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UN ANNO CON DON BOSCO

24° Agosto

continuo 3/4

 

249) Come si dà prova della carità? 

 

Si dà prova della carità osservando i comandamenti  ed esercitando le opere di misericordia, e se Dio chiama, seguendo i consigli evangelici. 

 

b) Opere di misericordia corporale. 

 

1) Dar da mangiare agli affamati. 

 

434 - Ho fame! 

 

Durante la dimora dell'Oratorio nel prato Filippi accadde che  alla sera di una festa, mentre i giovani erano intenti a ricrearsi, si  presentò alla siepe un giovanetto sui 15 anni. Pareva che bramasse  di varcare il debole riparo, ma non osando, stava contemplando con  un'aria triste e scura. Don Bosco lo vide, gli si avvicinò, gli mosse varie  domande, ma non ottenne alcuna risposta. Tentò nuovamente ponendogli la mano sul capo:  — Che cosa hai, ti senti male?  Incoraggiato, il giovane con voce triste rispose:  — Ho fame!  Subito si corse a provvedere del pane e del necessario per ristorarlo. Dopo, parlando con Don Bosco, disse di trovarsi lontano dalla  famiglia, senza lavoro, perchè licenziato dal padrone, senza casa,  senza pane.  — Dove eri incamminato, quando ti sei presentato qui?  — Ero tentato di andare a rubare... nessuno voleva darmi lavoro,  nessuno voleva porgermi un po' di elemosina, perchè mi dicevano in  età buona per lavorare... ma il Signore mi ha assistito.  Dietro l'invito di Don Bosco, divenne uno dei più assidui frequentatori dell'Oratorio; così trovò una occupazione, e fu salvo dal disonore.  (M. B., II, 376). 

 

435 - Generosità di Mamma Margherita. 

 

Qualcuno dei più piccoli talora, alla sera della domenica, dopo le  funzioni di chiesa, andava in cucina.  — Che vuoi, Piccolino?, chiedeva Margherita.  — Mamma, datemi una pagnotta.  — Ma non hai già mangiata la tua merenda?  — Sì; ma ho ancora tanta fame!  — Poveretto, prendi, e gliela dava; ma non dirlo a nessuno, altrimenti vengono anche gli altri compagni, e poi mi lasciano i pezzi  di pane in mezzo al cortile.  — Mamma, state tranquilla, non lo dico a nessuno.  E correva in cortile con la sua pagnotta in mano. I compagni,  vedendo che mangiava, gli andavano attorno:  — Chi te l'ha dato questo pane?  Il piccolino rispondeva subito con la bocca piena:  — Mamma Margherita.  E gli altri correvano difilato da lei, che non sapeva dire di no.  La domenica seguente lo stesso fanciullo ritornava a chiedere pane.  — Tu, gli diceva Margherita, la settimana scorsa hai raccontato  a tutti che io ti ho dato del pane, e mi hai messa negli imbrogli; perciò  oggi non te ne dò più.  — Ma dovevo io dire una bugia? Mi hanno interrogato e ho dovuto rispondere secondo verità.  — Hai ragione, la bugia non va detta. E senz'altro lo accontentava. Quando nell'Oratorio si era incominciata la classe degli studenti,  qualcuno di costoro, ritornato dalla scuola e avuto il pane per la merenda, andava in camera di Margherita e le diceva:  — Nient'altro?  — E non ti basta?, rispondeva Margherita.  Il giovanetto incominciava a mangiare il suo pane e poi ripeteva:  — Mamma, non posso trangugiarlo.  — E perchè?  — È asciutto!  — Va' là, va' là, ghiottone! e ringrazia la Provvidenza che hai  pan bianco.  — Oh, mamma!, quasi con un gemito ripigliava il furbacchiotto,  fissandola pietosamente in volto: Oh, mamma!  E Margherita finiva con dargli quanto chiedeva.  (M. B., IV, 343). 

 

436 - Prima i poveri. 

