UN ANNO
CON DON BOSCO
1° Settembre

257) Che cos'è la fortezza?
La fortezza è la virtù che fa affrontare senza temerità e senza timidezza qualunque difficoltà o pericola»
e anche la morte, per il servizio di Dio e per il bene
del prossimo.
a) Temerità nei pericoli.
533 - Presunzione.
Uno dei migliori giovani dell'Oratorio chiese a Don Bosco di poter
andare a casa in vacanza. Il fine era ottimo: voleva condurre con sè
un fratello all'Oratorio, mentre una sorella l'avrebbe condotta a Mornese dalle suore. Don Bosco lo dissuase. Quegli non volle obbedire e
parti. A casa non solo non pensò più al ritorno, ma conduceva vita
pessima. Un giorno, incontratosi per caso con Don Bosco (non era riuscito a sfuggirgli) dovette persino confessare di non aver fatto Pasqua,
e finì dicendo: — Noi non andiamo d'accordo.
Maledisse poi sempre questo suo incontro con Don Bosco perchè
gli aveva suscitato dei rimorsi. Il Santo concludeva: — Ecco uno dei migliori giovani che andò a casa con l'intenzione
di convertire i suoi... ed ecco come finì. (M. B,. XII, 453-454).
b) Fortezza nelle difficoltà e pericoli.
534 - Santi forti e astuti.
Don Bosco, descrivendo in una predica le astuzie usate da Sant'Atanasio per sfuggire alle insidie dei persecutori, aveva finito con dire:
« Santi di questa sorte vorrei che vi faceste tutti voi. Sì, miei cari,
cercate sul serio di farvi santi, ma di quei santi, che, quando si tratta
di fare il bene non temono la persecuzione, non risparmiano fatiche,
santi astuti che cercano prudentemente tutti i modi per riuscire nel
loro intento ». (M. B., XII, 281).
535 - Il pergolato di rose.
Un giorno dell'anno 1847, dopo aver meditato sul modo di compiere il bene, Don Bosco vide la Regina del Cielo che lo condusse
in un pergolato fiancheggiato e coperto di rose. « Togliti le scarpe »
gli disse. Don Bosco si scalzò e s'incamminò contento sulle rose che
coprivano il suolo. Ma, ahimè! trafitture ai piedi lo fermarono tosto.
Si celavano le spine. « Ci vogliono buone scarpe », disse allora la Regina del Cielo. Don Bosco se le rimise e così calzato
avanzò. Il
pergolato si restringeva, circondato da ogni lato da rami carichi di rose
che nascondevano però le spine. Per le punture ai piedi e alle braccia
provava forti dolori. Coloro invece che l'osservavano dicevano: « Oh
come Don Bosco cammina sempre sulle rose! ». Molti chierici, preti e
laici si erano messi alla sua sequela, ma ai primi dolori delle trafitture
parecchi se ne tornavano indietro. Don Bosco li esortava a continuare
con lui, ma quelli non ne volevano sapere. Finalmente un buon drappello apparve per seguirlo. Percorso il pergolato, Don Bosco si trovò
in un ameno giardino, ove un venticello misterioso guarì tutte le ferite
aperte dalle spine. Ivi coloro che l'avevano seguito, si misero a lavorare intorno alla gioventù. Fu condotto poi in una sala d'un
edificio
antistante al pergolato, in mezzo a rose senza spine. La Madonna gli
spiegò il significato di ciò che aveva visto e provato. La via percorsa
significa la cura della gioventù: bisogna calzare le scarpe della
mortificazione. Le spine rappresentano le simpatie e antipatie umane: le
rose, la carità ardente che deve distinguere Don Bosco e i suoi operai:
le altre spine, gli ostacoli, i dispiaceri. Quindi il sogno svanì.
(M. B., III, 32-36).
536 - Alla prova.
