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UN ANNO CON DON BOSCO

20° Agosto

247) Come si dà prova della fede? 

 

Si dà prova della fede confessandola e difendendola,  quando occorra, senza timore e senza rispetto umano,  e vivendo secondo le sue massime : « la fede senza le  opere è morta».. 

 

(...)

 

409 - Bongiovannista?! 

 

Nemico assoluto del rispetto umano, Don Bosco non poteva sopportare in casa giovani, i quali fossero causa di questa mala zizzania  in mezzo ai compagni.  Nell'Oratorio fioriva il piccolo clero e Don Bongiovanni ne era il direttore. Nel '66 vi furono alcuni giovani che presero a criticare  coloro che vi appartenevano, anzi avevano loro aggiunto l'epiteto di  Bongiovannisti. Don Bosco, intervenendo, minacciò più volte di allontanare qualcuno dall'Oratorio, qualora avesse pronunziato il titolo di Bongiovannista. Alcuni, avendo abusato della bontà di Don Bosco, furono mandati alle loro case. Di costoro rimaneva ancora nell'Oratorio un  giovanetto di grande ingegno, di studio assiduo e di una condotta nel  resto veramente buona, che aveva contro il piccolo clero una amarezza inqualificabile. Egli pure, all'avviso di Don Bosco, invece di mutar  sistema, si era inviperito, e di frequente andava ripetendo quel termine ingiurioso, aggiungendo spesse volte: « Piuttosto che appartenere  al piccolo clero, preferisco esser scacciato, preferisco la morte! ».  Rincresceva però a Don Bosco involgere costui nella sentenza degli  altri, perchè il giovane stesso portava grande affetto a Don Bosco  e solo teneva idee sbagliate sulla condotta del piccolo clero. Il momento buono si presentò. Il giovane ricevette da casa una lettera  nella quale i parenti esprimevano la impossibilità di pagare la retta  fissata, per imprevisti dell'annata. Piangente, si presenta a Don Bosco,  il quale dopo le varie insistenze e suppliche del giovane, lo ritiene ad  un patto: di appartenere al piccolo clero. Il giovanetto promise, baciò  la mano a Don Bosco e si ritirò con la testa bassa. La domenica seguente era festa solenne e il piccolo clero, precedendo i ministri sfilava all'altare. Ed ecco, con gran meraviglia di tutti gli alunni che attentamente osservavano, cogli occhi bassi e rosso in viso, vestito di talare  e cotta, avanzarsi, fra gli altri chierichetti, anche quel tale! Fu vergogna però di un sol giorno, perchè da allora in poi continuò a far  bene e a farlo con franchezza.  (M. B., VIII, 348-351). 

 

410 - Santa franchezza. 

 

Don Bosco nel 1860 in occasione della distribuzione dei premi ai  giovani studenti di Valdocco, prima che partissero per le vacanze, diceva loro: « Dite francamente con San Paolo: Non erubesco evangelium!(non mi vergogno del Vangelo) Siate uomini e non frasche! Fronte alta, passo franco  nel servizio di Dio, in famiglia e fuori, in chiesa e in piazza. Che cosa  è il rispetto umano? Un mostro di carta pesta che non morde. Che  cosa sono le petulanti parole dei tristi? Bolle di sapone che svaporano in un istante. Non curiamoci degli avversari e dei loro scherni.  Il coraggio dei tristi non è fatto che dell'altrui paura. Siate coraggiosi, e li vedrete abbassar le ali. Siate di buon esempio a tutti e avrete  la stima e le lodi di tutto il paese. Un villanello che abbia fede, che  bacia e ribacia nella sua capanna un crocifisso, mi innamora; ma un  professore, un capitano, un magistrato, uno studente, che al tocco  della campana, recita con la famiglia l'Angelus, e De profundis per i  suoi morti, questo dico, mi commuove e mi entusiasma ».  (M. B., VIII, 165). 

 

411 - Il piccolo Savoiardo. 

