UN ANNO CON SAN GIUSEPPE

 

11° Settembre

 

GIUSEPPE VIENE RESPINTO.

 

Atto della presenza di Dio ecc. come il primo giorno.

 

Virtù: Rassegnazione.

 

Il P. Cochem e la Emmerich dicono entrambi che i santi coniugi giunsero a Betlemme in un venerdì dopo pranzo: e la Emmerich soggiunge che andarono dapprima a dare i loro nomi all'ufficio dell'Anagrafe, per farsi iscrivere. Siccome Giuseppe era nativo di Betlemme, non dubitò un momento di trovare una buona abitazione per Maria dai parenti. Quando però si annunció, nessuno di loro lo volle alloggiare, scusandosi che avevano le loro case piene di forestieri. Gli osti poi lo licenziarono con poche e anche ruvide parole; e quando Giuseppe, per impietosirli, disse loro che sua moglie era prossima al parto, allora gli chiusero assolutamente le porte. Vedendo quindi che tutti lo scacciavano, e che si faceva notte (come suppone devotamente il P. Cochem), Giuseppe, alzati gli occhi piangenti al cielo, proruppe in queste parole: «pietosissimo Signore! Guarda come mi trovo abbandonato, perfino nella mia patria! Guarda come nessuno mi vuole alloggiare! Oh come devo arrossire di servir così male il tuo Unigenito Figlio, e la sua degnissima Madre, che mi hai affidati! O mio benignissimo Iddio, dimmi dove devo andare? mostrami il sito dove tu vuoi che nasca il tuo divin Figlio!» Maria lo confortò, e lo pregò di calmarsi, che il Signore provvederà. Allora dice la Emmerich, Giuseppe legò l'asino e il bue a un albero, preparò un sedile a Maria con i suoi poveri fardelli, e ingiungendole di starsene lì ad aspettarlo, tornò a cercare di casa in casa ospitalità. I passeggeri vedevano Maria sotto quell'albero, la guardavano, ma nessuno sapeva che il Messia si trovava così vicino a loro. La Madonna era tanto paziente e modesta! Ma quanto dovette aspettare! esclama Anna Caterina Emmerich. Finalmente si accovacciò sulla coperta, con le mani incrociate sul petto, i piedi nascosti, e la testa bassa, come si vedono alcune volte delle povere sulla strada, quando fa freddo. Oh chi avrebbe indovinato che personaggi erano questi due poveri derelitti! Intanto San Giuseppe tornò come un pezzente a cercar di casa in casa, chiedendo almeno una piccola stanzuccia anche poverissima, per alloggiarvi la sposa; ma tutto era invano. Pregò per amor di Dio, promise di pagare il doppio, purchè li prendessero sotto il tetto. Camminò fino a notte inoltrata, ma i Betlemiti avevano il cuore indurito. Considera che virtù: in tanto affanno non adirarsi, non perdere un solo momento nè la pazienza, nè la rassegnazione in Dio! Oh il bello spettacolo per gli Angeli del Cielo, veder un animo così pacato, vero tipo di conformità al volere dell'Altissimo! Finalmente San Giuseppe ritornò da Maria. Era afflitto più che mai. Le disse ch'era inutile cercar più oltre, che già nessuno voleva riceverli. Soggiunse però che c'era una grotta fuori di città, che apparteneva ai pastori, dove venivano a mettere al riparo i loro bestiami, quando ne conducevano al mercato. Quella era aperta per tutti, ma che arrossiva ad offrirgliela, quantunque poteva, alla peggio, servir di riparo per quella notte. Maria si mostrò contenta, e accondiscese a tutto con la solita sua inalterabile placidezza. Osserva, anima devota, che umiliazione sensibile dovette essere per San Giuseppe, e come doveva vergognarsi dinanzi alla sua Sposa SS., di non trovare nella sua patria nemmeno una povera stanzuccia da poterle offrire per il parto, sebbene fosse del più nobile lignaggio di tutta la Giudea e di tutto il mondo. Uno meno santo di lui, sarebbe stato tentato a pentirsi di aver rinunciato a tutto, per seguir Iddio nella povertà; ma non così Giuseppe, che ben conosceva il merito di questa, per apprezzarla nel giusto suo valore, cioè sopra ogni cosa. Paragona quindi questa umiliazione con il tuo desiderio di grandeggiare, che si risente così vivamente, quando nella più piccola cosa ti si nega la dovuta giustizia ed onore, oppure che ti si destina un posto inferiore a quello, a cui ti pare di aver diritto, stentando a rassegnarti alla minima mancanza di stima. E confrontando la tua insignificante personcina con questi due SS. Personaggi, i più alti in dignità che siano mai esistiti, vergognati della tua ridicola superbia, che ti leva la conformità d'animo tanto necessaria per conservare la grazia.

 

MASSIMA. - Sopportare le umiliazioni con rassegnazione consola e risarcisce il Cuore SS. di Gesù.

 

GIACULATORIA. - San Giuseppe maestro sommo di conformità, insegnami ad arrendermi tranquillamente in ogni cosa al volere divino.

 

ORAZIONE. - O umilissimo San Giuseppe, per quante umiliazioni vi volle condurre Iddio ai piedi del Bambinello Gesù! Ed io, che così spesso lo ricevo nella Comunione, vorrò andare a Lui per altra via? Deh! imprimete, o caro Santo, nella mia anima, un basso concetto di me stesso, da rassegnarmi in ogni circostanza a qualunque cattivo trattamento, persuaso sempre di meritar ben peggio per i miei peccati. Datemi un po' della vostra pazienza, e fate ch'io non abbia altro desiderio, se non quello di servir Dio, come a Lui piace ch'io lo serva, indifferente a tutti i modi.

 

FIORETTO. - Qualunque cosa spiacevole ti avvenga oggi, sii ben attento a star saldo nell'umiltà e nella rassegnazione.

 

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CAPPELLINA

 

 

 

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