 

Un giorno, scrisse Brosio Giuseppe, io e Don Bosco eravamo  nel cortile di un palazzo in via Alfieri per far visita ad un nobile signore. Don Bosco era vestito da festa; un abito ed un mantello molto  vecchio, un cappello che aveva perduto tutto il pelo. Io vidi che i legacci delle sue scarpe erano funicelle tinte con inchiostro.  — Come! gli altri sacerdoti quando vanno in visita si mettono le  fibbie di argento e lei legaccioli di corda!? Questo è troppo! Fa indecorosa figura! Mi attenda, vado a comprarle un cordoncino di lana.  — Aspetta: debbo ancora avere un soldo, farò come tu dici, soggiungeva; ma nell'atto che mi porgeva il soldo una vecchia si avvicinò  domandando la elemosina.  Don Bosco ritirò la mano e donò alla vecchia quel soldo. Volevo  comprar io la fettuccia, ma Don Bosco mi trattenne e non potei fare ciò  che ei chiamava uno spreco di denaro. (M. B., V, 671). 

 

437 - La Banca della Madonna. 

 

Non poche persone, senza famiglia, che col lavoro di tanti anni  erano riuscite ad accumulare un peculio sufficiente per vivere col frutto  delle loro economie, e non si fidavano d'impegnarlo, nè presso i finanzieri, nè in agenzie d'affari, nè in prestiti a privati, presero a chiedere a Don Bosco come avrebbero potuto valorizzare il loro capitale,  ed egli rispondeva: « I poveri siano i vostri depositari, i vostri banchieri, e la Madonna si farà garante del vostro versamento. Portate  i vostri interessi alla Banca della Madonna, e grande sarà il frutto  che ne avrete ». (M. B., X, 321). 

 

438 - La minestra. 

 

Vicino ai Becchi viveva un certo Cecco, il quale, poco amante del  lavoro, si era ridotto in miseria: pativa la fame ed aveva vergogna  di chieder soccorso. Mamma Margherita comprese la sua condizione  e spesso gli portava pane senza farsi vedere neppure da lui. Gli volle  portare anche un po' di minestra e si accordò con Cecco sul modo.  A notte gli portava sulla loggia una pignatta di minestra calda e quindi  si metteva a sgridare uno dei figli, Giuseppe o Giovanni, sicché nessuno  sospettasse che quello fosse il segnale per Cecco che era arrivata la  minestra. (M. B., I, 155). 

 

439 - Un pranzo pagato caro. 

 

In Francia nel 1883 una lauta imbandigione fu allestita da un  signore per Don Bosco. L'occhio del Santo guardava alla splendidezza  degli apparati, alla preziosità delle vivande, e, verso la fine, disse  all'anfitrione:  — Desidererei cavarmi una curiosità.  — Dica, dica, rispose quegli.  — Ma forse la mia domanda sarà troppo indiscreta: vorrei sapere quanto sia costato questo pranzo.  — Se è solamente questo...  Fece chiamare il cuoco e ne lo interrogò. Il cuoco, andato a consultare il libro delle provviste, tornò con la risposta: dalla cucina era  uscita roba per dodicimila e cinquecento franchi.  — 12.500 franchi per onorare il povero Don Bosco! Se i miei giovani sapessero che Don Bosco fa spendere tanto per sè in un pranzo,  resterebbero sbalorditi. Non sarebbe stato meglio, direbbero, se si fossero dati a lui quei denari per provvedere a noi pagnotte?  — Oh, si può fare benissimo l'una e l'altra cosa!, esclamò il suo  interlocutore.  Infatti prima che i commensali si levassero da tavola, un giovanetto si accostò con molta grazia a Don Bosco e, dicendogli un complimento, gli presentò sopra un bel piattino una busta chiusa. Allorché  Don Bosco l'aperse, vi trovò tanti biglietti di banca per il valore di  12.500 franchi. (M. B., XVI, 266-267). 

 

440 - Il pensiero dei figli. 