Don Bosco a quelli che domandavano di rimanere con lui soleva
talvolta imporre qualche prova. Nel tempo di una passeggiata Suttil
Gerolamo aveva insistito che Don Bosco lo accogliesse nel numero dei
Salesiani. Don Bosco gli rispondeva: — Ma come potrai tu assuefarti alle mortificazioni, alle
umiliazioni, agli stenti che deve soffrire un salesiano? — Mi metta alla prova.
— Ebbene, io ti prendo in parola, soggiunse Don Bosco.
Da quel momento non gli fece più motto che alludesse a questa
sfida, ma, andato con i giovani a Buttigliera presso una benefattrice
per passarvi la giornata, lo mise alla prova. Una mensa sontuosa era
preparata in una magnifica sala per Don Bosco e per i più notabili
della compagnia. Il giovane Suttil, abilissimo pianista, incominciò a
suonare alcuni pezzi difficili così stupendamente da riscuotere vivi
applausi. Venne intanto l'ora del pranzo. Suttil era solito a sedersi
alla mensa d'onore. Don Bosco lo mandò a chiamare, e: — Ascolta, gli disse: da te che hai giudizio ho bisogno di un piacere. Scendi a basso, assisti i giovani, e tu pranzerai con essi.
Suttil andò e sedette a mensa coi ragazzi. Egli faceva uno sforzo
per apparire tranquillo, ma non potendo più nascondere la melanconia
e la stizza che lo agitava, uscì nel cortile e si mise a passeggiar
soletto.
Finito il pranzo, Don Bosco gli si avvicinò. Dopo alcune interrogazioni
di Don Bosco, quegli, facendo uno sforzo, uscì in queste parole: — Le dico schietto: avermi escluso dalla compagnia dei
soliti
suoi commensali mi ha fatto troppo colpo. — Ah!, esclamò Don Bosco, non mi hai detto di metterti alla
prova?
Quel giovane alzò gli occhi in volto a Don Bosco e mettendosi a
ridere rispose: — Se me lo avesse detto, allora mi sarei posto in guardia e avrei
resistito al colpo. — Bravo! Se tu lo avessi saputo, non era più una prova!
— Ha ragione! E riprese la sua giovialità.
Il giovane non fu accettato nella Congregazione. Andò in Francia
e poi, ritornato dopo molti anni nell'Oratorio, morì in mezzo ai
Salesiani. {M. B., VI, 754-756).
537 - Il Buon Pastore.
Era scoppiato in Torino il colera nell'agosto del 1854. La regione
più afflitta fu quella di Valdocco, dove nella sola Parrocchia di Borgo
Dora furono in un mese 800 i colpiti e 500 i morti. Don Bosco non
pago dei provvedimenti terreni, si appigliò di gran cuore ai provvedimenti celesti. Da persona degna di fede abbiamo saputo che fin
dai primi giorni del pericolo, Don Bosco, prostrato dinanzi all'altare,
fece questa preghiera al Signore: « Mio Dio, percuotete il pastore,
ma risparmiate il tenero gregge ». Poscia rivolgendosi alla Beatissima
Vergine disse: « Maria, Voi siete Madre amorosa e potente: deh! preservatemi questi amati figliuoli; e, qualora il Signore volesse una
vittima tra noi, eccomi pronto a morire quando e come a Lui piace ».
(M. B., V, 82).
FRASE BIBLICA.
— Giusto è il Signore in tutte le sue vie.
UNA MASSIMA DI DON BOSCO.
— Oh che felicità poter ricevere nel nostro cuore il Divino Redentore ! Quel Dio che ci deve dare la fortezza e la costanza necessaria in ogni momento di nostra vita.
PREGHIERA
DEL MESE. — Signor, la libertà tutta vi dono; Ecco le mie potenze, il voler mio; Tutto vi do, che tutto è vostro, o Dio, E nel vostro voler io mi abbandono. Per gradirvi ed amarvi, o mio Signore, Grazia datemi solo e vivo amore. Oh Dio! se voi mi amate, e se io vi amo. Già son ricco abbastanza e più non bramo. (Don Bosco, chiave del paradiso)