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UN ANNO CON SAN GIUSEPPE

12° Luglio

OBBEDIENZA DI SAN GIUSEPPE.

 

L' Angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe e gli disse: levati, prendi il bambino e sua madre e fuggi in Egitto, e fermati là finchè io ti avviserò. In questo tratto del santo Vangelo, ponderate l' eroismo dell'obbedienza di san Giuseppe. Egli è obbligato a partir di notte, il tempo più inopportuno e disagiato. Gli si ordina di prendere con sè il bambinello e la madre, senz'altro, e di andarsene in un paese barbaro, e in mezzo ad un popolo nemico dei Giudei. Grande ammaestramento per noi ad eseguire prontamente ogni ordine ed ispirazione del Signore, abbandonando gli agi e le comodità della vita, confidando sempre nella bontà dell'amoroso nostro Padre che ci proteggerà sicuramente anche tra i più crudeli nostri nemici, purchè ci abbandoniamo tranquillamente alle disposizioni dell'amabile sua provvidenza. Più: l'Angelo non determina il tempo in cui Giuseppe dovrà dimorare nell'Egitto: per insegnarci che da lui solo dipende l'accorciare o prolungare le nostre sofferenze e i nostri travagli: perchè egli meglio di noi conosce il vero vantaggio delle anime nostre. All'ordine dell'Angelo, Giuseppe svegliatosi prese il bambino e la madre di nottetempo e si ritirò in Egitto. Ammirate qui i quattro gradi che costituiscono il merito dell'obbedienza. 1. Voi vi scorgete un'ammirabile sommissione di giudizio; poichè sebbene potesse proporre all'Angelo qualch'altra via più comoda per salvare Gesù Cristo, pure egli si tacque, senza esporre la minima difficoltà. 2. La seconda perfezione dell'obbedienza fu il fervore onde abbandonò la patria, la casa, i parenti, e s'avviò in una terra incognita, selvaggia, e priva per lui d'ogni necessaria comodità per la vita. 3. La terza perfezione fu una meravigliosa prontezza nell'eseguire subito il comando ricevuto: sveglia la casta sua sposa, abbraccia il bambinello, e fugge segretamente. 4. Infine l'ultima perfezione dell' obbedienza praticata dal glorioso nostro Patriarca è la gioia onde affronta i disagi d'un viaggio penosissimo. 

 

O mio gran Santo, modello di obbedienza perfetta, io mi confondo e mi umilio dinanzi a voi per vedermi da voi così dissomigliante. Deh! per quell' eroismo di virtù onde eseguiste il comando dall'Angelo manifestatovi di fuggire nell'Egitto, impetratemi docilità e prontezza onde possa sempre compiere gli ordini dei miei superiori: sicchè non abbia mai da mettermi in pericolo di andare contro ai voleri divini. Così io meriterò la benedizione del mio Dio che largheggia di grazie con quelli che con semplicità di cuore, con fervore e prontezza mettono in pratica i consigli e gli ordini dei loro superiori.

 

FIORETTO. Siate esatto nell'obbedienza.

 

I ceri in onore di san Giuseppe.
Nel collegio detto del passaggio vicino a S. Sebastiano in Spagna, si distinsero quegli allievi per gli omaggi che specialmente nel mese di marzo del 1831 porsero a san Giuseppe, protettore di quella casa. Durante l'intero mese sei ceri mantenuti dai collegiali arsero continuamente dalla mattina alla sera davanti la statua del Santo Patriarca. Ogni giorno nel tempo del santo sacrificio gli altari furono pieni di lettere e di biglietti in cui ciascuno esponeva al Santo le proprie necessità ed i suoi spirituali desideri; né questa devozione sì viva e si generale fu priva di frutti, ma ne produsse di ben abbondanti per l'eterna salute. Alcuni di quei giovani, che abbisognavano di cambiar vita, si convertirono davvero al terminare del mese. Altri acquistarono maggior energia nel fare il bene, e si videro sensibili progressi nelle virtù proprie della loro età e del loro stato: pochissimi furono quelli che non contentassero i loro superiori e maestri. Nel mese d'aprile si fece, secondo l'uso, la pubblica lettura dei punti buoni o cattivi, meritati da ogni giovinetto sopra le tre cose seguenti progresso, applicazione, condotta. Il risultato di tal manifestazione fu una luminosa prova di quanto sia potente la devozione a san Giuseppe per formare la fanciullezza medesima ai sacrifici che impone la virtù. Fra i cinquanta allievi dei quali era composta l'ultima divisione, cioè quella dei più piccoli, ve ne furono pochissimi dei mediocri, e tutto il resto ottimi. Sedici poi di questi buoni fanciulli ebbero il biglietto di ottimi senza eccezione (Patrignani, lib. II, cap. VIII).

 

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