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UN ANNO CON DON ALBERIONE

13° Febbraio

IL PARADISO 

 

Noi sappiamo difatti che se la casa terrestre, nostra abitazione è disfatta, abbiamo da Dio una dimora non fatta da mano d'uomo, eterna nei cieli. Ed é per questo che sospiriamo, bramando di essere rivestiti della nostra abitazione che è celeste, a meno che non siamo trovati ignudi, mal vestiti, E finché noi siamo in questa tenda gemiamo oppressi perché non vogliamo essere spogliati, ma aver un altro vestito su questo, affinché ciò che è mortale sia assorbito dalla vita (2 Cor. 5, 1-4). 

 

1. Il Paradiso è il luogo e lo stato della suprema beatitudine, nella quale gli angeli buoni, e gli uomini giusti, godono il premio della loro fedeltà a Dio. Si dice stato: poichè solo in esso è soddisfatto pienamente ogni nostro desiderio e ogni nostra sete di verità, di bene, di gioia. Tutto insieme il creato non appagherebbe mai questa nostra brama. In esso l'anima, investita dalla divina grazia, acquista forza e potenza divina per cui soprannaturalmente conoscerà Dio, amerà Dio e godrà Dio: come Dio naturalmente conosce Sè stesso, ama Sè stesso e gode Sè stesso. Si dice luogo: poiché è ormai il pensiero dei teologi, conformemente ai Padri ed all'insegnamento della Chiesa, che il Paradiso sia un luogo. Dove sia e quale sia non conosciamo; ma è quel luogo ove insieme abitano la sacra umanità di Gesù Cristo, la Beata Vergine, i Santi, gli Angeli buoni. 

 

2. La beatitudine celeste consiste nella visione, nell'amore e nel gaudio eterno. Si dice «riposo eterno», poichè è il termine della fatica e del lavoro. Si dice «vita eterna», perché è la vita più vera, la spirituale; la vera vita, quella divina. L'eterna, poichè più non si conoscerà fine nè morte. Si dice «mercede» poichè è la ricompensa che Dio dà ai suoi servi fedeli. Viene ancora chiamata «convito con Dio» ad indicare l'intimità con il Signore secondo le parole: «Ecco, sto alla porta e picchio; se uno ascolterà la mia voce e mi aprirà la porta, io entrerò da lui, e cenerò con lui, ed egli cenerà con me» (Apoc. 3, 20). Oppure. «corona di giustizia» secondo la divina promessa data a chi avrà ben combattuto sulla terra. Si dice: gloria, onore, splendore, regno dei cieli, visione, Gerusalemme celeste, gaudio, luce eterna, felicità, beatitudine, patria celeste, l'eterno peso di gloria, cielo. 

 

3. «Credo la vita eterna». Divino Maestro mandate il Vostro Spirito sopra di me, affinché io creda sempre di più. Lassù sono atteso da Dio, da Gesù Cristo, dalla Vergine, dai Santi. Io sono cittadino del cielo; qui mi trovo temporaneamente, come in esilio; viaggio verso il Paradiso. Là avrò dimora stabile. 

 

ESAME. - Tutto mi è dato in uso, come ho l'uso di un posto nello scompartimento di un treno. Mi considero pellegrino? Uso delle cose del mondo solo come di mezzi? con indifferenza? senza attaccarvi il cuore? 

 

PROPOSITO. - In alto il cuore! Lo terrò sempre rivolto al cielo. 

 

PREGHIERA. - Imprimete in me, o Divino Spirito, le parole dell'Apostolo S. Paolo: «Dico, o fratelli: il tempo è breve; bisogna quindi che quelli che hanno moglie vivano come se non l'avessero; e quelli che piangono come se non piangessero; e quelli che sono contenti, come non fossero nell'allegrezza; e quelli che comprano come se nulla possedessero; e quelli che usano di questo mondo, come se non ne usassero, perché passa la scena di questo mondo». 

 

 

FIORETTO:— Recita i sette dolori della santissima Vergine, o sette Gloria Patri, in ricordo di essi.

 

 

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