 

Fra i visitatori vi fu a La Spezia l'ispettore scolastico, nel quale  Don Bosco riconobbe un antico catechista dell'Oratorio di Torino per  nome Carlo Alvano Bonino. Non l'aveva più veduto da trent'anni.  Quegli si congratulò con Don Bosco del bene fatto a La Spezia e narrò  un grazioso aneddoto del quale era stato testimonio nel 1850. Un  padre di famiglia, Savoiardo, fattosi protestante in Torino per amore  del denaro con cui si pagavano le apostasie, pretendeva che la moglie  e il figlio facessero come lui, ma non ci riusciva, perchè la donna era  ferma e teneva fermo il suo piccolo. Una notte il fanciullo ebbe un  sogno. Gli sembrava di essere trascinato al tempio dei protestanti e che  mentre si dibatteva per resistere a quella violenza comparisse un prete  a liberarlo e a condurlo con sè. L'indomani raccontò il sogno alla mamma, che cercava tutte le vie per collocarlo al sicuro in qualche istituto.  Una persona le consigliò di ricoverarlo da Don Bosco nell'Oratorio di  Valdocco. Essa vi andò col ragazzo una domenica mattina. Entrò in  chiesa. Or ecco uscire Don Bosco per celebrare. Il fanciullo appena  visto il celebrante gridò: « C'est lui-méme, e'est lui-mème! ». Il piccolo  continuava a gridare e la madre piangeva. Appena Don Bosco, finita  la Messa, ritornò in sacrestia e ripose gli abiti sacri, il fanciullo corse  a lui, dicendogli a mani giunte: « Padre mio, salvatemi ». Don Bosco  accettò senz'altro il piccolo Savoiardo e lo tenne più anni nell'Oratorio.  (M. B., XVII, 71-72). 

 

412 - Franchezza apostolica. 

 

Era venuto a fare visita a Don Bosco un nobile signore francese,  caldo ammiratore del Servo di Dio. Bravo avvocato, ma per la tristizia dei tempi ritiratosi dal maneggio degli affari, non tralasciava di  patrocinare privatamente la buona causa, massime trattandosi di sostenere le scuole Ubere; onde il Santo Padre l'aveva fregiato del titolo di commendatore. Egli dunque parlava con ardore delle sue opere buone e Don Bosco ascoltava con interesse le sue parole, ma poi, fissando amorevolmente lo sguardo su di lui:  — Signore, gli disse, questa religione che tanto onoratamente sostiene, la pratica poi?  L'inaspettata interrogazione sconcertò il nobile interlocutore che  si coperse di rossore e di confusione, ma tosto si riprese e a sua volta  domandò:— Perchè parla così?  — Perchè, rispose Don Bosco, lei mi tratta con tanta familiarità e cortesia, che io crederei di venir meno al mio dovere se non la  contraccambiassi con questi segni di amicizia e di confidenza.  Quegli allora cercò di deviare il discorso, ma Don Bosco incalzava,  tenendo intanto stretta la destra fra le sue mani.  — Perchè mi tiene così stretto?, domandò quegli.  — E perchè lei vuol svincolarsi? Risponda alla mia domanda:  Questa religione che tanto difende, la pratica?  — Ma lei, signor Don Bosco, ha già letto nel mio cuore? A questo  punto Don Bosco sentiva calde sulle sue mani le lacrime dell'avvocato, che tra i singhiozzi gli disse: Glielo confesso, signor Don Bosco,  io non l'ho mai praticata, anzi non credevo neppure alla confessione.  — Ebbene, dica che d'ora in avanti la praticherà e mi prometta  che la prima volta che io abbia ad incontrarla o a Marsiglia o altrove,  mi potrà ristringere la mano e dirmi: Ho mantenuto la promessa.  — Sì, rispose, glielo prometto, anzi aggiungo, appena arrivato a  casa, mi confesserò e subito parteciperò a lei la notizia e questo sarà  fra pochi giorni. Gliene dò la mia parola d'onore... Signor Don Bosco,  se tutti i preti fossero come lei, oh, tutti si arrenderebbero alla religione!  — Se tutti, corresse Don Bosco, si avvicinassero ai preti come  fa ora lei, non vi sarebbe mai nessuno mal contento di noi.  Quegli, disse poi Don Bosco, mantenne la parola.  (M. B., XVII, 161-162). 

 

FRASE BIBLICA. - Vi aspergerò con acqua pura e sarete purificati. 

 

UNA MASSIMA DI DON BOSCO: - Non mai turbar in un’anima la semplicità della sua fede.

 

PREGHIERA DEL MESE. — Venite, Spirito del timor di Dio, e penetrate il mio cuore di un timore salutare affinchè io abbia sempre Voi, mio Dio, innanzi agli occhi e attentamente mi guardi da ogni cosa, che in qualsiasi modo possa offendere la divina Maestà vostra. Così sia. Pater noster... 

 

FIORETTO. — Recita oggi e ogni sera le tre giaculatorie per invocare Gesù, Giuseppe e Maria: "Gesù Giuseppe e Maria, vi dono il cuore e l’anima mia. / Gesù, Giuseppe e Maria, assistetemi nell’ultima agonia. / Gesù, Giuseppe e Maria, spiri in pace con voi l’anima mia. Amen."

 

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