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UN ANNO CON SAN GIUSEPPE

23° Gennaio

Viaggio della Santa Famiglia in Egitto. Suo arrivo. 

 

Chi è quella piccola comitiva ? Chi sono quei pellegrini fuggiaschi ? Il mondo cieco lo ignora. Vi è un Dio che teme, un Dio che fugge, la Madre sua che teme e fugge con Lui ; il padre, lo sposo che loro assicura la vita ! Essi viaggiano di notte, tenendosi di giorno nascosti per schivare ogni pericolo di inopportuni incontri ; e così fanno finchè sono giunti fuori della Giudea. Poi camminane anche di giorno ! ma ahi! che incominciano a mancare i viveri, e S Giuseppe si va qua e là inoltrando nei cespugli, arrampicando sugli alberi per raccogliere frutti silvestri per nutrire Maria, la Regina del cielo e della terra, e saziare Gesù, il Dio dell'universo, mentre questa Regina e questo Dio, appoggiati ad una qualche pianta od assisi su di un sasso, gemono e piangono sfiniti per la tenerezza e per la fame. Quante volte è costretto a stender la mano ai viandanti, quante volte va mendicando ai casolari un po' di pane, un po' d'alloggio! Nè si vergogna: Egli fa tutto per Gesù e per Maria, e quello che si fa per Gesù e per Maria torna sempre dolce, sempre soave, sempre caro. Arrivano finalmente dopo oltre un mese di faticosissimo viaggio in Egitto ; ma non credetevi che colà giunti fossero per loro finiti gli stenti, le privazioni, o menassero una vita comoda e tranquilla ; tutt'altro. Essi forestieri e di nazione nemica ; Quindi doppiamente sospetti, quindi malvisti e schivati, e Giuseppe ebbe un bell'arrabattarsi prima di poter trovar un alloggio qualsiasi alla sua Sposa, al suo Gesù, prima di poter far pratiche del suo mestiere ed avere lavoro. Egli senza dubbio ebbe a provare ben molti rifiuti, ed a tollerare ben molti ed umilianti disprezzi ! Era povero e sconosciuto e ciò bastava perché venisse rifiutata l'opera sua. Quante umiliazioni, quanti stenti sopportò S. Giuseppe per salvare da morte Gesù. E noi, che cosa abbiamo già fatto, e che cosa facciamo tuttora per risparmiare la morte a Gesù ? Sappiamo per fede che ogni peccato mortale rinnova, insieme con tutti i patimenti, la morte a Gesù, e che cosa abbiamo fatto per schivarlo, e che cosa facciamo ogni qualvolta siamo in procinto di peccare? Ci sottomettiamo noi a disastrose fughe, ci procuriamo disprezzi ed umiliazioni ? sopportiamo privazioni e stenti per non cadere in peccato e risparmiare la morte a Gesù ? o non piuttosto da noi stessi ci mettiamo nelle occasioni, nei pericoli, andando in cerca dei pensieri, affetti, desideri, tratti, facezie, letture, sguardi, mollezze, golosità, esempi peccaminosi ? Pensiamoci seriamente e risolviamo di volere d'ora in avanti, ad imitazione di S. Giuseppe, risparmiare a qualunque costo la morte a Gesù. 

 

PROPOSITO. 

Eviterò a qualunque costo il peccato, e nelle tentazioni dirò : Giuseppe mio, aiutatemi. 

 

ESEMPIO. 
Il quadro di S. Giuseppe. Era in Torino una buona madre di famiglia, carica di numerosa prole ; e come suole avvenire che ove sono molti figliuoli, vi sono di quelli che rallegrano e di quelli che rattristano il cuore materno, così nella casa di quest'infelice madre i due maggiori figliuoli tratti dal capriccio e dominati dalla caparbietà, camminavano a gran passi per la via dell'infamia, e procacciavano alla famiglia il più turpe disonore. I compagni perversi, le letture romanzesche, la nessua riserbatezza nel conversare avevano condotto i due sventurati giovani all' indifferenza e al disprezzo di ogni ammonimento salutare e d'ogni pratica di pietà. Viveva la povera madre nella più alta desolazione. Passando ella un giorno per le vie di Torino si battè a caso in un merciaiolo, che mostrava bellissimi quadri di S. Giuseppe, e li vendeva a discretissimo prezzo. Le viene in pensiero di comperarne uno e di collocarlo nella camera dei due disgraziati figliuoli, affidandoli di cuore a Colui che aveva custodito il Figlio e guardata la più santa delle vergini. Cosa mirabile! Non era ancor trascorsa una settimana, che quelle due pecorelle smarrite restarono colpite dalla grazia divina. Essi con una buona confessione si riconciliarono tosto con Dio, piansero le loro colpe; ed in seguito non furono più il disonore della famiglia, ma un vero modello di esattezza nei propri doveri, di amore e riverenza alla madre, e di sollecitudine per la salvezza dell'anima loro. La consolata genitrice non aveva termini onde ringraziare degnamente S. Giuseppe per tale cambiamento così pronto e perfetto 

 

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