UN ANNO CON SAN GIUSEPPE

 

29° Settembre

 

ULTIMA MALATTIA DI SAN GIUSEPPE.

 

Atto della presenza di Dio ecc. come il primo giorno.

 

Rappresentati Nazaret.

 

Virtù: Perseveranza finale.

 

Una vita così affaticata, quale fece San Giuseppe, fra angosce, lavoro e viaggi, aveva snervate, più che l'età, le sue forze. Perciò sembrava incomparabilmente più vecchio di Maria. Questa (mentre nelle altre donne presto incomincia a diminuire l'avvenenza) restò fino alla più tarda età, com'era a trentatré anni. Ciò accadde affinchè restasse sempre qual ritratto vivente del suo divino Figliuolo. Solo che Gesù era il più bello fra gli uomini, e Maria il tipo più perfetto della donna. Il corpo di Giuseppe invece, quando Maria aveva compiuto i trentatre anni, era già cadente, e si sarebbe detto più vecchio assai di quello che era. Riccamente dotato da Dio del dono delle lacrime d'amore e compassione, anche queste consumavano il suo corpo già tanto indebolito. Negli ultimi anni della sua vita fu visitato costantemente da infermità ; febbri, dolori di testa e punture al costato. Maria era sempre preoccupata di lui, e lo pregava di riposarsi, e di risparmiare le sue poche forze. Finalmente dovette lasciare del tutto il suo mestiere, e dedicarsi unicamente alla contemplazione dei misteri divini. La forza del suo amore era così veemente, e sempre in aumento, sicchè andava spesso in estasi, cosa che avrebbe disciolta ben presto l'anima dal corpo, se Gesù non lo avesse amorosamente richiamato ai sensi con le proprie carezze. Gesù gli offrì varie volte un letto, ma Giuseppe lo pregò di concedergli la grazia di poter seguitare sino alla fine la penitenza, di dormire seduto, come da tanto tempo vi si era abituato. Gesù però, quando lo vedeva stanco, lo invitava a riposare il capo sulle sue spalle o fra le sue braccia, ciò che il santo infermo accettava con le lacrime agli occhi, e dall'amore non dubito, che ben presto se ne sarà andato nuovamente in estasi. Maria - si rallegrava della purità ed innocenza dell'anima di Giuseppe, come pure della sua celeste rassegnazione e pazienza, ricolmandolo delle più amorose cure, e Gesù tenendosi con lui come il migliore dei figli. Maria filava con una estrema diligenza, tesseva tela di lino, e stoffe di lana, e tutto per poter guadagnare qualche cosa per trattar meglio il suo caro Giuseppe, ed dargli dei cibi più fini. Egli lo gradiva, ma ciò che più lo ristorava era la compagnia di Gesù e di Maria. Essa era tanto penetrata da venerazione per la consumata santità del suo Sposo, che, umile quale era, spesso gli porgeva le pietanze inginocchiata. Maria era così cara con Giuseppe: gli metteva e levava i sandali, e lo serviva in tutto come una serva fedele. Gesù gli dava pure continue prove d'amore con carezze ed abbracci, quasi volesse ricompensarlo di non potere, come i futuri Cristiani, riceverlo nel suo cuore sacramentato, prima di rendere lo spirito. L'assistenza di Giuseppe, portando via molto tempo, alle volte Gesù e Maria non potevano guadagnare con il lavoro il sufficiente per somministrargli il necessario; allora Gesù moltiplicava i viveri che avevano in casa. Prima che Giuseppe arrivasse a servirsi da sè, Maria accorreva, ed eseguiva quello che abbisognava, Mai nessun infermo fu assistito così bene, come il Santo Patriarca. La Madonna pregava spesso Iddio a dare ad essa i dolori che tormentavano il suo Sposo, e ringraziava il Signore per i doni singolari che compartiva a questo uomo così perfetto. Tutto ciò ce lo dice Maria d'Agreda. Per otto anni continui, dolori e malattie esercitarono l'eroica virtù del Santo Patriarca, purificando la sua bell'anima al crogiuolo della pazienza e dell'amor divino; ma nei tre ultimi decaddero le forze sempre più, e Giuseppe era quasi costantemente infermo. Allora Maria lo serviva giorno e notte, e Gesù faceva altrettanto. La SS. Vergine pregò molte volte il suo divin Figlio, a diminuire i dolori dell'ammalato, ed accordargli un po' di calma. Invitava anche gli Angeli a venire in soccorso della natura indebolita del povero vecchio, e fortificarlo. Allora apparivano sotto forme visibili di sovrumana bellezza, lo trattenevano intorno alle perfezioni infinite di Dio, e alle volte per ristorar Giuseppe intonavano le lodi dell'Altissimo. Suonavano con una tale dolcezza, dice il P. Cochem, che se Giuseppe non fosse già stato moribondo, l'avrebbero fatto cadere in deliquio dal gran contento. Cosi pregustava il santo vecchio l'eterno premio delle sue eroiche virtù. Voglio al fine di questo capitolo far menzione dei due sacrifici che avranno aumentata non poco questa ricompensa. Un sacrificio era corporale, l'altro spirituale. 1. Non ostante che da otto anni fosse malaticcio, e da tre anni formalmente ammalato, come ho già detto, non dormì mai in un letto, solo seduto a qualunque modo, e perfino morì in ginocchio. Oh! se abbiamo provato che cos'è un forte mal di testa con febbre, quali San Giuseppe soffrì per tre anni continui, ci sarà facile giudicare l'eroismo della sua virtù. Colui che lo ha patito, mi dica se non solo di notte, ma anche di giorno non si è procurato un buon letto per riposare? Figuriamoci dunque che cosa deve aver sofferto in quegli anni il nostro Santo, e che eroica lotta ha sostenuto in tutta umiltà e modestia, senza farsi mai valere, resistendo sempre a un desiderio così giusto. Se per qualche ragione non hai potuto andare a letto per alcune notti di fila, ahi! che stanchezza avrai provata! E San Giuseppe ebbe certo lo stesso bisogno, e non aveva peccati da espiare come abbiamo noi; eppure per amor di Dio e per il bene delle anime si offrì a soffrire, e non cedette mai, sebbene Gesù in persona glielo esibisse. Oh che costanza, e che prezioso tesoro per la Chiesa che sono i meriti di San Giuseppe! Ora perchè non li offriamo più spesso al Cuore di Gesù per ottenere la grazia di seguirlo in spirito di penitenza? Il secondo sacrificio, che San Giuseppe offrì con la sua morte, fu l'olocausto della sua più accesa carità. Nessun uomo amò al pari di San Giuseppe Gesù e Maria, nè alcun altro fu da loro tanto riamato. Gli altri Santi, quando conoscono che l'ora della morte s'avvicina, si rallegrano nella speranza di veder presto Gesù e Maria. Giuseppe al contrario li doveva lasciare, e andare per alcuni anni in oscura prigione non lontana dall'inferno, dove i Santi Padri aspettavano la loro redenzione. Egli era con Gesù e Maria ; se avesse solo detta una parola, espressa una preghiera, la vita gli sarebbe stata allungata. Mirando le cose all'umana, non si vedeva un motivo che questo sant'uomo, il quale aveva appena 60 anni, dovesse già morire. Ma Giuseppe non sofisticava, nè scrutinava mai nei sapientissimi giudizii di Dio, e in nessun modo avrebbe voluto mettere il minimo impedimento all'esecuzione della benedetta volontà del Signore. Nel suo cuore era fermamente persuaso ch'egli non era più necessario, che poteva andarsene e non farsi mantenere per niente. Oh! che differenza fra una tale umiltà, penitenza e rassegnazione di questo gran santo, e la mia sensualità, volontà propria e presunzione di ciò che mi figuro mi sia dovuto!