 

Una volta trovandosi Don Bosco a pranzo, e portatagli la seconda  e la terza pietanza, cessò di mangiare e non volle prendere più nulla.  — Ma Don Bosco, lei non sta bene.  — Sto benissimo, rispose Don Bosco; ma come vogliono che io  mangi tutta questa roba, mentre i miei figli non hanno di che sfamarsi?  Allora uno dei convitati si levò in piedi e disse:  — E giusto, dobbiamo pensare anche ai figli di Don Bosco!, e  passò in giro un piatto dove caddero cento lire, le quali consegnò a Don  Bosco. (M. B., V, 319). 

 

2) Vestire gli ignudi. 

 

441 - Cooperatori generosi. 

 

Nel 1880 a Nizza (Francia) la generosità dei cittadini si dimostrò tanto in privato quanto in pubblico. Al pranzo dato in onore di Don Bosco  parteciparono sedici invitati, i quali più che d'altro godevano della sua  presenza e della sua edificante ed amena conversazione. Verso la fine,  quando il conversare divenne più vivo, un ottimo e facoltoso commensale balzò in piedi ed apostrofò gli altri così: « Signori miei, ammirare le opere di Don Bosco, va bene, ma va anche meglio condividerne  il merito, venendogli in soccorso. Come volete che faccia ad ampliare  la casa per accettare un maggior numero di ragazzi abbandonati, se  non ha soldi? ». Ciò detto, fece girare il piatto, sul quale quattro dei  presenti deposero mille franchi ciascuno, e settecento gli altri tutti  insieme. (M. B., XIV, 432). 

 

442 - Signore che rattoppano... 

 

In una conferenza del 1878 ai cooperatori e alle cooperatrici,  Don Bosco fece risaltare la benefica opera di squisita carità di queste  ultime benefattrici. Si sentiva sempre più il bisogno di aiutare materialmente gli orfanelli dell'Oratorio. Vi erano alcuni, i cui calzoni e  la giubbetta erano a brandelli; altri non potevano mai cambiarsi quell'unico straccio di camicia che avevano indosso; altri erano così luridi  che i padroni non li volevano più nella loro officina. Ebbene, un gruppo  di signore torinesi, anche di famiglie cospicue, noncuranti della ripugnanza di quegli arnesi, li lavavano, li rattoppavano e li consegnavano, odoranti di bucato e di carità cristiana, a quei giovani che venivano con ciò spronati a perseveranza riconoscente. Varie di queste  benemerite signore regalavano altresì biancheria, vesti nuove, denari,  commestibili e quant'altro potevano. (M. B., III, 254-255). 

 

443 - Sono le membra di Gesù Cristo. 

 

Un giorno una persona chiede a Mamma Margherita qualche  oggetto per coprire i poveri colpiti dal colera del 1854. Essa è presa  da vivo dolore per non avere più niente da donare. Poi con felice idea,  prende una tovaglia della mensa dell'altare, un amitto, un camice e  va a chiedere licenza a Don Bosco di poter dare in elemosina quegli  oggetti di chiesa. Don Bosco concede, e Mamma Margherita porge  tutto alla richiedente. Così i sacri lini rivestivano le membra di Gesù  Cristo nella persona dei poverelli. (M. B.,V, 90). 

 

444 - La veste di Don Bosco. 

 

Un giorno capitò da Don Bosco un povero prete, male in arnese, a  chiedere soccorso. Don Bosco, al quale alcuni amici avevano fatto preparare una veste talare da lui indossata una volta sola per provare  se gli andava bene, senz'altro guardò se era adattata al dosso del supplicante e gliene fece dono. (M. B., V, 650). 

 

3) Alloggiare i pellegrini. 

 

445 - Riconoscenza. 

