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UN ANNO CON SAN GIUSEPPE

9° Luglio

DIMORA IN NAZARET.

 

I primi raggi della stella di Giacobbe dovevano risplendere sopra Betlemme; e Gerusalemme volgeva i suoi occhi verso quella terra fortunata, dalla quale aspettava il suo liberatore; Dio si servi del ministero visibile di Giuseppe per dar compimento a quest'oracolo; sotto la sua condotta, la sacra Famiglia si fermò a Betlemme quando Maria stava per partorire; il rampollo di Jesse prese radice nella terra dei suoi padri. I tuoi voti saranno esauditi, o giusto Simeone, tu vedrai il consolatore d'Israele, prima che tu chiuda gli occhi alla luce, abbandonerai senza rincrescimento la terra dopo aver goduto della felicità, la cui sola aspettazione formava il sostegno del viver tuo; Giuseppe condurrà il dominatore nel suo tempio, tu lo accoglierai nelle tue braccia; lo splendore della sua gloria ti trasporterà in un'estasi giocondissima per la quale proromperai in quel cantico sublime, monumento imperituro della purità di tua fede e delle vive tue speranze. In tal modo i disegni di Dio si compiono con il ministero visibile di Giuseppe; le meraviglie si spiegano ognidì più sotto ai suoi occhi: già i cieli s'erano aperti per rendere testimonianza alla divinità del Messia; i pastori, degni per la semplicità dei loro costumi di ricevere i suoi primi favori, erano venuti a rendergli i loro omaggi, e un nuovo astro aveva guidato ai suoi piedi le primizie del convertito gentilesimo. Questi grandi avvenimenti riempivano Giuseppe di consolazione; li meditava nel suo cuore; si abbandonava ai trasporti della gioia che prova un padre vivamente commosso della gloria del suo figliuolo, allorchè presagi felici gli fanno concepire grandi speranze sul suo avvenire: Et erat pater eius et mater mirantes (Luc. 11). Ma la tenerezza di questo fedele servo non si limitava a soli sterili sentimenti d'ammirazione; egli rendeva al Dio-Uomo veri servigi; scendeva ai particolari delle sue pene e delle sue necessità; questo tempio che la divinità ricopriva della sua gloria, s'innalzava sotto la sua mano, questa ragione sovrana nascosta sotto la debolezza della umanità si sviluppava in apparenza per le cure di lui, e faceva brillare sotto i veli dell'infanzia i primi raggi di quella infinita sapienza che doveva confondere tutta la prudenza del secolo. Qui la grandezza di san Giuseppe mi opprime con il suo peso; io vedo l' Eterno dipendente da una sua creatura e l'arbitro sovrano dei destini eseguire gli ordini d'un mortale: Et erat subditus illis. Colui che tiene in pugno l' universo, che comanda da padrone alla natura, e che con una parola trasse dal nulla tutte le creature è nutrito per le mani di Giuseppe: il lavoro d'un povero artigiano è l'unico sussidio ai suoi bisogni; o si sottomette egli stesso ad una vita laboriosa. Casa avventurata, ove si vedeva regnare la pace, la semplicità, e che sotto l'oscuro esteriore racchiude tutti i tesori del cielo e tutte le speranze della terra! Quella semplicità di costumi ha più dignità ed elevatezza che tutto il fasto dei nostri usi; e se quelle apparenze sembrano oscure, tali solamente saranno per gli uomini frivoli che non vedono nulla di grande nei doveri, e che riguardano le virtù domestiche come proprie del solo popolino.

 

O mio santo Avvocato, che aveste la bella sorte di portare fra le vostre braccia il Salvatore del mondo, io ricorro a voi con tutta confidenza, e vi prego di gradire l'offerta che vi faccio del mio cuore, affinchè lo presentiate a Gesù, vostro figlio, a cui fin d'ora lo consacro per sempre. Pregatelo di togliere da questo misero cuore tutto ciò che gli spiace, ed accenderlo del santo amor suo, adornarlo di tutte le virtù di cui egli mi diede si luminosi esempi; sinchè io possa venire in cielo a ringraziarlo per tutta l'eternità.

 

FIORETTO. Ad ogni ora salutate San Giuseppe con una breve preghiera.

 

Avignone e Lione liberate dalla peste.
Nei primi anni del secolo decimosettimo la peste faceva grandi stragi nella città di Avignone. Il clero e il magistrato ricorsero a S. Giuseppe obbligandosi con voto a celebrare ogni anno la sua festa solennemente, se egli ne avesse loro ottenuta la liberazione. Appena fatta questa preghiera e questa promessa, non vi furono più vittime ed il crudele morbo cessò totalmente; ma invece si mostrò tosto con tutta fierezza a Lione, in guisa tale che temevasi di veder la città privata in breve di tutta la sua popolazione. Istruiti dall'esempio degli Avignonesi quegli abitanti si raccomandarono a san Giuseppe, e subito furono esaudite le loro preghiere, cessando la peste. In quel tempo incominciò la devozione dei Lionesi verso il glorioso Patriarca, ed il P. Barry, contemporaneo, racconta nel suo libro un numero grande di miracoli ottenuti per mezzo di questo Santo, e ne citiamo qui alcune parole. «Lo scorso anno essendo terribilmente afflitta dal contagio questa città io so che molti abitanti di essa offrivano anelli, in cui era scolpito il nome di san Giuseppe, per essere preservati dalla peste, e Dio benediceva la loro fede e confidenza in modo che niuno di coloro che al Santo fecero tali doni, fu colpito dal morbo fatale.»

 

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