mancano l'innesto e il succo divino. 

 

2° PUNTO : «Restate in me». — Restiamo uniti alla vite; il vignaiolo stacca dalla vite i tralci morti, e quelli che non portano frutti; monda i sarmenti che danno frutti, perchè ne abbiano a produrre di più. «Questo farà il Padre celeste, dice nostro Signore, staccherà ogni tralcio che non darà frutto, lo getterà lontano da sè, ed esso rimarrà privo del succo che è la grazia e cadrà nella morte spirituale. Ma i tralci che promettono frutti egli li monderà, li purificherà con qualche prova, e li guarirà dalle inclinazioni depravate, perchè portino maggior frutto. «In quanto a voi, dice ancora nostro Signore, voi siete già mondati e purificati dalle istruzioni che io vi ho dato; ma affinchè questa purificazione si conservi, e si completi, affinchè la fecondità delle vostre opere si sviluppi, unitevi sempre più intimamente a me, restate in me e con me, ed io alla mia volta resterò in voi. Come il sarmento non può portar frutto per se stesso, se non rimane unito alla vite, se non è aderente al ceppo, da cui trae il succo vivificante, così voi non potete produrre nulla se non restate in me». Sì, Signore, voglio restare in voi. Sento che è la condizione della vita, della fecondità e della felicità. Voglio restar in voi con la fedeltà del ricordo, della tenerezza e dell'abbandono; con la conformità dei miei pensieri ai vostri pensieri, dei miei sentimenti ai vostri sentimenti, delle mie gioie alle vostre gioie, delle mie tristezze alle vostre tristezze, del mio volere alla vostra volontà. Voglio non avere con voi che un'esistenza, che un fine, che una felicità: la gloria di Dio, il regno del Sacro Cuore e la salute delle anime. 

 

3° PUNTO : «Ed io in voi». — Che buona parola! Nostro Signore stesso ci dice che vuol restare in noi. Con lui è la vita, la gioia, la pace, la fecondità; senza di lui è la morte. «Io sono il ceppo della vite, dice, e voi siete i sarmenti; chiunque rimane in me, ed io in lui, porterà molti frutti, ma senza di me, della mia grazia e del mio concorso, voi non potete far nulla di buono e di utile, voi sareste dei sarmenti secchi che il vignaiolo tronca, e getta al fuoco». Sì, senza la grazia santificante, le mie opere sarebbero opere morte; io non sarei buono che per il fuoco come un ramo staccato. «O la vite o il fuoco» dice sant'Agostino. Senza la grazia attuale, non si ha nè progresso, nè perseveranza nelle opere della salute. Signore, queste parole che voi avete detto: «Io in voi» m'impressionano profondamente. Come voi volete restare in me? Ma non sapete che il mio cuore non è che lordura, ignoranza, ingratitudine e follia? — Sì, mi risponde nostro Signore, io voglio restare in voi, ed io vi amo... Come mio Padre mi ama, ed ha messo in me tutte le sue compiacenze, io pure vi ho amati con amore ineffabile fino a morire per voi, fino a restare con voi nell'Eucaristia e nella grazia, fino a trattarvi come i miei amici più cari. 

 

Risoluzioni. — Signore, restate in me, e fate che io resti in voi. Sì, voi siete la vite, e quando io mi separo da voi, sento che trovo la morte. Tenetemi unito a voi nella grazia, santificante, nel ricordo assiduo della vostra presenza, nella meditazione dei vostri misteri. Io voglio restare sul vostro Cuore, ove è tutta la mia vita e la mia felicità. 

 

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