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UN ANNO CON SAN GIUSEPPE

22° Ottobre

S. Giuseppe, depositario dei disegni di Dio, e cooperante all'effettuazione dei suoi disegni.

 

S. Giuseppe, partecipante al gran consiglio di Dio pregate per noi.

 

I. Il primo gran disegno cui cooperò s. Giuseppe fu la santificazione dell'anima sua. Dio che ci creò senza di noi, non ci giustifica senza di noi; più le grazie e i privilegi sono eminenti più dev'essere attiva, umile, devota la cooperazione della creatura; lo dicemmo, non vi è di che gloriarsi in questo consenso e in questa cooperazione; si deve sempre temere di non aver fatto abbastanza, per esempio s. Giuseppe aveva compresa la necessità del concorso della volontà umana alle opere di Dio. Penetrato da riconoscenza e d’amore per tutti i ricevuti benefici, si sforzò di corrispondervi, e di non lasciare andar perduto nessuno dei doni preziosi che arricchiscono il suo cuore. Noi pure dobbiamo cooperare al gran disegno della santificazione delle anime; Dio ci fece conoscere con innumerevoli grazie e privilegi di voler associarci alla sua felicità e alla sua gloria. A quale punto siamo dunque nella cooperazione da noi dovuta a così grande disegno? Dio ci purificò dalle nostre colpe, ci offre almeno il mezzo di ottenerne il perdono, ci aiuta ad acquistare le virtù, e tra tutte, la carità, la carità che sola può farci somigliare soprannaturalmente a Dio, perchè Dio si rivelò agli uomini, come carità per essenza, Deus charitas est «Dio è carità ». (S. Giovan, IC, 8). Questa divina virtù deve consumare in cielo, negli splendori della gloria, il mistero della nostra divina filiazione. Comprendiamo la grandezza del nostro destino e sforziamoci a raggiungerlo. La grazia di Dio è necessaria, ma reclama imperiosamente il nostro concorso: Gratia Dei mecum, dice s. Paolo. La grazia di Dio con me, (I. Cor. XV, 10) sempre con me; ad un atto eroico corrisponde una grazia attuale d'eroismo che agevola il concorso della volontà.

 

II. S. Giuseppe partecipò ad un altro grande disegno di Dio; ossia dell'ammirabile conoscenza che gli fu data di Gesù e di Maria; Gesù, Verbo incarnato, Maria la più perfetta delle creature, capolavoro delle mani di Dio, ben più pura e più elevata degli angeli. Conoscenza così particolare, così intima, e così profonda non gli fu rivelata che poco a poco; gli angeli, i pastori, i magi, il vecchio Simeone, la voce del popolo, dei sogni, delle illuminazioni interiori, ma più particolarmente ancora una vita di trent'anni, passata in una coabitazione invidiabile al cielo, tutto valse a chiarire sempre più nello spirito di s. Giuseppe i misteri di grazia e di amore attinenti alla persona di Gesù, e alla presenza di Maria. Fortunato s. Giuseppe che così dappresso vedeste colui che a s. Giovanni recava felicità per aver visto con i suoi occhi e toccato con le sue mani, il Verbo incarnato, Figlio unico di Dio, pieno di grazia e di verità. Fortunato s. Giuseppe che foste sposo e per conseguenza confidente, tutore, custode dell'augusta Vergine Maria, madre di Gesù, madre di Dio, addivenuta più tardi, ai piedi della croce, madre di s. Giovanni, che rappresentava tutti gli uomini! Noi non possiamo certo aspirare alla stessa prerogativa e alla stessa ventura, tuttavia chi ci vieta di studiare e di conoscere sempre più l'interno di Gesù e di Maria, il cuore di Gesù e di Maria, cioè a dire, le virtù che hanno praticate, il loro amore per gli uomini e per Iddio, tutta l'intera loro vita, i legami che li univano alla divinità, O misteri d'amore, o segreto di Dio, o abisso di grazia! Noi possediamo il Vangelo spiegato, commentato dalla Chiesa, abbiamo la vita dei santi, riflesso della vita del Salvatore, e degli esempi della sua santa Madre, abbiamo l'Eucaristia, in cui possiamo trovare ogni giorno Nazareth nelle sue più commoventi e meravigliose rimembranze, ah! quanto siamo lieti nelle nostre credenze!

 

III. Il terzo gran mistero, di cui s. Giuseppe fu confidente e cooperatore, è quello di cui parla s. Paolo in questi termini magnifici: «qualche cosa di ben grande senza dubbio è questo mistero di amore, per il quale il Verbo divino si fece vedere nella carne e venne proclamato dalle testimonianze dello Spirito santo e fu manifestato agli angeli, predicato alle nazioni, creduto nel mondo, e ricevuto infine nella gloria (1. Tim. III, 16), L'Incarnazione, sì, l'Incarnazione applicata al riscatto dell'uomo peccatore, alla salute del mondo intero, ecco l'ineffabile mistero, di cui s. Giuseppe ricevette le prime confidenziali relazioni dopo l'augusta Vergine Maria e dovette agevolare il compimento per la sua piena sottomissione agli ordini di Dio, per il suo zelo, e per la sua prudenza. Egli contrasse con Dio dei patti per i quali si connetteva con l'umanità intera, e che lo costituivano responsabile in faccia ad ognuno di noi dell'esistenza stessa del nostro adorabile Salvatore. O benedetto sia Dio, che tutti associò nonostante la nostra indegnità, al gran disegno dell'Incarnazione, nel quale sembra il cielo confondersi con la terra! «Il Verbo si fece carne, e abitò in mezzo a noi, (Giovan, I, 14), noi ripetiamo tre volte al giorno, recitando l' Angelus Domini. Deh! la nostra vita tutta intera proclami ogni istante così belle parole, e così grande e commovente verità la protegga e la difenda contro i sarcasmi dell'empio, il disprezzo degli increduli, l'oblio degli indifferenti e la tiepidezza di tanti rilassati cristiani.

 

PREGHIERA
O s. Giuseppe; il mio spirito è penetrato al presente da questi grandi pensieri, il mio cuore è commosso da queste ineffabili verità, ma mi occorre l'assistenza della grazia per essere fedele alle ricevute ispirazioni, chiedetela per me, e chiedete altresì ch' io fedelmente corrisponda come voi a tutti i disegni di Dio. Così sia.

 

RISOLUZIONI
1. Rinnovare durante la giornata le precedenti riflessioni.
2. Ripetere di quando in quando la invocazione: s. Giuseppe, partecipe del gran consiglio di Dio, pregate per noi.

 

SACRIFICI DA COMPIERE
Spirito: Evitare oggi accuratamente le distrazioni nella preghiera.
Volontà: Preservarsi da ogni affetto al peccato, dalla minima imperfezione.
Sensi: Osservare molto ritegno stando soli quanto se si fosse in una numerosa compagnia.
Recitare un Pater, Ave e Gloria, e tre volte: s. Giuseppe pregate per noi.

 

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