 

Nel 1887 Don Bosco era in viaggio verso Roma. Alla stazione di  Arezzo ebbe un commovente incontro. Il capo stazione, appena lo  vide e lo riconobbe, corse verso di lui, lo abbracciò, poi piangendo  dalla gioia, disse agli astanti: « Io era un ragazzaccio a Torino, per  le strade, senza babbo e senza mamma. Questo santo prete mi accolse,  mi educò, mi istruì in modo che io ho potuto raggiungere il posto che  presentemente occupo, e, dopo Dio, devo a lui solo, se ora mangio un  pane onorato ». Quanti udirono le sue parole rimasero così commossi,  che tutti vollero baciare la mano al Santo. (M. B. XVIII, 311). 

 

446 - Carità mal ripagata. 

 

Una sera di aprile del 1847 Don Bosco, di ritorno da un ammalato, incontrò in via Dora Grossa un crocchio di giovinastri i quali al  suo apparire lanciarono frizzi pungenti contro i preti. Non potendo  evitarli, quasi nulla avesse udito, diede loro la buona sera e chiese  come stessero.  — Poco bene, rispose il più audace, abbiamo sete e siamo senza  quattrini... ci paghi lei una pinta!  — Ben volentieri, rispose Don Bosco, però voglio bere anch'io;  venite con me!  Entrati in un albergo, fece portare due bottiglie, e avendoli così  esilarati, chiese il favore che non bestemmiassero. Promisero, assicurando che si sarebbero morsi la lingua alla prima ricaduta. Allora li  invita all'Oratorio per la domenica e a ritornare tosto a casa; ma udendo  che più di uno non aveva casa, li accompagnò a Valdocco. Recitate  alcune preghiere, e ricevuto un lenzuolo e una coperta, ricevettero  alloggio sul fienile. Ma al mattino seguente Don Bosco invano chiama  quei giovanotti per dire loro una buona parola: all'alba, i bricconi  se l'erano svignata con lenzuola e coperte. (M. B., III, 204-207). 

 

447 - Il padre degli orfani. 

 

Uno dei primi giovani dell'Oratorio racconta: Ho conosciuto Don  Bosco nel 1854 nel convento dei Domenicani, ove ero ricoverato per  cura di un comitato, che raccoglieva i fanciulli rimasti orfani per causa  del colera che imperversava. Don Bosco venne a visitarci, accompagnato dall'economo dell'orfanotrofio. La sua aria sorridente e piena  di bontà lo faceva amare prima ancora di parlargli. Egli ci domandava nome e cognome, se sapevamo il catechismo, se avevamo già  fatta la prima Comunione, e tutti gli rispondevamo con piena confidenza. A me domandò nome e cognome e poi mi disse: « Vuoi venire  con me? Saremo sempre buoni amici finché potremo andare in Paradiso ». La stessa proposta fece anche a un mio compagno. Pochi giorni dopo fummo condotti all'Oratorio. Data la necessità, mi toccò dormire parecchie notti sopra un mucchio di foghe con indosso null'altro  che una piccola coperta. E alla sera quando eravamo a letto Don Bosco e la sua mamma ci aggiustavano i pantaloni e la giubba lacera,  perchè ne avevamo una sola. (M. B., V, 131-132). 

 

448 - Nel canestro dei grissini. 

 

Il Cardinale Giovanni Cagliero scrisse: Ricordo sempre con piacere il momento della mia entrata nell'Oratorio. Don Bosco mi presentò alla buona Mamma Margherita, dicendo:  — Ecco, mamma, un ragazzetto di Castelnuovo, il quale ha ferma volontà di farsi buono e di studiare.  Rispose la mamma:  — Oh, sì: tu non fai altro che cercare ragazzi, mentre sai che manchiamo di posto.  Don Bosco sorridendo soggiunse:  — Oh, qualche cantuccio lo troverete!  — Mettendolo nella tua stanza, rispose la mamma.  — Oh, non è necessario. Questo giovanetto, come vedete, non è  grande e lo metteremo a dormire nel canestro dei grissini e con una  corda lo attaccheremo su, in alto, ad una trave; ed ecco il posto bell'e  trovato alla maniera della gabbia dei canarini.  Rise la madre ed intanto mi cercò un sito, e fu necessario per  quella sera che dormissi con un compagno ai piedi del suo letto.  (M. B., XV, 291). 

