UN ANNO CON SAN GIUSEPPE

 

29° Gennaio

 

Morte di S. Giuseppe e sua sepoltura. 

 

L'ultimo momento per S. Giuseppe era giunto, fece un ultimo sforzo per alzarsi ed adorare Colui che gli uomini chiamavano suo figlio, ma che S. Giuseppe considerava per suo Signore e Dio. Egli voleva gettarsi ai suoi piedi, ma Gesù non permise ch'Egli s'inginocchiasse, e lo ricevette nelle sue braccia. Così poggiando il venerando capo sul divino petto di Gesù, con le braccia vicine a quel cuore adorabile, spirava Giuseppe, dando agli uomini un ultimo esempio di fede e d'umiltà. Era il diciannovesimo giorno di Marzo, l'anno di Roma 777, il trentesimo dalla nascita del Salvatore. Gesù e Maria piansero sulla fredda spoglia di S. Giuseppe, e fecero presso di Lui la mesta veglia dei morti. Gesù lavò Egli stesso questo corpo verginale, gli chiuse gli occhi e gl'incrociò le mani sul petto ; poi lo benedisse per preservarlo dalla corruzione della tomba, e pose a sua custodia gli angeli del Paradiso. I funerali del povero operaio furono modesti, come modesta era stata tutta la sua vita. Ma se parvero tali in faccia alla terra, ebbero per altro così grande onore, che non vantarono certamente i più gloriosi imperatori del mondo, giacché ebbero presso l'augusta salma, il Re e la Regina del Cielo, Gesù e Maria. Il corpo di Giuseppe fu deposto nel sepolcro dei suoi padri, nella valle di Giosafat, tra la montagna di Sion e quella degli Oliveti. Su questa terra tutto finisce ; finiscono i giorni, le settimane, i mesi, gli anni, i secoli ; finiscono le stagioni, i regni, le nazioni ; finiscono i piaceri, la gloria, le tribolazioni, tutto finisce, e con tutto il resto finisce anche la vita dell'uomo. Anche per noi verrà quell'ora estrema ; la nostra patria non è questa terra, è il Paradiso ; distacchiamo dunque fin d'ora il nostro cuore dalle cose di questo mondo ; viviamo lontani dal peccato, stiamo con Maria e con Gesù in vita ; e in quel terribile punto, dal quale dipenderà l'eternità, avremo anche noi ai lati Gesù e Maria, nelle cui mani, spirando l'anima nostra immortale, saremo felici in eterno. 

 

PROPOSITO. 

Nel mettermi a letto m'immaginerò di mettermi nella bara e dirò: S. Giuseppe, fatemi la grazia ch'io muoia in grazia di Dio. 

 

ESEMPIO 
S. Giuseppe consola in morte i suoi devoti. Una venerabile Suora dell'ordine di S. Francesco avendo avuta in tutta la sua vita una grande devozione a S. Giuseppe, ne fu ricompensata all'ora della sua morte con il più dolce favore. Il Santo le apparì, e venne Egli medesimo ad alleviarle gli spasimi degli ultimi istanti, e per colmo di consolazione, teneva fra le braccia Colui che forma la gioia degli angeli, la bellezza del paradiso, la vita delle anime innocenti, cioè il Bambino Gesù. Non si può esprimere l'ineffabile felicità di cui fu inondato il cuore della santa malata. Ci basti il dire che le religiose stesse che la assistevano erano meravigliate, vedendola indirizzare la parola ora a S. Giuseppe, ora al suo divin Figlio ; ringraziare uno di essere venuto a farle una visita, la quale per lei era come caparra del Paradiso ; ringraziare l'altro di essere venuto sotto una forma così amabile, ad invitarla al convito nuziale ch'Egli preparò nel Cielo alle vergini sue spose. I gesti e gli sguardi della malata indicavano che S. Giuseppe aveva fatto qualche cosa di più, che le aveva dato il Bambino tra le braccia come per rammemorare in quella sua devota serva la beata sua morte a Nazaret tra le braccia del Salvatore. 

 

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CAPPELLINA

 

 

 

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