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UN ANNO CON IL SACRO CUORE

16° Febbraio

VITA DI LAVORO

 

Donde ha cavato costui queste cose? e che sapienza è quella che gli è stata concessa? e quali meraviglie sono per mano di lui operate? Non è costui quel legnaiolo figlio di Maria, fratello di Giacomo, di Giuseppe, di Giuda e di Simone?... E si scandalizzavano di lui (S. Marco, vi, 2). 

 

1° Preludio. Ecco il falegname Gesù, figlio di Giuseppe il falegname, e parente di altri operai. 

 

2° Preludio. Fatemi gustare, Signore, il valore del lavoro e concedetemi di disprezzare l'ozio. 

 

1° PUNTO: Il lavoro è dovere. — Tutti lavorano a Betlemme: san Giuseppe lavora, « Gesù non è il figlio del falegname? » dice il popolo; Gesù lavora: « Donde gli viene questa scienza, dicono i rabbini; non è il falegname? ». Maria lavora: « Gesù è il falegname, figlio di Maria » cioè: è un operaio, figlio di un'operaia. Maria è la donna, forte che considerava il libro dei proverbi: « Ella si procura la lana ed il lino, e lavora con arte... a forti cose stende la mano e le sue dita maneggiano il fuso e la conocchia » (Prov.XXXI, 10). Ma perchè si applicano in lavori manuali questi tre esseri che sono di stirpe reale? Dio ha voluto che fossero d'esempio a tutti, ricchi e poveri; ai ricchi insegnano che la nobiltà di' stirpe non impedisce l'umiltà, la gravità e la purità dei costumi; ai poveri insegnano il coraggio, la virtù, la temperanza, le quali danno una certa prosperità. Il lavoro è dovere di tutti; un nobile dovere che ci fa partecipare all'atto creatore e conservatore di Dio. Fin dai primi tempi del Paradiso terrestre l'uomo era destinato a lavorare, e Dio gli ha elargito a questo scopo facoltà atte a produrre: l'intelligenza, la volontà, le mani sono tutte immagini e somiglianze dell'attività divina. Dio è atto: egli produce, conserva, amministra, e noi nell'ozio non saremmo più figli di Dio, non saremmo più immagini sue. Lavoriamo dunque alacremente ciascuno secondo la nostra vocazione. 

 

2° PUNTO: Il lavoro è la riparazione. — Nel paradiso terrestre il lavoro era facile e caro: in seguito al peccato di Adamo il lavoro divenne lavoro riparatore, fatica, lavoro duro e penoso: «Tu mangerai il pane con il sudore della fronte». Gesù però ha voluto prendere parte con i suoi al lavoro riparatore, e noi vediamo quanto son rudi gli utensili che affaticano ed incalliscono le piccole mani del giovane apprendista; lo vediamo per venticinque anni nascosto fra la polvere di un'officina, curvo da mattina a sera sopra le tavole che egli pialla, sui vomeri degli aratri che egli foggia; lo vediamo battere rudemente con il martello e la scure, tirare violentemente la sega. Ed ha fatto ogni cosa bene!. La fatica del falegname è una delle più dure, specie quando si hanno clienti rozzi e difficili da soddisfare; mortificazioni e rimbrotti da subire; salari troppo magri da ricevere. Pensiamo che allora un operaio prendeva un siclo, circa una lira al giorno. Faber et fabri filius: questo bel lavoro all'aria aperta dava a Gesù il vigore e la bellezza fisica. Somigliava ad Adamo, uscito perfetto dalle mani del Creatore. «Tu mangerai il tuo pane con il sudore della fronte» e, Gesù sudò quotidianamente per fare begli aratri che fendevano la terra, e preparavano il campo per la semina, e la sua ricreazione consisteva nel recarsi a vederli funzionare, poichè quel lavoro gli parlava del gran campo della Chiesa e delle anime, campo da arare, seminare, coltivare. Quale vergogna il non lavorare o lavorare soltanto per divertirsi! Una società in questo stato s'annichila, intristisce, imputridisce, mette a rischio la ricchezza. Per evitare questo pericolo occorrono anime che lavorino il doppio in spirito di riparazione e di espiazione. Gesù lavorava per espiare e aumentava il suo lavoro in riparazione delle pigrizie, delle mollezze, delle sensualità nostre. Gesù, lasciateci baciare la vostra mano incallita dagli strumenti del duro lavoro.

 

3° PUNTO: Il lavoro è salvezza. — L'ozio è tentazione, è peccato: il lavoro è occupazione santa e sana, è servizio di Dio, è compimento della legge. Il lavoro allontana mille tentazioni, ed il demonio non ha influenza sulle anime occupate; non ha niente da suggerire a coloro che lavorano. Lavorare per dovere, lavorare in ispirito di fede, è un atto meritorio che accresce costantemente la grazia in noi. Ogni colpo di scure portava a Gesù un merito, una grazia. Ma per ottenere questo, bisogna che il lavoro venga offerto al principio, e poi sopranaturalizzato per tutta la durata con frequenti sursum corda! ed orazioni giaculatorie. Questo non mancava a Nazareth, ma in casa nostra? Vi è poi anche il lavoro spirituale, il lavoro interiore, la lotta costante contro la natura, il compimento degli esercizi, la regola. L'unione con Dio è come un focolare, in cui bisogna continuamente mettere legna, la legna degli atti interiori di fede, d'amore, d'abbandono; lavoro costante e ammirabilmente fruttuoso. 

 

Risoluzione. — Lavorerò, secondo il mio stato, a compiere le occupazioni quotidiane; lavorerò secondo l'orario, per dovere ed in spirito di riparazione. Lavorerò a regolare la vita interiore, metterò continuamente nel focolare del cuore la legna delle pie aspirazioni verso Dio. Il lavoro era la cura del Cuore di Gesù. 

 

 

FIORETTO: — Oggi fa una visita al Santissimo Sacramento, o recita il Miserere, per compensare Iddio delle offese che riceve.

 

 

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