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UN ANNO CON DON BOSCO

13° Luglio

207) Cosa ci ordina l'ottavo comandamento? 

 

L'ottavo comandamento ci ordina di dire a tempo e luogo la verità, e d'interpretare in bene, possibilmente, le azioni del prossimo. 

 

257 - Bugia punita. 

 

Giezi, servitore del profeta Eliseo, avido di danaro, lasciò allontanare Naamano, capo delle milizie siriache, mondato dalla lebbra da Eliseo, poi gli corse dietro, e raggiuntolo gli disse: — Il mio padrone mi manda a pregarti che tu gli faccia dono di un talento e di due abiti per due giovani testé arrivati. Naamano prontamente gli diede più che non chiedeva. Giunto a casa, Eliseo lo interrogò dicendo: — Donde vieni, o Giezi? E questi soggiunse: — Non sono stato in alcun luogo. Eliseo, vedendo che alla menzogna aggiungeva altra menzogna, — Or bene, concluse, avrai ben tosto il dovuto guiderdone della tua avarizia e del tuo mentire. Ed in quell'istante fu tutto coperto di lebbra, e scacciato per sempre dal servizio del Profeta. La bugia ci disonora dinanzi a Dio e dinanzi agli uomini. (Bosco, Storia Sacra). 

 

258 - Anania e Zaffira. 

 

Un certo Anania con sua moglie Zaffira fecero a Dio promessa di vendere un loro podere, ed al pari degli altri fedeli portarne il prezzo agli Apostoli, affinchè lo distribuissero secondo i vari bisogni. Eseguirono essi puntualmente la prima parte della promessa, ma l'amor dell'oro li condusse a violare la seconda. Essi erano padroni di tenersi il campo oppure il prezzo, ma fatta la promessa erano tenuti a mantenerla, perché le cose che si consacrano a Dio od alla Chiesa diventano sacre ed inviolabili. D'accordo pertanto tra di loro ritennero per sè una parte del prezzo, e portarono l'altra a San Pietro, con intenzione di dargli ad intendere che questa fosse l'intera somma ricavata dalla vendita. Pietro ebbe speciale rivelazione dell'inganno, ed appena Anania comparve al suo cospetto, senza dargli tempo di proferir parola, con tono autorevole e formidabile, si fece a rimproverarlo così: «Perchè ti sei lasciato sedurre dallo spirito di satana, fino a mentire allo Spirito Santo, fraudando una porzione del prezzo di quel tuo campo? Non era esso in tuo potere prima di venderlo? e dopo di averlo venduto non era a tua disposizione tutta la somma ricavata? Perchè dunque hai dato ricetto a questo reo disegno? Devi perciò sapere che hai mentito non agli uomini ma a Dio ». A quel tono, a quelle parole Anania come colpito da un fulmine, cadde morto sull'istante. Appena passate tre ore venne anche a presentarsi a Pietro Zaffira, senza nulla sapere del tragico fine del marito. L'apostolo usò maggiore compassione verso di costei, e volle darle spazio di penitenza con interrogarla se quella somma fosse l'intero prodotto della vendita di quel campo. La donna con intrepidezza e temerità uguale a quella di Anania, con un'altra bugia confermò la bugia di suo marito. Perciò ripresa da San Pietro con lo stesso zelo e con la medesima forza, cadde anch'ella sull'istante e spirò. Giova sperare che un così terribile castigo temporale avrà contribuito a far loro risparmiare il castigo eterno nell'altra vita. Una pena così esemplare era necessaria per insinuare venerazione per il cristianesimo a tutti quelli che venivano alla fede a procacciare rispetto al principe degli Apostoli, come eziandio per dare a noi un esempio nel modo terribile con cui Dio punisce lo spergiuro, e in pari tempo ad ammaestrarci ad essere fedeli alle promesse fatte a Dio. (Bosco, Storia Eccl.). 

 

259 - Non lavori tu? Opererò io! 

 

Don Bosco seguiva i suoi giovani anche nelle vacanze! Voleva che ogni 15 giorni gli scrivessero per dar loro come risposta salutari consigli. Un anno, di 40 che andarono in famiglia e che promisero di scrivergli, neppure uno mantenne la promessa. Ma ritornati all'Oratorio Don Bosco li interrogò perchè non gli avessero scritto! — Le cose nostre non andavano bene: avevamo paura. — Ah! Avevate paura! Ma non sapete che questo è un inganno del demonio? Egli gode del vostro silenzio, della vostra ripugnanza a far ciò che è necessario per vincere il male o per premunirsi contro di questo e dice: Non lavori tu? Opererò io. Taci tu? Parlerò io. E così egli vi chiude la bocca per poi aumentarvi il rossore. (M. B., XII, 368). 

 

260 - A tempo e luogo. 

