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UN ANNO CON DON ALBERIONE

16° Marzo

IL PECCATO MORTALE - II 

 

Gli occhi del Signore sono rivolti verso coloro che lo temono ed Egli conosce tutto ciò che fanno gli uomini. A nessuno ha comandato di fare il male, a nessuno ha dato il permesso di peccare. Perché Egli non desidera di aver un gran numero di figliuoli infedeli e inutili (Ecl. 15, 20-22). 

 

1. Ingiuria Dio. La malizia di un'ingiuria è tanto più grave, dice S. Tommaso, quanto maggiore è la distanza tra la persona che la compie e quella a cui è diretta. Ora la distanza tra Dio e l'uomo è infinita. Dio è tale maestà che innanzi a Lui tutto il cielo e tutta la terra sono come arena (Is. 40, 15) o come se non vi fossero. E l'uomo è una sua piccola e debole creatura: a confronto di Dio è meno di un pulviscolo. Perciò, dice S. Tommaso: Il peccato ha in sè una malizia quasi infinita, perché è infinita la maestà che offende. E S. Alfonso: «Se tutti gli Angeli e tutti gli uomini si offrissero insieme a morire ed annichilarsi, non basterebbero a soddisfare per un solo peccato». Perciò Dio castiga il peccato grave con l'inferno che non avrà fine. Ad una malizia infinita in sé, corrisponde un castigo infinito nella durata. 

 

2. Disonora Dio. Infatti preferisce una vile soddisfazione e qualche bene terreno a Dio, alla Sua grazia ed alla Sua amicizia. Quasi il peccatore pesa su i due piatti della bilancia Dio bene infinito e il suo capriccio; confronta un po' di onore con la infinita grandezza del Signore; paragona Barabba con Gesù Cristo... E dà la preferenza al suo capriccio, alla sua superbia, a Barabba, contro Dio e contro Gesù Cristo. Dio si lamenta nella Scrittura: A chi mi hai paragonato? A chi mi hai eguagliato? (Is. 40, 25) Per te, dunque, Dio è così misera cosa? Non peccheresti sotto l'occhio di un superiore, forse; ma la presenza di Dio non la rispetti? 

 

3. Signore, tanto Vi ho amareggiato, con le mie colpe. Voi siete il Bene infinito ed eterno ed io Vi ho cambiato per un gusto sensibile che, appena provato, è sparito. Ma Voi, benché da me disprezzato ora mi offrite il perdono, se lo voglio; e mi promettete di ricevermi nella Vostra grazia se mi pento di cuore. 

 

ESAME. - Il peccato dipende per lo più dal mettersi nell'occasione. Occasioni sono i compagni, i libri, gli sguardi, i pensieri cattivi. Mi espongo io a qualcuna di queste occasioni? 

 

PROPOSITO. - Nelle tentazioni penserò: Dio mi vede: Come sarò così temerario da ingiuriarlo alla sua presenza? 

 

PREGHIERA. - Comprendo, o Signore, ora qui ai Vostri piedi come il peccato sia il più gran male, anzi l'unico vero male. Le altre disgrazie e pene possono servirmi di penitenza, purificazione, prova e merito... solo il peccato è in sé male, causa di molti mali, solo e sempre male. Esso mi priva di Voi. Mi pento, o Signore, della mia temerarietà. Sono stato più stolto che se una formica insultasse e sfidasse un soldato potentemente armato. Ma ora ritorno a Voi, come il figliuol prodigo: Mi alzerò e andrò da mio padre. Voi siete il mio Padre; io il vostro figlio ingrato. Signore, datemi luce, datemi forza, datemi la perseveranza. Propongo di fuggire le occasioni. 

 

 

FIORETTO: — Disprezza le derisioni dei mondani, apprezza solo il giudizio dei buoni e della coscienza.

 

 

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