UN ANNO CON IL SACRO CUORE

 

16° Dicembre

 

NOSTRO SIGNORE LODA LA MORTIFICAZIONE DI SAN GIOVANNI BATTISTA 

 

Cosa siete voi andati a vedere? Forse un uomo delicatamente vestito? Certo, che coloro che portano abiti preziosi, e stanno sul lusso, vivono nelle case dei re... Invece venne Giovanni Battista, che non mangia pane, nè beve vino (S. Luca, VII, 25, 33). 

 

1° Preludio. Nostro Signore richiama la nostra attenzione sulla mortificazione del Precursore. S. Giovanni, andato al deserto, preferì vestiti ordinari e cibi grossolani. 

 

2° Preludio. Signore, aiutatemi a gustare la mortificazione che è quella che ha fatto di S. Giovanni Battista il più grande fra i figli degli uomini. 

 

1° PUNTO: Nostro Signore richiama l'attenzione dei discepoli sulla mortificazione di san Giovanni Battista. — Dopo la partenza degl'inviati di Giovanni nostro Signore parla ai discepoli della mortificazione del Precursore, fa notare il soggiorno di lui nel deserto, il disprezzo per gli abiti preziosi e per le gioie del mondo, l'amore per il digiuno e per le austerità (S. Luca VII, 7). Nostro Signore insegna anche e successivamente e secondo le circostanze, tutte le sorgenti della grazia: la pazienza, la fede, la docilità di spirito, la mortificazione. Così ci vuol preparare ad una più grande unione con lui. La Chiesa ha agito assai saggiamente mettendoci sotto gli occhi tutti gli insegnamenti di Giovanni per prepararci alla grande festa del santo Natale. Le grazie che ne riporteremo, saranno proporzionate alla nostra preparazione. 

 

2° PUNTO: Necessità della mortificazione per santificarci. — La mortificazione è una condizione della vita soprannaturale, e Dio l'aveva già lodata nell'antica legge: «La scienza non si trova fra quelli che vivono nelle delizie» (Giobbe XXVIII, 13). Anche nostro Signore ci ha dato un grande esempio di mortificazione: Il Cristo non si è compiaciuto in se stesso, ma ha realizzato ciò che era stato detto di lui nel salmo LXVIII: Signore, ho preso su di me, per espiarli, i peccati che si facevano contro di voi (Ai Rom. XV, 3). Non doveva, secondo la sua missione, riparare i peccati degli uomini e indicare ai suoi discepoli un rimedio contro i pericoli della sensualità? E' per nostro amore che egli ha praticato la mortificazione: è per un giusto contraccambio d'amore che noi la dobbiamo praticare secondo il consiglio di san Paolo: «Portiamo sempre in noi la mortificazione di Gesù, affinchè la sua vita si manifesti in noi» (II Cor. IV, 10). Mediante la mortificazione noi viviamo a sua somiglianza, o piuttosto viviamo in lui, e possiamo continuare in lui la vita di vittima per la gloria di Dio e la salute delle anime. San Paolo dice: «Vi supplico, fratelli miei, di fare dei vostri corpi un'ostia santa, cara a Dio» (Ai Rom. III, 1). Ed ancora: «Per voi, Signore, noi ci siamo mortificati come agnelli immolati» (Ai Rom. VIII, 36). La mortificazione è un rimedio necessario contro il peccato e la sensualità. E' una morte che dà la vita: «Se vivrete secondo la carne, morrete; ma se mortificherete la carne per lo spirito, vivrete» (Ai Rom. VIII, 13). Sant'Agostino ci dice in due parole: Morite per vivere: — Morere ut vivas (De verb. apost.). Riassume allora le regole della mortificazione in due parole improntate alla filosofia: soffrite tutto ciò che si presenterà; astenetevi da tutto ciò che potrebbe accarezzare i sensi a spese dello spirito. Morite al mondo ed a voi stessi per vivere in Gesù e con Gesù. Distruggete in voi l'amor proprio, la noncuranza, la pigrizia, la sensualità, per farvi regnare la carità, l'amor di Dio, che è la vera vita dell'anima. 

 

3° PUNTO: Caratteri della mortificazione. — Non dimentichiamo che questa mortificazione deve essere continua ed universale. Non accontentiamoci di rintracciare le cose illecite, ma anche i piaceri permessi, per l'amore di nostro Signore, per espiare i peccati, per acquistare grazie più grandi. La mortificazione è la virtù più estesa nella pratica: abbraccia l'interiore e l'esteriore dell'uomo cristiano, l'anima, le potenze, il corpo ed i sensi. Cerchiamo di essere continuamente vigilanti. San Bernardo ci aiuta con confronti a comprendere questa necessità: «Una pianta tagliata vegeta ben presto, e un nemico cacciato ritorna subito all'assalto; una torcia spenta si riaccende, appena le venga avvicinata una fiamma, e una passione assopita si risveglia incessantemente». La mortificazione deve essere universale: comincia con l'uomo interiore, rintraccia nel cuore l'amor proprio gli attacchi imperfetti verso le creature, poi il piacere, le antipatie o le predilezioni. Nello spirito corregge l'orgoglio, la vana stima di se, il disprezzo del prossimo, la curiosità ed i pensieri che non sono diretti verso Dio. Si estende sui sensi esteriori, poichè la vista, il gusto, l'udito, l'odorato portano la corruzione nell'anima, se non si ha cura di mortificarli. Riconosco, ahimè, che io ho ancora tutt'intero questo lavo da fare: il lavoro mi scoraggia, l'afflizione m'abbatte, l'umiliazione mi rivolta, e non so farmi la minima violenza. Invece di portare la croce dietro a Gesù Cristo amo ancora la sensualità, la mollezza, il piacere, la pigrizia. Il cuore è ripieno d'amor proprio, lo spirito di vanità e d'orgoglio. Vi supplico, Signore, per intercessione di Maria, di armarmi contro me stesso, di armarmi della spada salutare della mortificazione che mi faccia morire al peccato ed al mondo, per vivere in voi e con voi. 

 

Risoluzioni. — Veglierò sullo spirito e sui sensi per allontanarne l'orgoglio, la curiosità, la sensualità; sul cuore per staccarlo dalle creature e riservarlo tutto al Cuor di Gesù. 

 

FIORETTO: - Recita nove Ave Maria; fa un sacrificio.

 

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CAPPELLINA

 

 

 

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