 

Don Bosco fu invitato a pranzo in una illustre famiglia, dove si trovò in un convegno di scienziati e filosofi di quel tempo, tra cui v'era il Farini, autore della « Storia dello Stato Romano ». A mensa si ragionò di argomenti politici e religiosi. Don Bosco ascoltava senza profferir parola. In sul levar delle mense ecco aggirarsi i discorsi sulla Storia dello Stato Romano del Farini, che allora allora era stata data alla stampa. Alcuno, avendo osservato come Don Bosco fosse rimasto taciturno in tutto il tempo del pranzo, lo invitò ad esporre anch'egli qualche sua idea. Don Bosco annuì volentieri, perchè la palla gli veniva al balzo. Senza acrimonia, ma con franchezza, in mezzo alla curiosità universale, osservò che la Storia di Farini non era degna di gran lode e per certe inesattezze storiche e per il disonore che talora versava sopra il Dominio temporale dei Papi, dimostrando di conoscere a fondo gli scritti di Farini. Pensate qual fu la sorpresa di Don Bosco allorchè gli fu detto: — Conosce lei il Dottor Farini? — Non lo conosco. — Eccolo; ho l'onore di presentarglielo. Don Bosco non si turbò; salutò cortesemente Farini, gli domandò scusa, dichiarando che non aveva intenzione di offendere alcuno; e mantenne il suo detto, continuando a fargli notare con bel garbo come fosse caduto in parecchi grossi errori nel capitolo dei Casi di Romagna. Tutti credevano che Farini se ne adontasse, andasse in collera e si difendesse; ma egli mostrò invece di gradire molto quella critica assennata, e ringraziò Don Bosco dicendogli: — Si vede che lei è pratico e conosce bene la storia; mi piace la sua schiettezza: nessuno finora mi fece mai queste osservazioni. (M. B., IV, 130-132). 

 

261 - Il vaso dell'olio. 

 

Durante un'assenza della mamma, Giovannino Bosco volendo prendere un oggetto in alto, urtò in un vaso pieno di olio, che cadde a terra rompendosi. Sapendo di non poter togliere la macchia e l'odore diffuso, pensò a far sì che la mamma non ne avesse dispiacere. Tolse una verga dalla siepe, la ripulì bene e andò incontro alla mamma. Essa appena lo vide, gli disse: — Ebbene, come stai? sei buono? — Oh! mamma, guardate qui, e le porse la verga. — Cosa è capitato? Giovannino le raccontò tutto e rimirava la madre con un fare furbo... Margherita, convinta della sua innocenza, lo perdonò dandogli però questo consiglio contro la sventatezza: « Prima di fare una cosa pensa sempre alle sue conseguenze ». (M. B., I, 73-74). 

 

262 - Lettera rivelatrice. 

 

Don Bosco nel settembre del 1863 scrisse al Santo Padre per mezzo del marchese Scarampi. Il Pontefice, ricevuta la lettera, l'aperse subito e la lesse in presenza del marchese, e poi: « Come? — esclamò volgendo e rivolgendo il foglio — come? che cosa mi scrive Don Bosco? non mi aspettavo una simile lettera! ». Quindi rimase pensoso, piegò il foglio e più non disse. Il marchese Scarampi, appena fu di ritorno, passò all'Oratorio, narrò a Don Bosco della lettera consegnata al Papa e dello stupore manifestato da S. Santità nel leggerla. Don Bosco gli rispose: « Ho scritto al Papa che non si lusinghi di queste apparenze di pace; che si prepari a fare il sacrificio della sua Roma, poiché essa sarà preda della rivoluzione ». I fatti gli diedero ragione. (M. B., VII, 478). 

 

263 - Santa franchezza. 

 

Il celebre professore Tomaso Vallauri aveva stampato qualche giudizio sugli autori latini cristiani, biasimandoli con l'asserire che avessero deturpata la lingua. Questo scritto venne nelle mani di Don Bosco, il quale studiò il modo di correggere l'autore. Essendo il Professore venuto a trovarlo egli così prese a parlargli: — Godo di aver fatta conoscenza con uno scrittore noto e che onora tanto la Chiesa coi suoi scritti. E Vallauri: — Vuole forse darmi una staffilata? — Ecco, signor Professore. Ella sostiene che gli autori cristiani antichi non scrissero con eloquenza i loro libri, mentre San Girolamo viene paragonato per il suo modo di scrivere a Tito Livio; Lattanzio a Cicerone, ed altri a Sallustio e a Tacito. Vallauri riflettè; poi disse: — Don Bosco ha ragione. E accettò umilmente varie altre correzioni. (M. B., V, 326). 

 

FRASE BIBLICA. - A chi cammina per la retta via, mostrerò la salvezza di Dio. 

 

UNA MASSIMA DI DON BOSCO. - La carità dei buoni non ha confine.

 

PREGHIERA DEL MESE. - Venite, Spirito di pietà, infondete nel mio cuore la vera devozione e il santo amor di Dio, affinchè Lui solo io cerchi in tutte le mie pratiche di pietà, e amandoLo lo conservi. Così sia. Pater noster... 

 

FIORETTO: — Da ogni cosa creata, sollevati col cuore a Dio; recita il Veni Creator.

 

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