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UN ANNO CON DON ALBERIONE

10° Febbraio

L'INFERNO - I 

 

Il Figlio dell'uomo manderà i suoi angeli che toglieranno dal suo regno tutti gli scandali e tutti gli operatori d'iniquità e li getteranno nella fornace ardente, ove sarà pianto e stridor di denti. Allora i giusti splenderanno come sole nel regno del loro Padre. Chi ha orecchi da intendere intenda (Mt. 13, 41-43).

 

1. L'inferno è il luogo e lo stato al quale sono condannati coloro che muoiono in peccato mortale. L'esistenza dell'inferno, la sua eternità, le pene formano il dogma più terribile della religione nostra. E' la verità che incute più timore; ed è anche una verità che ha indotto tanti a mutare vita e salvarsi. Il Divino Maestro insegnò che chi pecca contro lo Spirito Santo non sarà perdonato in eterno; che i Giudei che rigettavano la parola di Dio sarebbero caduti nelle tenebre esteriori; che gli scandalosi saranno arsi da fiamme inestinguibili; che il ricco epulone dopo morte venne sepolto nell'inferno; che chi rifiuta la carità al prossimo discenderà nel fuoco eterno. «Se la tua mano ti scandalizza, tagliala. E' meglio per te entrare in Paradiso con una sola mano che con due cadere nell'inferno» (Mt. 5, 30; 18, 8) «dove il fuoco più non si estingue ed il verme non muore». 

 

2. La prima pena dell'inferno è la pena del danno; cioè la privazione della vista di Dio. Dirà Gesù Cristo ai reprobi nella sentenza finale: «Andate lontano da me, o maledetti, nel fuoco eterno... allontanatevi tutti voi che avete operato iniquamente» (Mt. 25, 41). Il peccatore si è allontanato da Dio: «Peccatum est aversio a Deo». Passato all'eternità in tale stato egli non può più avvicinarsi a Lui. La pena del danno è la più terribile delle pene. Infatti è la perdita del Sommo Bene che è Dio. Passata l'anima all'eternità non ha più che un desiderio nel quale tutti i desideri si concretano: e questo desiderio non sarà mai soddisfatto. L'uomo, elevato all'ordine soprannaturale ha una tendenza irresistibile verso Dio; ma nell'inferno, questa tendenza sarà in eterno contrariata. L'anima si vedrà respinta da Dio mentre vorrebbe slanciarsi verso di Lui: sarà come lacerata in se stessa. Pena tanto più grave quanto più alte erano le aspirazioni e più gravi sono stati i suoi peccati. 

 

3. Intendo ora, o mio Dio, la Vostra minaccia: «Il peccatore comprenderà il suo stato e si adirerà; anzi si gonfierà per la veemenza della rabbia e fremerà con i denti per l'ira; il suo desiderio di veder Dio non sarà mai appagato» (Sal, 3, 1). E mentre io medito questi dolori dall'inferno si eleva un gemito eterno: «Sono arso in questa fiamme» (Lc. 16, 24). 

 

ESAME. - La coscienza mi rimorde forse di qualche colpa grave in pensieri, parole, opere od omissioni? Mi metto in pericolo ed occasione di peccare e quindi di dannarmi? 

 

PROPOSITO. - Voglio salvarmi, perciò eviterò tutte le occasioni di peccato. 

 

PREGHIERA. - Piuttosto che perdermi mi sia tagliata la mano; mi sia troncato il piede, mi venga strappato l'occhio. Se vi è in me qualcosa che mi mette in pericolo di perdizione fatemelo conoscere, o Spirito Santo. E se questa mi fosse cara come la mano, il piede, l'occhio, datemi forza: che io tutto lasci, ma che non lasci Voi, o mio unico vero Bene, che non Vi perda in eterno, o sola Felicità. 

 

 

FIORETTO: — Quando sarai coricato, pensa se, giudicato in questa notte, potresti sperare la sentenza del giusto. Un Pater a S. Giuseppe.

 

 

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