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UN ANNO CON DON ALBERIONE

30° Gennaio

IL PURGATORIO 

 

...Badi però ciascuno al come tira su la fabbrica, perché nessuno può gettare altro fondamento che quello già posto, cioè Gesú Cristo. Se si fabbrica su questo fondamento con oro, argento, pietre preziose, legno, fieno, paglia, apparirà quale sia l'opera di ciascuno, perchè il giorno del Signore la farà conoscere, dovendosi manifestare per mezzo del fuoco; e così il fuoco proverà quale sia l'opera di ciascuno. Se il lavoro che ciascuno ha fatto sul fondamento resterà, egli ne avrà ricompensa; se invece piglierà fuoco, ne soffrirà il danno: sarà però salvo, ma come attraverso il fuoco (I Cor. 3,10-15). 

 

1. E' il luogo e lo stato nel quale si trovano le anime dei giusti, passati all'eternità con peccati veniali o col debito di pene temporali. Soffriranno sino a quando avranno pagato tutto il debito alla Divina Giustizia. Si chiama anche: luogo di gemiti e di lacrime, fuoco purgante, carcere. Dice il Concilio di Trento: «La Chiesa pienamente ammaestrata dallo Spirito Santo, secondo la Scrittura e la Tradizione insegna che il Purgatorio esiste e che le anime là trattenute possono essere soccorse dai fedeli, specialmente col Santo Sacrificio della Messa». In una delle battaglie che Giuda Maccabeo combattè per l'onore di Dio e per il suo popolo, caddero anche dei soldati ebrei. Nel dare loro sepoltura furono trovati nelle tuniche alcuni oggetti preziosi offerti agli idoli; la legge ebraica proibiva di conservarli. Tuttavia erano morti in grazia, come appare dalla scrittura. Giuda raccolse dodici mila dramme d'argento e le mandò a Gerusalemme perchè si offrisse un sacrificio per i peccati di quei defunti. «Santo e salutare è, dunque, il pensiero di pregare per i defunti». 

 

2. S. Agostino dice che alcuni fedeli si salvano più o meno presto per mezzo di un fuoco purificante, secondo che maggiori o minori attaccamenti ebbero su la terra. Vi è infatti un modo di vivere nè tanto buono per meritare subito il cielo; nè tanto cattivo per meritare gli eterni supplizi dell'inferno. Vi sono pene temporali che debbono scontare coloro che non meritano le pene eterne. Ecco le cause: il peccato veniale, non ancora perdonato almeno quanto alla pena; la vita tiepida e languida che non può assicurare l'ingresso immediato alla visione ed all'unione totale con Dio in Paradiso; la pena dei peccati mortali ancora da scontarsi; le inclinazioni naturali non ancora corrette nè domate. San Cesario d'Arles dice che, se non soffriamo volentieri sulla terra, nè ci curiamo di fare penitenza, dovremo fermarci in Purgatorio finché tutto sia soddisfatto, come si brucia il legno, il fieno, la stoppa. 

 

3. Mio Dio, tante volte ho peccato; ma poi non ho pensato a fare la penitenza. Eppure so per fede che voi nulla dimenticate del bene; ma che anche nulla dimenticate del male. E' scritto nel Vangelo: «Anche di una parola oziosa si dovrà rendere conto nel giorno del giudizio» (Mt. 2,36). 

 

ESAME. - Ho già fatta la penitenza dovuta ai miei peccati? Oppure mi sono limitato a confessarmi ed a compiere la piccola soddisfazione imposta dal confessore? Commetto ancora peccati veniali? Vivo così fervorosamente da meritare appena sarò spirato, l'ingresso in cielo? 

 

PROPOSITO. - Voglio vincere la mia tiepidezza per accendermi di amore al mio Dio; bruciare qui d'amore, per non ardere nelle fiamme del Purgatorio. 

 

PREGHIERA. - Signore, datemi lo spirito di penitenza; concedetemi un cuore mondo, bianco più della neve; fate che io sempre ricordi il mio peccato per umiliarmi, per confidare, per emendarmi, per ripararlo. 

 

 

FIORETTO: — Accostatevi ai santi Sacramenti e pregate il Beato perché vi ottenga dal cielo il dono della perseveranza.

 

 

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