 

MASSIMA. - Non stanchiamoci sulla via del cielo, portiamo la Croce dietro a Gesù sino alla morte, perchè solo quelli che perseverano sino alla fine saranno coronati.

 

GIACULATORIA. - Deh! per i meriti di San Giuseppe moribondo concedi anche a me, o Gesù mio, una santa morte.

 

ORAZIONE. - Quanto debbo ringraziarvi, o San Giuseppe benedetto, per le innumerabili grazie con cui sempre mi aiutaste affinchè io ottenga la vita eterna! Da quanti pericoli, che vidi vicini, la vostra mano, o San Giuseppe, mi allontanano. In quante disgrazie conobbi io stesso lo speciale aiuto di Dio per sopportarle! Quanti lumi per mostrarmi la via del cielo, quanti aiuti affinchè mi dessi all'orazione, e distaccassi il mio cuore dalle pericolose ricchezze e vanità! Riconosco, o Santo benedetto, che voi avete pregato molto per me. Siate mille volte benedetto per tanta vostra assistenza; ma continuatemela finché mi abbiate ottenuta la perseveranza finale. Voi siete il protettore dei moribondi; assistete dunque anche me in quel momento, e insieme tutti quelli che moriranno in quest'anno; i cattolici, perchè in quell'ora suprema raccolgano i frutti del dono della fede, e quelli che sono fuori della Chiesa perchè vi rientrino.

 

FIORETTO. - Se puoi senza danno, ritarda di un'ora l'andata al riposo, e veglia pregando per i poveri moribondi.

 

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CAPPELLINA

 

 

 

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