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UN ANNO CON SAN GIUSEPPE

20° Dicembre

Il cuore di s. Giuseppe fu in ogni evento ripieno del gaudio del Signore.

 

Il gaudio è un dono dello Spirito Santo, ed è un effetto soavissimo del divino amore. Esso racchiude in sè due beni, il primo è un perfetto riposo, ed una piena soddisfazione del cuore e dei suoi desideri, poichè avendo trovato ciò che cercava, e possedendo ciò che desiderava, cessa dal moto. Il cuore assorbito dal gaudio è come un sasso che precipitato da un monte va al suo centro, o come gli elementi che pervenuti al suo posto ordinario non vanno soggetti ad agitarsi. Il secondo bene è un certo gusto sperimentale del bene acquistato. Il nostro palato gustando un cibo assai saporoso ne sente piacere per la conformità che si trova tra quell'oggetto e l'organo della gola. Così gli orecchi vengono allettati dall'armonia del suono, gli occhi dilettati dalla varietà dei colori, lo spirito nutrito dalla verità, portata al sommo bene. Ed in questa prova appunto consiste particolarmente il piacere e il gaudio dei nostri sensi e del nostro cuore. Posto un tale principio, diciamo pur francamente che il cuore di s. Giuseppe fu su questa terra sopraffatto dal gaudio del Signore, da una pace di spirito profonda e inalterabile. Non parlo qui di quel gaudio interno soltanto, e di quella tranquillità in cui era immerso riposandosi in Dio con la contemplazione, nè di quella dolce pace che provava e sentiva nel possesso del sommo bene; ma di quella ch'era prodotta dall'adempimento di tutti i suoi desideri. Questo gran santo possedeva per sua buona sorte Gesù e Maria, e non aveva più altro a desiderare. Quindi senza nessuna ripugnanza partì dalla Giudea andando in Egitto; ch'è quanto dire, abbandonò prontamente la sua nazione ove il vero Dio era adorato, per andare in paese d'idolatri: lasciò parenti, amici e concittadini per portarsi ad abitare con forestieri sconosciuto e privo di tutte quelle comodità che poteva sperare nella sua patria: si espose alla mancanza di tutto, ad un lungo ed aspro viaggio che aveva per termine terre nemiche, e l'intraprese senza nulla perdere dell'ordinaria sua tranquillità, nè di quella calma di spirito che prima godeva; egli conduceva il Salvatore dell'universo e la sua madre, e posti in salvo questi due inestimabili tesori, poco si curava del rimanente. Contento in tal modo della sua sorte, uscì più ricco dalla terra promessa che non quando vi entrò il popolo Ebreo, benchè carico delle spoglie Egiziane, perchè Giuseppe portava tutte le ricchezze della Giudea. Negli anni in cui soggiornò nell'Egitto stette sempre tranquillo e contento senza punto annoiarsi, senza desiderare il ritorno nella sua terra natale. Avendo egli portato con sè dalla Giudea quanto aveva di più prezioso e delizioso. Nel suo esilio, non ha desiderio, nè ansietà di ritornare, soggiornandovi con la medesima soddisfazione e diletto con cui soggiornava nella sua casa di Nazaret. Lo Spirito Santo è pronto ad accordare anche al vostro cuore, o anime devote, il dono del gaudio e della pace, se vi occuperete da prima a cercare Dio per mezzo di laboriose meditazioni, dalle quali passerete alla contemplazione, ed in essa riposerete nel sommo bene. Con la meditazione dunque si cerca Dio e si trova, e trovato si ama; nella contemplazione il cuore si riposa in Dio divenuto il suo centro, e in Dio si trova il gaudio e la vera felicità. E posto il cuore in così felice stato, non ha più desideri delle cose terrene; il suo desiderio è Gesù Cristo e Maria sua madre; tutto il rimanente ch'è attorno a lui lo riguarda con occhio d'indifferenza o di disprezzo; e cosi si vive felice in ogni luogo, in ogni tempo, in ogni impiego, in ogni occupazione, in ogni congiuntura prospera o avversa, nelle pene e nei godimenti, nelle privazioni e nei guadagni, nella sanità e nella malattia... E non è questo un saggio della vita beata?

 

Giaculatoria.
O Giuseppe santo, che ardente di carità accoglieste e riscaldaste nel vostro seno il bambino Gesù, pregate per noi.

 

Affetti.
Felicissimo s. Giuseppe, il mio cuore si riempie d'ineffabile consolazione ogni qualvolta penso alla sorte che vi toccò in questa valle di pianto e di dolore di aver fra le braccia l'Infante divino, Lui che è la gioia del paradiso ed il gaudio di tutta quanta la terra. Ditemi, o caro Santo, come stava allora il vostro cuore? Io credo che neanche voi sapeste indicarlo, poichè se il Padre eterno versava torrenti di amore e gioie ineffabili nel vostro cuore, questo doveva andare a fiamme e fuoco di carità. E se il medesimo Padre naturale non cessa di ripetere fin dall'eternilà: Questo è il mio figlio diletto oggetto della mia compiacenza, Voi Padre adottivo avrete certo ripetuto le medesime parole, e nel compiacervi in lui avrete provato estasi e rapimenti di amore ineffabili. O Dio! Se qualche anima santa nel godere della presenza di Gesù e della sua compagnia per mezzo di qualche immaginaria visione soltanto, si è trovata così sopraffatta di amore, e penetrata da tali delizie ch'era costretta ad esclamare: Basta così, o Signore, basta così, che in caso diverso io muoio; che debbo dire di Voi, o beatissimo s. Giuseppe, che vedevate realmente Gesù Cristo giorno e notte, e mentre era Bambino l'avevate così spesso al vostro seno e lo stringevate fra le vostre braccia, imprimendo sul suo volto teneri baci! O Santo glorioso, datemi una scintilla della vostra carità per amare ardentemente il divin Salvatore, giacchè amandolo nel tempo, l'amerò pure nell'eternità.

 

ORAZIONE

A te, o Beato Giuseppe, stretti dalla tribolazione, ricorriamo, e fiduciosi invochiamo il tuo patrocinio, dopo quello della tua santissima sposa. Per, quel sacro vincolo di carità, che ti strinse all'Immacolata Vergine Maria, Madre di Dio, e per l'amore paterno che portasti al fanciullo Gesù, riguarda, te ne preghiamo, con occhio benigno la cara eredità che Gesù Cristo acquistò col suo Sangue, e col tuo potere ed aiuto sovvieni ai nostri bisogni. Proteggi, o provvido custode della divina Famiglia, l'eletta prole di Gesù Cristo: allontana da noi, gli errori e i vizi, che ammorbano il mondo; assistici propizio dal cielo in questa lotta col potere delle tenebre, o nostro fortissimo protettore; e come un tempo salvasti dalla morte la minacciata vita del pargoletto Gesù,così ora difendi la santa Chiesa di Dio dalle ostili insidie e da ogni avversità; e stendi ognora sopra ciascuno di noi il tuo patrocinio, affinché a tuo esempio e mediante il tuo soccorso, possiamo virtuosamente vivere, piamente morire e conseguire l'eterna beatitudine in cielo. Amen. (Leone XIII)

 

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