 

449 - Mi avete salvato la vita. 

 

Nel 1880 una sera di quell'inverno Don Bosco uscendo dall'Oratorio di San Leone in Marsiglia si era imbattuto per la via deserta in  un giovanottone che a vederlo metteva paura e faceva pena nello  stesso tempo. Gli rivolse la parola:  — Amico, che fai qui?  — Ho fame,... rispose quello, e in così dire, alzando le braccia,  gli cadde ai piedi svenuto.  Don Bosco si sforzò come potè per rialzarlo, e lo trascinò fino alla  porta dell'Oratorio, dove gli si apprestarono le prime cure. Recuperate  le forze:  — Ah, signor Abate, esclamò, voi avete fatto un'opera grande.  Mi avete salvata la vita e preservato da un delitto; la disperazione  mi avrebbe ridotto certamente a commetterlo. Volete tenermi con voi?  La casa era piena, ma gli si acconciò un letto alla meglio. Il giovane poi si fermò all'Oratorio. Pregava, lavorava e dava buon esempio.  « Ecco quello che bisogna fare per tutti, concludeva Don Bosco, per  la società inferma, e farlo per amor di Dio che ha detto: amatevi gli  uni gli altri ». (M. B., XIV, 425). 

 

450 - Ospitando i santi... 

 

Il 30 marzo 1884, viaggiando dalla Navarra a Nizza, Don Bosco  fu impressionato dalle lamentele comuni per l'ostinata siccità che bruciava le campagne. Giunto in un castello dove era atteso, gli fu detto:  — Dica lei una parola al Signore, e il Signore ci manderà la pioggia.  — Sì, sì, disse egli, prego per la pioggia e domani celebrerò la  Messa secondo questa intenzione. Il Signore ha promesso che dove due  o tre si riuniranno assieme per domandare qualche cosa all'Eterno  Padre in nome suo, Egli si troverebbe in mezzo a loro. Noi siamo qui  parecchi uniti a domandare una cosa al Signore, Gesù dunque è in  mezzo a noi.  — Lei dice dunque che pioverà? È poco meno di un anno che non piove più.  — Sì, sì, pioverà: guardiamo solamente di non impedire a Gesù di stare in mezzo a noi.  E partì per un altro castello. Là doveva passare la notte. Il discorso cadde di nuovo sulla pioggia, e di nuovo Don Bosco promise  che sarebbe piovuto. Si andò a dormire. Erano nel primo sonno, quando  un forte rumore li svegliò: la pioggia scrosciava. Piovve tutta la notte  e tutta la mattinata. La signora consegnò a Don Bosco una bella offerta promettendone altre se la campagna fosse andata bene. Un prete  di Lione, che si trovava colà di passaggio esclamò: « Ecco che cosa vuol  dire ospitare i santi! ». (M. B., XVII, 61-62). 

 

4) Visitare gli infermi. 

 

451 - Il colera non vi toccherà. 

 

Scoppiato il colera a Torino nel 1854, così Don Bosco parlò ai suoi  giovani: « Causa della morte è senza dubbio il peccato. Se voi vi metterete tutti in grazia di Dio e non commetterete alcun peccato mortale, io vi assicuro che nessuno di voi sarà tocco dal colera; ma se mai  qualcuno rimanesse ostinato nemico di Dio, e, quel che è peggio, osasse offenderlo gravemente, da quel momento io non potrei più essere  garante nè di lui, nè di qualunque altro della casa ». E concludeva  esprimendo il desiderio che alcuni dei suoi giovani si facessero suoi  compagni nel visitare i colerosi e curarli. Queste parole di Don Bosco  non caddero invano. I giovani dell'Oratorio le raccolsero religiosa  mente e si mostrarono degni figli di un tal padre. Quattordici di essi  gli si presentarono, e gli diedero il proprio nome; e, pochi giorni dopo,  altri trenta ne seguirono l'esempio. Nessuno fu tocco dal terribile contagio. (M. B., V, 84-87). 

