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UN ANNO CON DON ALBERIONE

15° Marzo

IL PECCATO MORTALE - I 

 

Udite o cieli, e tu porgi l'orecchio o terra; perchè il Signore ha parlato: ho nutriti ed esaltati dei figli, ed essi mi han disprezzato. Il bue conosce il suo padrone e l'asino la greppia del suo signore; ma Israele non mi riconosce, il popolo mio non intende. Guai alla nazione peccatrice, al popolo carico d'iniquità, alla razza malvagia, ai figli scellerati: hanno abbandonato il Signore, han bestemmiato il santo d'Israele, si sono allontanati, voltando le spalle (Is. 1, 2-4). 

 

1. E' la volontaria trasgressione di una legge divina in materia grave. Può essere commesso: con la mente quando deliberatamente uno trattiene e si compiace di pensieri contro la carità, la purezza o altre virtù. «I cattivi pensieri sono l'abominazione del Signore» (Pro. 15, 26). Col sentimento quando si desiderano cose cattive, ci si compiace di peccati passati. «Chiunque avrà guardato una donna per concupiscenza, nel suo cuore ha già commesso adulterio su di lei» (Mt. 5, 28). «Diventarono abominevoli come le cose da loro amate» (Os. 9, 10). Con le parole: quando viene offesa gravemente una virtù cristiana per es. la fede, la carità, la purezza, l'obbedienza con espressioni, discorsi, canzoni, calunnie, bestemmie, scritti, conferenze, ecc. Con le opere esterne come la vendetta, la superstizione, il furto, profanazione del giorno festivo. Con le omissioni, allorchè si trascura di eseguire un precetto, come la Messa festiva, la correzione e l'istruzione dei figli, ed in generale gli obblighi del proprio stato. 

 

2. Il peccato mortale è: Una vera ingratitudine verso Dio, nostro benefattore. Egli tutto ci ha dato: la mente, il corpo, la lingua; il peccatore si serve del dono stesso per offendere il suo Creatore. E' una ribellione a Dio creatore, padrone, padre. Il Signore ha dato la sua legge; ma il peccatore grida il suo: «Non serviam: non obbedisco». E' una stoltezza; poiché solo in Dio e nella Sua volontà l'uomo può trovare pace, benedizioni, salvezza. Il peccatore si condanna ad una vita di rimorsi, a molti castighi e specialmente all'eterna dannazione. «Egli (Dio) odia l'empietà e l'empio assieme» (Sap. 14, 9). 

 

3. Ecco, o mio Dio, ai Vostri piedi l'ingrato, il ribelle, lo stolto che follemente tante volte Vi ha insultato. Sono qui per invocare pietà e perdono. Voi avete detto: «Alzerà a me la voce ed io lo esaudirò. Mi invocherà ed io lo ascolterò» (Sal. 90, 15). 

 

ESAME. - Posso peccare gravemente contro ognuno dei comandamenti: Ho mancato sul primo? sul secondo? sul terzo? ecc. 

 

PROPOSITO. - Chiederò sempre una cognizione esatta del peccato e cercherò di istruirmi sulla natura e le conseguenze di esso. 

 

PREGHIERA. - Signore, mi avete aspettato a penitenza, non mi avete castigato mentre stavo in peccato. Io benedirò in eterno la Vostra misericordia. Ma Vi supplico con le lacrime agli occhi; non permettete che ancora io pecchi! Tuus sum ego, salvum me fac: sono Vostro, o Signore, salvatemi. Salvatemi per virtù della croce, per il Vostro sacratissimo Cuore. Vergine SS., per i dolori da Voi sofferti sul Calvario, ottenetemi la grazia di preferire la morte a qualunque peccato. 

 

 

FIORETTO: - Trattieniti dal parlare troppo e recita cinque Gloria Patri umilmente.

 

 

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