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UN ANNO CON DON BOSCO

31° Luglio

QUARTO PRECETTO 

 

225) Cosa ci ordina il quarto precetto soccorrere alle necessità della Chiesa, contribuendo secondo le leggi o le usanze? 

 

Il quarto precetto soccorrere alle necessità della Chiesa, contribuendo secondo le leggi o le usanze ci ordina di fare le offerte stabilite dall'autorità o dall'uso, per il conveniente esercizio del culto e per l'onesto sostentamento dei ministri di Dio. 

 

307 - Dominio temporale dei Papi. 

 

Tra le opere preclare di Carlomagno si deve annoverare quella di avere restituito al Romano Pontefice il dominio temporale, che era stato quasi tutto invaso da Desiderio, re dei Longobardi. Per dominio temporale dei Papi s'intende lo stato civile che la volontaria sottomissione dei popoli pose sotto il governo dei sommi Pontefici. Nei primi tempi del Cristianesimo coloro che possedevano qualche cosa la portavano ai piedi degli Apostoli, affinchè se ne servissero essi, ne facessero parte ai poveri e provvedessero alla sussistenza dei sacri ministri. Ma, oltre a quanto è necessario per il sostentamento temporale dei suoi ministri, la Chiesa abbisogna di provvedere al bene morale di tutti i cristiani, che sono sparsi per tutto il mondo. Di qui nasce la necessità che la Chiesa abbia un luogo, in cui possa con piena libertà insegnare la verità ed esercitare il suo ministero indipendentemente da qualunque potere civile. Gesù C. perchè annunziava con piena libertà il vangelo fu posto in croce; gli Apostoli che lo bandivano con uguale franchezza, dovettero tutti sostenere il martirio. I Papi anteriori a Costantino morirono tutti per la fede. Perchè ciò? Perchè mancavano di un sito proprio dove poter dire la verità senza dipendere dall'arbitrio altrui. Costantino il Grande, appena conobbe il Cristianesimo, fu tosto persuaso che i Romani Pontefici dovevano essere liberi nell'esercizio dell'apostolico loro ministero; perciò loro somministrò mezzi materiali per vivere, fece dono al Papa del palazzo Laterano e di amplissime possessioni. Questo si conta per il primo possedimento dei Papi. L'imperatore portò poscia il suo trono a Costantinopoli, e Roma cominciò ad essere non più capitale di tutto il Romano impero, ma a poco a poco divenire anche nel suo stato civile proprietà del Papa e della Chiesa. A Roma si aggiunse Ancona, Umana, Pesaro, Fano e Rimini, le quali per essere cinque si chiamarono la Pentapoli. Quando l'imperatore Leone Isaurico, come fu detto, faceva guerra alle sacre immagini, pretendeva che Papa Gregorio II le spezzasse in Roma stessa, sperdesse le reliquie dei martiri e così negasse l'intercessione dei Santi presso Dio. Gregorio risolutamente negò di ubbidire e Leone mandò perfidamente sicari per ucciderlo a tradimento, e spogliare le chiese. Ma il popolo Romano difese la persona del Papa, e con le armi respinse i soldati imperiali. Dopo quel fatto il senato ed il popolo si dichiararono indipendenti da un tiranno eretico e persecutore, e si diedero interamente ai Papi, perchè da loro avessero soccorso e giustizia. Al principio del secolo VIII il dominio temporale dei Papi era pacificamente costituito per volontaria sottomissione dei popoli e per una tacita se non espressa approvazione dei sovrani. Roma coi suoi territori forma lo stato della Chiesa abbastanza piccolo da non divenire mai potentati tremendi come quelli della terra. Pipino e Carlo Martello, re di Francia, fecero dono ai Papi di varie città; e Carlo Magno difese, riconobbe e confermò solennemente quelle donazioni. Riteniamo pertanto che il dominio temporale dei Papi è necessario, affinchè essi possano liberamente esercitare il loro ufficio, quello specialmente di proclamare la verità a tutti gli uomini non esclusi i sovrani, ed agli stessi nemici del Vangelo: e di costringere tutti, anche i principi, ad onorare le leggi di Dio e della Chiesa; e quello ancora di offrire a tutti gli uomini del mondo il mezzo sicuro di ricorrere al Padre universale e venire a trovare, se lo desiderano, il Vicario di Gesù Cristo. Questi possedimenti della Santa Sede non solo appartengono ai sudditi degli stati Romani, ma si possono appellare proprietà dei cattolici di tutto il mondo, i quali, come figli affezionati, in ogni tempo concorsero ed hanno tuttora il dovere di concorrere a conservare e mantenere la libertà e l'indipendenza del loro Padre spirituale, del Capo visibile del Cristianesimo. (Bosco, Storia Eccl.). 

 

308 - Il corredo del chierico Giovanni Bosco. 

 

Giovanni Bosco era sul punto di entrare in Seminario. Don Cinzano fece ricorso ai suoi parrocchiani per vestirlo degli abiti chiericali. Il signor Sartoris provvide la veste talare, d cav. Pescarmona il cappello, il Vicario diede il proprio mantello, altri colletto e berretta, altri calze, una buona donna raccolse denaro per le scarpe. E in seguito la Divina Provvidenza userà tale metodo, e Don Bosco ripeterà: « Io ebbi sempre bisogno di tutti ». (M. B., I, 366-367). 

 

309 - Elemosina. 

 

Nel 1887 Don Bosco raccontò un sogno. Da più anni andava rinnovando le sue insistenze, perchè si scrivesse un libretto sull'impiego che i ricchi debbono fare del denaro. Egli era di manica stretta in questa materia. Agli stessi salesiani pareva troppo ardito il linguaggio da lui tenuto in certi casi a persone facoltose; aveva tutta l'aria di voler scartare le opinioni benigne dei teologi intorno al modo d'intendere il superfluo delle ricchezze. Vedendosi contraddetto in queste sue idee, cessò in ultimo di picchiare sulla necessità di quella pubblicazione; ma il pensiero gli stava fisso in capo nè mai lo abbandonava. Narrò dunque il 4 giugno: « Sognai alcune notti fa di veder la Madonna, che mi rimproverava del mio silenzio sull'obbligo della elemosina. Mi disse che molti sacerdoti andavano alla perdizione, perchè mancavano ai doveri imposti dal sesto e dal settimo comandamento, ma insistette specialmente sul cattivo uso delle ricchezze. Si superfluum daretur orphanis — diceva — maior esset numerus electorum; sed multi venenose conservant. E si lamentava che il sacerdote dal pulpito tema di spiegarsi sul dovere di dare il superfluo ai poveri, e così il ricco accumula l'oro nel suo scrigno ». (M. B., XVIII, 361). 

 

FRASE BIBLICA. — Nella tua grande bontà, rispondimi, o Dio. 

 

UNA MASSIMA DI DON BOSCO. — Vissi tra i poveri ed ebbi pure da frequentare i ricchi. In generale io ho visto che si fa poco elemosina, e che molti signori fanno poco buon uso delle loro ricchezze. Nessuno può immaginarsi come il Signore chiederà stretto conto di quanto ha loro dato, perché si adoperasse a beneficio dei poveri.  

 

PREGHIERA DEL MESE. - Venite, Spirito di pietà, infondete nel mio cuore la vera devozione e il santo amor di Dio, affinchè Lui solo io cerchi in tutte le mie pratiche di pietà, e amandoLo lo conservi. Così sia. Pater noster... 

 

FIORETTO: — Diciamo di cuore; Tutto per te, mio Dio. Fa una buona azione a gloria di Dio.

 

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