 

452 - Mi confessi! 

 

Don Bosco pranzava in casa della contessa Calderari. Assistevano  al pranzo molti nobili signori; quando giunse un servitore che portava  una lettera della marchesa Villarios indirizzata a Don Bosco. Egli  prese quel biglietto e lesse: « Rev. Sig. Don Bosco: Un giovane di 17  anni, appartenente alla cospicua famiglia dei... si trova gravemente  ammalato di etisia, e, secondo il parere dei medici, gli restano solo  più poche ore di vita. Finora non volle saperne di confessione; ma  dice che da un solo prete sarebbe disposto a confessarsi, da Don Bosco.  Protesta che in caso diverso vuol morire senza Sacramenti ».  Don Bosco ripiegò la lettera con tutta tranquillità e continuò il  suo pranzo. Dopo diede udienza a diverse persone. Don Francesia,  impaziente, lo tirava per l'abito dicendogli:  — Ma venga Don Bosco: si tratta di un'anima! Si sbrighi!  Don Bosco gli rispose:  — Non dubitare, lo vedrò!  Alle 7 di sera s'incamminò verso quella casa e fu al letto dell'ammalato. Quel povero giovane aveva tale pallidezza di morte sul volto,  che questo non si distingueva dai capezzali che gli sorreggevano il capo.  I suoi occhi brillavano per il fuoco della febbre. Metteva pietà e, direi,  quasi ribrezzo. Un solo piccolo lumicino rischiarava la stanza. Il giovane, vedendo entrare un prete, indovinò chi fosse e si alzò sul gomito.  — Ah! Don Bosco!, esclamò, e con la mano che gli restava libera  cercò la mano del Santo, gliela strinse, gliela baciò e pianse. Fatto  quindi uno sforzo, gettò le braccia al collo di lui, che si era curvato  per dirgli una parola, ripetendo: Mi confessi, Don Bosco, mi confessi!  Tutti si ritirarono, e, dopo mezz'ora, Don Bosco uscì dalla stanza.  La madre lo aspettava in sala piangendo, e gli disse:  — Grazie, Don Bosco, grazie! È il Signore che l'ha mandato!  Tutta la famiglia lo aveva circondato e volle essere da lui benedetta, dopo d'aver ricevuto la medaglia di Maria Ausiliatrice. Alle  dieci e tre quarti partiva benedetto da quella casa, dicendo:  — Oh l'Angelo di Dio si poserà vicino a quell'infelice, nè si muoverà più che per condurlo al cielo. Infatti poco dopo moriva.  (M. B., VIII, 696-697). 

 

453 - I.'ultima tovaglia. 

 

Durante il colera del 1854, mentre molti giovani dell'Oratorio  prestavano l'opera loro al letto dei colerosi, un giorno uno di questi  infermieri raccontò a Mamma Margherita come un suo malato, colto dal terribile morbo, si dimenava in un misero giaciglio senza lenzuola, e le domandava un qualche lembo per coprirlo. La caritatevole  donna andò tosto in cerca se mai le venisse tra mano qualche oggetto di biancheria, ma non trovò altro più che una tovaglia da tavola.  — Prendi, dice la pietosa madre, ecco l'unico oggetto di biancheria che ancor rimanga; va e ingegnati alla meglio col tuo povero malato. (M. B., V, 89) 

 

FRASE BIBLICA. - I tuoi santi, Signore. dicono la gloria del tuo regno. 

 

UNA MASSIMA DI DON BOSCO: - Al signore piace che si pratichi la carità. 

 

PREGHIERA DEL MESE. — Venite, Spirito del timor di Dio, e penetrate il mio cuore di un timore salutare affinchè io abbia sempre Voi, mio Dio, innanzi agli occhi e attentamente mi guardi da ogni cosa, che in qualsiasi modo possa offendere la divina Maestà vostra. Così sia. Pater noster... 

 

FIORETTO: — Non mormorare mai; non assecondare i mormoratori.

 

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